La Croazia ci casca di nuovo: festa con coro nazista
Fa discutere il video che vede alcuni calciatori gridare "Za dom spremni", saluto degli ustascia equiparabile al “Sieg Heil” nazista.
Croazia ancora nella bufera. Nelle ultime ore è diventato virale il video dei festeggiamenti della Nazionale di ritorno dal Qatar in cui si possono vedere alcuni giocatori gridare “Za dom spremni“: non solo il titolo e l’inizio di un brano della one man band Thompson, ma anche il saluto utilizzato durante la Seconda guerra mondiale dal movimento nazionalista e clerico-fascista defli ustascia croati, una sorta insomma di “Sieg Heil” balcanico.
This is former @LFC defender Dejan Lovren & @intermilan player Marcelo Brozovic singing ‘Za Dom Spremni’ (For homeland – ready).
It’s a salute used during World War II by the Croatian fascist Ustaše movement. It was the Ustaše equivalent of the Nazi salute “Sieg heil”. https://t.co/tkoz4RjWmJ pic.twitter.com/xzGvh0wQjq
— Smajo Bešo (@SmajoBeso) December 19, 2022
Brozovic e Lovren i protagonisti di questo brutto episodio
Tra i calciatori che appaiono nel video si possono riconoscere il centrocampista dell’Inter Marcelo Brozovic e il difensore dello Zenit San Pietroburgo Dejan Lovren, che accompagnato il motto “Za dom spremni” (“Pronto per la patria”) con un gesto della mano diventato tristemente noto nei Balcani.
Il precedente di Lijepa li si
Dopo la vittoria nei quarti di finale contro il Brasile, i croati avevano celebrato cantando in coro il brano Lijepa li si, che rievoca la pulizia etnica avvenuta durante le guerre jugoslave. Anch’esso un “classico” di Marko Petkovic, frontman dei Thompson e cantante noto per le sue posizioni di estrema destra, dichiaratamente neonaziste.
For Bosniaks, Herceg-Bosna (the term used in song) symbolizes: concentration camps, rapes, torture, slave labour, persecution, killings…
This is so sad @HNS_CFF pic.twitter.com/esElnElONN
— BiHFootball (@BiHFootball) December 12, 2022
La canzone Lijepa li si inneggia alle bellezze dei territori croati: tra questi viene citata anche l’Erzeg-Bosnia, che però non si trova in Croazia. È stata infatti un’entità autonoma dei croati di Bosnia ed Erzegovina, non riconosciuta internazionalmente, ma esistita de facto tra la fine del 1991 e l’inizio del 1994, quando si disciolse in seguito agli accordi di Washington. I leader della Repubblica Croata dell’Erzeg-Bosnia si resero responsabili di efferate operazioni di pulizia etnica nei confronti dei non croati presenti in questo territorio, come accertato dal Tribunale penale internazionale sotto l’egida Onu, che li condannò per crimini contro l’umanità.