La guerra in Ucraina miete tante vittime anche sul piano economico internazionale, ma in pochi avrebbero pronosticato, già solo negli ultimi mesi del 2021, che tra esse ci fosse il mercato delle criptovalute. Fino a poco tempo fa, persino in consessi istituzionali importanti, venivano quasi considerate un bene rifugio, un asset di quelli che si gonfiano di prezzo quando prevale il nervosismo e la situazione si fa incerta. E invece la crisi legata al conflitto, gli scenari di stagflazione e la stretta sui tassi stanno affossando Bitcoin e compagni.
Nell’ultimo mese il settore delle criptovalute ha visto andare in fumo 850 miliardi di dollari
I numeri sono eloquenti. Nell’ultimo mese il settore ha visto andare in fumo oltre 850 miliardi di dollari che diventano addirittura 1.700 se torniamo indietro al picco del novembre 2021. Il Bitcoin ha grossomodo dimezzato il valore, ma fa ancora più impressione il crollo della popolare criptovaluta Terra Luna che è stata pressoché azzerata, secondo l’analisi di InvestinGoal, uno dei principali portali italiani e globali per la ricerca e comparazione di broker e piattaforme per il trading online. In pratica Terra Luna è come una moneta a due facce: la stablecoin TerraUSD è connessa alla criptovaluta Luna che ne bilancia il valore. Fino all’8 maggio TerraUSD aveva funzionato bene, mantenendosi vicina a 1 dollaro, ma nei giorni seguenti – malgrado sia definita stablecoin – è sprofondata assieme a Luna, «spazzando via in totale 42,5 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato», calcolano con Tag43.it gli esperti dell’operatore milanese. L’amministratore, Filippo Ucchino, ha poi chiosato: «Purtroppo, stiamo constatando come tanti cripto-investitori, anche in Italia, hanno perso ingenti somme di denaro in questo crollo, convinti che, trattandosi di stablecoin, che dovrebbero essere appunto “stabili” per definizione, i loro capitali fossero al sicuro. Purtroppo, quando si investe su asset rischiosi e non regolamentati, come appunto le criptovalute, il pericolo è sempre dietro l’angolo». «Il tracollo economico globale e il fiasco di TerraUSD dovuto all’inaspettata ignoranza delle persone circa lo spazio crittografico sono la causa principale della svendita di massa di criptovalute», ha spiegato con un certo astio Om Malviya, presidente della piattaforma cripto Tezos India.

L’ostilità della Bce e i problemi di sostenibilità ambientale
Dunque, altro che beni rifugio. Ormai pare chiaro che i cryptoasset sono legati a filo doppio all’equity. Non a caso, mentre negli Usa la Fed promette una stretta anti-inflattiva sempre più forte, con qualcosa come sette rialzi dei tassi nell’anno in corso, le azioni finiscono per non piacere più agli investitori. Morale? Vanno giù e si trascinano dietro anche le valute virtuali che precipitano in modo ancor più fragoroso. Dopotutto a mettercisi di mezzo è stata pure la Bce con la presidente Christine Lagarde che ha sentenziato: «La mia opinione estremamente modesta è che le criptovalute non hanno alcun valore. Si basano sul nulla e non ci sono attività sottostanti che possano fungere da ancora di salvezza». A frasi del genere, naturalmente, va fatta la tara, vista la spinta di Francoforte verso l’introduzione di un euro digitale che avrebbe una regolazione stringente e relegherebbe ancor di più i cryptoasset nella dimensione del rischio altamente speculativo. Tuttavia, in prospettiva c’è anche un problema di sostenibilità ambientale: la moneta unica virtuale, infatti, promette di muoversi su una infrastruttura per le transazioni molto più green rispetto al mining delle cripto, che assorbe quantitativi enormi di energia e ormai è nel mirino degli ecologisti di tutto il mondo.

Per regolamentare le piattaforme e la finanza decentralizzate servono impianti normativi ad hoc
Ok, ma come salvare allora la baracca senza distruggere la filosofia di fondo (la decentralizzazione) delle valute virtuali? Secondo gli esperti che stanno animando il dibattito Crypto Rising, organizzato da Forkast, piattaforma multimediale digitale con sede a Hong Kong, è necessario che «la regolazione delle criptovalute si espanda oltre la giurisdizione di un singolo governo e in questo la blockchain può aiutare». Insomma, per regolamentare le piattaforme e la finanza decentralizzate servono impianti normativi altrettanto decentralizzati. Caroline Malcolm di Chainalysis, una importante piattaforma di servizi blockchain, ha spiegato: «Se semplicemente mettiamo le vecchie regole sopra questo nuovo sistema, creeremo lo stesso tipo di problemi in termini di de-banking per le persone che non hanno accesso ai sistemi finanziari, tagliando l’accesso a cose come le donazioni per l’Ucraina». Il riferimento al Paese invaso dai russi non è casuale, visto che finora Kyiv ha raccolto sostegni e donazioni in criptovalute per 100 milioni di dollari. Intanto, la reazione al difficile momento si estende a livello globale e anche l’Italia si muove. Come Tag43.it è in grado di anticipare, proprio il 24 maggio, a Roma, viene lanciato l’ecosistema Future Value, un progetto nostrano di ambito internazionale che sfrutta la tecnologia blockchain. Parte dell’iniziativa è una web app che esegue l’analisi fondamentale dei principali cryptoasset basandosi su Intelligenza artificiale e si concentra su qualità del progetto, clamore e token. L’ecosistema prevede altri strumenti innovativi quale “Secoin”, la prima soluzione di sicurezza decentralizzata al mondo, GoYield ed ItalyVerse (l’Italia nel Metaverso), nonché una piattaforma Nft per aziende e istituzioni.