Crisi Ucraina, da Odessa a Marjupol’: la mappa delle città strategiche

Giancarlo Castelli
24/02/2022

Marjupol', Odessa, ma anche Kramatorsk. Quali sono i luoghi chiave in Ucraina messi nel mirino dai russi. E per quali motivi. Capirlo potrebbe aiutare a decifrare l'evoluzione dell'attacco di Mosca.

Crisi Ucraina, da Odessa a Marjupol’: la mappa delle città strategiche

Marjupol’, Odessa, Kramatorsk. Ma anche Berdijansk. Per non parlare dello stretto di Kerch, su cui la Russia, dopo l’annessione della Crimea e di Sevastopol’, ha già bell’e messo il suo ponte, il Kerchenskij most, costruito in tempo record dall’imprenditore amico di Putin, Rothenberg. Parlare ormai di aree del Donbass occupate o in mano all’esercito ucraino appare, nelle ore successive alla dichiarazione di guerra di Vladimir Putin a una parte del territorio dell’Ucraina, superato dagli eventi. Ci sono però alcune città, in particolare quelle vicino alle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk che ancora in queste ore rivestono un’importanza strategica particolare per la loro posizione geografica, utile anche a capire quale mappa “politica” ci si potrebbe trovare di fronte, alla luce degli scontri armati militari in atto, tra qualche giorno, se non tra qualche ora.

Crisi Ucraina, le città di importanza strategica nell’attacco
Il porto di Mariupol’, in una foto scattata ieri (Getty Images)

Ucraina, da Marjupol’ a Odessa quali sono i luoghi chiave 

Non c’è dubbio che la più strategica, come detto più volte nei giorni scorsi da qualsiasi analista politico, sia Marjupol’. Situata nella parte inferiore del Donbass e affacciata sul mar d’Azov in pratica è stata per lungo tempo l’obiettivo primario dei separatisti filo-russi, quasi la chiusura del cerchio per la creazione di un corridoio russo dalla Crimea fino alla regione di Rostov-na-Donu (Rostov sul Don), prima città russa subito oltre il confine ucraino, nota per essere stata in questi giorni al centro delle manovre militari di Mosca. Marjupol’, situata nel distretto di Donetsk ma rimasta in mano al governo di Kiev, nel 2015 fu teatro di una battaglia sanguinaria tra forze militari ucraine e i filo-russi separatisti proprio per il tentativo, da parte di questi ultimi di chiudere quel corridoio (e per il motivo opposto, ovviamente, gli ucraini si impegnarono a morte, riuscendo a strapparla all’ultimo minuto). Odessa ha una storia (legata anche al popolo italiano) il cui racconto richiederebbe un capitolo enciclopedico. Porto sul mar Nero e piena di edifici ottocenteschi, quando conobbe il suo massimo sviluppo, rimanda alla celebre scena della Corazzata Potemkin di Eizenshtejn e perché no? alla fantastica esecuzione dal vivo del brano degli Area, La mela di Odessa, il paese «giallo di grano». Anche lì oggi sono risuonate le bombe stamattina, come a Marjupol’ (dove, secondo testimonianze, l’esercito ucraino ha piazzato i cannoni sui palazzi delle città).

Crisi Ucraina, le città di importanza strategica nell’attacco
Il porto di Odessa in uno scatto del 2014 (Getty Images)

La strage di Dom Profsojuznij a Odessa nel 2014

Il nome della città di Odessa, luogo di vacanza per la nomenklatura sovietica ai tempi dell’Urss al pari della Crimea, è risuonato nel famoso discorso alla nazione fatto da Putin due giorni fa, in previsione dell’imminente attacco: proprio a Odessa infatti, il 2 maggio 2014, mentre la rivolta di Majdan era ancora in corso, fu compiuta la strage tremenda di civili da parte di nazionalisti ucraini e in cui morirono almeno 48 persone. Accadeva presso la Dom Profsojuznij, la Casa del sindacato, dove alcuni manifestanti contrari alla rivolta di Majdan si erano riuniti in presidio (pacifico, va detto) per giorni. Quel 2 maggio un corteo di manifestanti piuttosto determinati, attraversò la città in direzione del presidio e fu una carneficina. «Li staneremo uno ad uno i responsabili di quel massacro», aveva detto l’atro giorno il presidente russo. Slovjansk invece era la terza repubblica autoproclamata, insieme a Donetsk e Lugansk che poi però venne riconquistata dalle forze militari ucraine. Proprio sulla linea di confine di guerra a Slovjansk, mentre era ancora in mano ai ribelli, vennero uccisi da colpi di mortaio sparati il fotografo italiano Andrea Rocchelli e il giornalista russo, Andrej Mironov. Quei colpi, come stabilito da tre sentenze della magistratura italiana, vennero sparati dalla collina Karachun dove si era sistemato l’esercito ucraino.