Creato il primo embrione di topo sintetico con il cuore che batte
Sviluppo record in appena 8,5 giorni e l'embrione ha cervello funzionante e cuore che batte
È nato il primo embrione di topo sintetico con organi sviluppati e funzionanti. Ecco chi ha effettuato questa scoperta e quali potrebbero essere i risvolti futuri.
La creazione dell’embrione di topo sintetico
Questa scoperta è incredibile, perché per la prima volta nella storia si è ottenuto un embrione di topo sintetico sviluppato in un tempo record di 8,5 giorni, con cervello e cuore battente. Questi risultati sono il culmine di oltre un decennio di ricerca e potrebbero favorire le capacità dei ricercatori di comprendere e capire perché alcuni embrioni falliscono mentre altri si trasformano in un feto come parte di una gravidanza sana. La ricerca è stata pubblicata sul magazine Nature ed è stata realizzata da Magdalena Zernicka-Goetz con la collaborazione di Gianluca Amadei, dell’Università di Padova, e Charlotte Hanford.
I risultati raggiunti potrebbero essere utilizzati per guidare lo sviluppo di organi umani sintetici per il trapianto. L’embrione ha creato una struttura complessa e differenziata che comprende alcune regioni del cervello, il tubo neurale che dà origine al sistema nervoso, una struttura simile a un cuore in grado di battere e un’altra simile all’intestino.
Gli sviluppi futuri grazie a questa novità scientifica
Il California Institute of Technology (Caltech), riferisce che lo stesso gruppo di ricerca sta sperimentando un modello di embrione umano analogo a quello di topo appena ottenuto. L’obiettivo è riuscire a comprendere passaggi cruciali dello sviluppo embrionale altrimenti impossibili da osservare in embrioni umani reali. Se in futuro la tecnica sperimentata nei topi avrà successo anche con cellule staminali umane, si potranno costruire in laboratorio organi per i trapianti destinati ai pazienti in lista d’attesa.
Magdalena Zernicka-Goetz, che ha realizzato la ricerca, commenta così questa scoperta: «Nel mondo ci sono tante persone che attendono anni per avere un trapianto. Quello rende il nostro lavoro così entusiasmante è che le conoscenze che ne derivano potranno essere utilizzate per coltivare in futuro organi umani sintetici per salvare vite. Coltivare organi aiuterebbe anche a capire meglio come sono fatti e a curarli in modo in modo più efficace».