Prendendo ispirazione dal libro uscito nel 1985 La prevalenza del cretino, di Fruttero & Lucentini, Tag43 tenta di aggiornare l’insuperabile raccolta con una carrellata di ritratti sull’ottusità contemporanea.
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Non si direbbe, ma nelle aziende pascolano cretini di ogni categoria che trovano il loro ambiente naturale nella burocrazia e nelle spinte modernizzanti che le imprese richiedono. Il manager cretino si rivela spesso nelle riunioni e qui capita il primo inciampo: nei board, nei comitati o da remoto via Zoom il cretino infatti sta sempre zitto, quindi non si capisce se sia uno stratega raffinato oppure l’idiota che tutti sospettano. Resta il fatto incontrovertibile e dimostrato dalla storia e dall’esperienza, che per far carriera nelle aziende conviene osservare il silenzio: il cretino lo sa e, giocando sull’ambiguità di chi non rivela mai il suo pensiero, insinua almeno un dubbio sulla sua capacità di articolarlo. Lui sa che se nei meeting resta muto e sta a guardare gli altri, che si agitano da veri scemi nel trovare soluzioni, potrà alla fine andare a complimentarsi con quello che ha ricevuto l’approvazione del capo, dicendogli che era in tutto e per tutto d’accordo con lui.
Consapevole del detto “chi fa sbaglia”, preferisce non fare per non sbagliare
Se risponde a una mail il cretino mimetizzato sta sempre sul vago, mai che scelga la chiarezza, nemmeno quando gli è richiesto un semplice sì o no. Consapevole del detto “chi fa sbaglia“, lui preferisce non fare per non sbagliare e se le aziende hanno bisogno di manager leggeri, che con metafora automobilistica potrebbero essere classificati tra quelli a trazione integrale, che lanciano l’impresa imprimendole velocità, il cretino silenzioso partecipa a quella spinta propulsiva con un basso coefficiente di attrito, senza mai arrivare al bloccaggio, ma dando invece l’impressione di affaccendarsi attorno al cambio gomme, che è garantito comunque e sempre dai soliti tre meccanici.

Promuovendo le schiappe per far valere la sua superiorità intellettuale
Ma allora: cretino o furbo come una faina? Non si saprà mai, perché la furbizia è l’intelligenza del cretino, gli serve per continuare a galleggiare: resta il fatto che parecchie volte ce lo ritroviamo ai vertici di un’azienda, dove fa danni al massimo per un biennio, prima di essere allontanato, però con faraonica buonuscita. Il cretino al vertice, invece di essere consapevole della sua pochezza e fidarsi di quelli bravi, li manda subito via e si fa il vuoto intorno, promuovendo le schiappe sulle quali può far valere la sua superiorità intellettuale: partono così le cene dei cretini, in un team building non stop organizzato dall’ufficio Risorse umane, vivaio piantumato dove i Fantozzi vengono messi a dimora e fatti crescere con incentivi misurati sulle loro capacità di non fare nulla, però pomposamente chiamati “gain sharing” o “profit sharing“, e costretti a gare di kayak, ad arrampicarsi al palo della cuccagna e a disputare partite di calcetto, per educare con l’umiliazione i manager a non alzare la cresta quando verrà il triste momento di doverli licenziare.

Direttori marketing che si arrendono al giovanilismo di quattro sgallettati
La rivoluzione digitale ha gettato nel marasma le imprese, che hanno cominciato a premiare i cretini purché Under 35 (considerati giovani solo in Italia): negli uffici è serpeggiato il terrore di essere considerati vecchi e si sono visti autorevoli direttori marketing arrendersi al giovanilismo di quattro sgallettati che li convincevano a spostare budget sulla comunicazione 2.0, molto prima che gli influencer intortassero le aziende facendosi astutamente pagare senza offrire in cambio alcun servizio, solo “per essere se stessi”.
Quanti errori orecchiando le ultimissime novità dalla Silicon Valley
Nella corsa a sembrare avanti, orecchiando le ultimissime novità dalla Silicon Valley, i cretini hanno avuto la meglio sperimentando almeno un decennio di sconsideratezze, prima che qualche proprietario di fabbriche di occhiali o di maglioni, da loro considerato obsoleto, si decidesse a riprendere in mano il business, per liberarlo da questa piaga. Fantozzi ha detto tutto sugli impiegati vessati, ma proclamare impavidi verità scomode in azienda, se può provocare lì per lì un applauso liberatorio per le boiate pazzesche che tocca ingoiare, non è mai consigliato.

La grande azienda è popolata da centinaia di persone inutili
La grande azienda infatti è il più delle volte un pachiderma che si muove in automatico, popolata da centinaia di persone inutili, che hanno il compito di creare un muro di gomma agli skillati hard, quelli che saprebbero individuare con chiarezza il problema e proporre la soluzione adeguata ma vengono per questo osteggiati, rallentati, invitati alla calma e all’introspezione, con conseguente sospiro di sollievo quando finalmente, in preda allo sconforto, si dimettono. I cretini infatti hanno sempre le loro piccole vittorie da festeggiare, dormono la notte placidi e senza sonniferi perché niente li turba, si alzano la mattina sorridendo a un nuovo giorno, rimuginando su come mettere i bastoni tra le ruote a qualche intelligente che li disturba con quel dinamismo, quella voglia di fare, quell’energia, mica per altro.