La tensione in Ucraina resta altissima. Putin sta valutando il riconoscimento dell’indipendenza delle due repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk dove negli ultimi giorni si è tornato a combattere, mentre il Cremlino ha definito «prematura» l’organizzazione di un vertice con Biden. Washington dal canto suo è convinta che Mosca stia preparando un «assalto in larga scala» da sferrare entro poche ore. Proprio oggi 21 febbraio, tra l’altro, ricorre l’anniversario della rivoluzione di Maidan del 2014 quando violente manifestazioni a Kiev portarono alla fuga il presidente Victor Yanukovich. Mosca invece punta il dito contro Kiev: l’Ucraina, secondo Putin, starebbe preparando una nuova azione nel Donbass. «Gli ultimi sviluppi», ha aggiunto il presidente russo, «dimostrano che le autorità ucraine non hanno nessuna intenzione di implementare gli accordi di Minsk».

La Polonia si dice pronta ad accogliere 1 milione di ucraini
Mentre la diplomazia continua a trattare per scongiurare la guerra – giovedì il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, incontrerà a Ginevra il suo omologo statunitense, il segretario di Stato americano Antony Blinken – i Paesi confinanti con l’Ucraina si stanno preparando al possibile arrivo di milioni di sfollati. La prima a muoversi è stata la Polonia. Il Paese ospita già 2 milioni di ucraini, molti dei quali fuggiti a causa della guerra del 2014. Lo scorso 31 gennaio, il viceministro dell’Interno polacco, Maciej Wasik, ha annunciato che Varsavia sarebbe pronta ad accogliere un massimo di un milione di migranti ucraini. Numeri che però, secondo molti osservatori, la Polonia non è assolutamente in grado di gestire. Il Paese infatti può contare su non più di 2 mila posti, distribuiti in 10 centri gestiti dall’Ufficio per gli Stranieri. A questi si aggiungono altri 2.300 posti della Guardia di Frontiera. Ma solo 800 di questi sono attualmente disponibili. «Dire che la Polonia aiuterà un milione di persone a fuggire dalla guerra è semplicemente irresponsabile», aveva messo in chiaro Agnieszka Kosowicz del Fronte polacco per l’Immigrazione. Dello stesso avviso l’ex ambasciatore in Ucraina Jan Piekło che ha espresso le proprie riserve sui numeri snocciolati dal governo ricordando che, comunque, la Polonia «avrà bisogno di aiuto».

Le contraddizioni di Varsavia sui migranti e la barriera al confine bielorusso
Varsavia sta preparando un piano di accoglienza censendo impianti sportivi e ostelli. Il 12 febbraio Krzysztof Kosinski, sindaco di Ciechanów, città della Polonia orientale, aveva chiesto su Twitter di indicare potenziali strutture ricettive e il numero di sfollati da accogliere.
Wojewodowie uruchomili kontakty z burmistrzami/prezydentami miast. Zostaliśmy poproszeni o wskazanie listy obiektów zakwaterowania dla uchodźców, liczby osób możliwych do przyjęcia, kosztów z tym związanych, czasu adaptacji budynków z rekomendacją do 48h #Ukraina
— Krzysztof Kosiński (@kosinskik) February 12, 2022
Le organizzazioni per i diritti umani, ovviamente favorevoli alla solidarietà dimostrata nei confronti dei possibili profughi ucraini, hanno però ricordato il trattamento disumano riservato da Varsavia ai rifugiati che da mesi sono ammassati al confine bielorusso. A fine gennaio la stessa Polonia che ora si dice pronta ad accogliere 1 milione di ucraini, aveva annunciato la costruzione di una barriera lungo il confine con la Bielorussia lunga 200 chilometri, pari a quasi metà della lunghezza totale della frontiera. La recinzione metallica avrà un’altezza di cinque metri e mezzo e sarà equipaggiata con telecamere e rilevatori di movimento. I lavori, dal costo stimato di di 353 milioni di euro, dovrebbero essere completati entro la metà di quest’anno.
L’Ue si aspetta tra 20 mila e 1 milione di arrivi
Ma quanti potrebbero essere gli sfollati ucraini in caso di invasione russa? Secondo il vicepresidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas, «tra 20 mila e più di un milione di rifugiati potrebbero tentare di accedere all’Ue». Inoltre, «attualmente ci sono circa 20 mila cittadini dell’Ue che vivono in Ucraina che avranno bisogno di sostegno in caso di evacuazione». Molti cittadini delle zone orientali del Paese hanno già lasciato casa dirigendosi in Russia, nella regione di Rostov. Si parla di 61 mila civili in fuga dal Donbass dopo l’evacuazione ordinata venerdì dai leader delle autoproclamate repubbliche filo-russe di Lugansk e Donetsk. Numeri confermati all’agenzia Tass dal ministro russo per le Emergenze Alexander Chupriyan. Altri ucraini avevano già lasciato il Paese per trasferirsi in Europa. «Poiché ora è possibile viaggiare senza visto in Europa, chi voleva partire lo ha già fatto», ha dichiarato il ministro delle Finanze ucraino, Serhiy Marchenko. «Stiamo seguendo la situazione con attenzione», ha assicurato Natalia Prokopchuk responsabile comunicazione dell’UNHCR in Europa.

Romania, Slovacchia e Paesi baltici pronti all’accoglienza
Non è solo la Polonia a prepararsi all’arrivo di rifugiati. Il ministro degli interni romeno Lucian Bode ha reso noto che il governo di Bucarest sta valutando quanti campi profughi è possibile mettere in piedi in un tempo relativamente breve. Si parla di 10, 12, 24 ore al massimo. Anche il ministro degli interni slovacco, Roman Mikulec, ha assicurato che il suo governo è pronto a dare una mano. Il premier ungherese Viktor Orban ha evocato lo spettro del conflitto jugoslavo: «Negli Anni 90 decine di migliaia di persone arrivarono dai territori dell’ex Jugoslavia, ma dall’Ucraina ne arriverebbero molti di più, e probabilmente senza alcuna speranza di fare ritorno a casa». Apertura ai profughi ucraini anche da parte dei Paesi baltici. Lituania, Estonia e Lettonia si sono dette disposti ad accettare dei rifugiati, sia con l’allestimento di campi profughi che con altre soluzioni logistiche.