Si era parlato nelle scorse ore di disgelo ma così forse non è. La crisi Ucraina continua a tenere banco a livello mondiale e i botta e risposta tra Russia e Nato proseguono. Appena due giorni fa, sembrava che il conflitto si fosse risolto con il ritiro delle truppe di Mosca dal confine con il Paese ucraino. Annunci dello stesso governo Putin, che però non hanno fatto calare il livello di tensione sulla linea del Donbass e ora gli ucraini puntano il dito contro i russi, mentre questi ultimi parlano di continue «provocazioni» nelle ultime 24 ore. In campo scenderà a breve anche Mario Draghi, che dopo il colloquio telefonico avuto con Vladimir Putin lo scorso 1 febbraio, potrebbe raggiungerlo a Mosca già nelle prossime ore.
Mario Draghi: «Obiettivo incontro tra Putin e Zelensky»
L’ha annunciato inizialmente Luigi Di Maio, in visita istituzionale a Kiev, e lo ha confermato lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi: il premier sarà a Mosca «nei prossimi giorni». L’Italia scende attivamente in campo, così come fatto dalla Germania tramite il cancelliere Olaf Scholz nei giorni scorsi. Draghi volerà da Putin e tenterà di sfruttare i buoni rapporti con la Russia per accelerare una de-escalation che appare sempre sul filo del rasoio. «L’obiettivo è ora far sedere al tavolo il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky», ha spiegato Draghi, «l’Italia sta facendo il possibile per sostenere questa direzione».

Ucraina, colpi di mortaio contro un asilo
Nel frattempo la situazione, però, rischia di precipitare. Dall’Ucraina arrivano accuse pesanti ai separatisti, sostenuti dal governo russo. Per il governo di Zelensky avrebbero centrato un asilo sparando colpi di mortaio verso il villaggio di Stanytsia Luhanska nella regione di Lugansk. Secondo il Guardina, non ci sono stati feriti. Ma la tensione cresce e da Nato e UE arrivano continui appelli alla Russia. Proprio Scholz, il cancelliere tedesco che è stato in missione qualche giorno fa per tentare di fare da mediatore, ha ancora una volta sottolineato che non c’è stato «alcun segnale di ritiro russo».
