Nel mondo cresce la preoccupazione per la variante Delta e la mutazione Delta Plus. Se in Italia sono stati rilevati 82 casi in Campania e 15 in Sardegna, dopo che ieri, 22 giugno, l’Ausl di Piacenza aveva accertato 24 contagi della stessa variante tra Piacenza e Cremona, in India, Russia, Stati Uniti e America del Sud la situazione è decisamente allarmante. In Colombia si è registrato un nuovo record di decessi nelle ultime 24 ore con oltre 600 morti e la nazione sta vivendo il momento peggiore dallo scoppio della pandemia. In Brasile non accenna a diminuire la morsa dell’epidemia. Secondo l’ultima stima, sono circa 88mila i contagiati che portano il contatore totale oltre la soglia dei 18 milioni, con 505mila decessi. I casi e il numero dei morti continuano a mostrare un trend al rialzo: in media si registrano 74.490 contagi e 2.003 vite perse su base settimanale.
In India preoccupazione per la variante Delta Plus
Si diffonde rapidamente in India la variante Delta Plus del coronavirus. Segnalata già ad aprile, riporta la BBC, sono stati rilevati 22 casi del nuovo ceppo in sei distretti di tre Stati: Maharashtra, Kerala e Madhya Pradesh. Questa variante, già rilevata negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, si trasmette più facilmente della Delta e aggredisce le cellule dei polmoni.
In Russia sono stati segnalati 546 decessi rispetto ai 440 di lunedì 21 giugno, cifre che portano a più di 130mila il numero dei morti nel Paese. La terza ondata ha preso di mira in particolare la capitale e il suo circondario: l’ultimo bollettino parla di 6.555 nuovi casi e 86 decessi, nuovo triste record per Mosca.
Quanto è diffusa la variante Delta in Europa
In Portogallo e in Gran Bretagna la variante Delta rappresenta rispettivamente il 98% e il 96% dei casi di coronavirus, secondo quanto riportato dal Financial Times. Nettamente più basse, ma non per questo meno preoccupanti, le percentuali negli Statu Uniti (31 per cento), Italia (26 per cento), Belgio (16 per cento), Germania (15 per cento) e Francia (6,9 per cento). I dati si riferiscono al periodo 1° gennaio – 16 giugno 2021.
La Svezia frena sul vaccino agli under16
Le autorità sanitarie svedesi hanno deciso di non procedere alle vaccinazioni dei giovani under 16 mentre in Texas sono stati licenziati 150 dipendenti no vax di un ospedale. Nel Paese scandinavo l’agenzia svedese per la Sanità ha annunciato che saranno vaccinati i giovani di età compresa tra 16 e 17 anni, dopo aver completato, però, la somministrazione a quelli di età pari o superiore a 18 anni. Secondo l’agenzia sanitaria, al momento non sussistono elementi certi che possano far pensare a un equilibrato rapporto rischi-benefici per la vaccinazione dei bambini. L’Agenzia europea per i medicinali ha invece raccomandato di vaccinare contro il Covid 19 a partire dai 12 anni, procedura adottata anche da Paesi extra Ue come Stati Uniti, Israele e Canada.
Stati Uniti, licenziati i dipendenti no vax
Negli Stati Uniti, invece, in un ospedale di Houston, nel Texas, 150 dipendenti sono stati licenziati dopo aver rifiutato di farsi vaccinare. Il tribunale dello stato americano ha bocciato il ricorso di una dipendente che ha cercato di motivare il suo rifiuto alla vaccinazione. Jill Biden, moglie del presidente americano, si è recata in Mississippi per invitare i residenti a vaccinarsi. Nello stato del sud solo il 30 per cento della popolazione ha completato il ciclo di vaccinazione. Jill Biden ha detto che l’amministrazione della Casa Bianca è al loro fianco e che il vaccino è indispensabile per fronteggiare la pandemia anche alla luce delle nuove varianti che già hanno toccato gli Stati Uniti. Insieme all’Alabama e al Tennessee, il Mississippi è tra gli stati con minor copertura vaccinale.
Va meglio in Michigan dove dal primo luglio cesserà lo stato di emergenza. Nello stato della Georgia, dopo più di un anno hanno in attività commerciali e i ristoranti la capienza è tornata a essere del 100%.
L’appello dell’Unhcr: vaccinare gli apolidi
L’Agenzia per i rifugiati lancia l’allarme sugli apolidi, oltre 4 milioni di persone che rischiano di non essere vaccinate. Gran parte dei piani nazionali di immunizzazione, infatti, non sono chiari circa la copertura degli apolidi. La cifra reale sarebbe addirittura più alta, sostengono all’Agenzia, e la mancata individuazione di questi soggetti rappresenta una mina vagante che rischia di inficiare i programmi di prevenzione e cura del Covid 19.