Una richiesta precisa: niente riapertura del Transatlantico il prossimo 8 novembre, così come era stato annunciato dalla Camera. Perché l’emergenza Covid-19 non è finita…almeno a Montecitorio. Con buona pace di chi da mesi vive condizioni lavorative tutt’altro che in sicurezza rispetto alla diffusione del contagio.
La lettera bipartisan al presidente Fico per tenere chiuso il Transatlantico
Con una lettera una cinquantina di deputati, senza distinzione di colore politico, chiedono al presidente della Camera, Roberto Fico, e al collegio dei questori di lavorare in sicurezza. Come? Conservando le postazioni per il voto dei parlamentari, senza riaprire lo storico corridoio “dei passi perduti”. Il Transatlantico, appunto, luogo di incontro di deputati e di intrecci di mille trame politiche. La chiusura era stato determinata dalla necessità di avere un giusto distanziamento, quando però non era nemmeno iniziata la campagna vaccinale. E l’unico strumento per ridurre i rischi era tenere le distanze e indossare la mascherina. Solo che ora, mentre fuori dai Palazzi tutto torna alla quasi normalità grazie alla vaccinazione di massa, ecco che un gruppo di onorevoli chiede di avere un occhio di riguardo. Per non mettere a repentaglio la propria incolumità.
A Montecitorio «non può dirsi scongiurato il pericolo di contagio»
Nel documento, visionato in anteprima da Tag43, i deputati esprimono la «contrarietà al superamento del vincolo numerico per la frequentazione delle aule parlamentari e alla rimozione delle postazioni attualmente presenti in Transatlantico in questa fase». Tradotto: niente riapertura del corridoio posto all’esterno dell’Aula. Il motivo? «Non può dirsi scongiurato il pericolo di contagio né considerarsi conclusa la pandemia». Certo, tutto giusto, perché come scrivono i deputati «lo stato di emergenza è stato prorogato fino al 31 dicembre 2021 ma, anche in vista del periodo invernale, non può non tenersi conto che il virus sia ancora in circolazione e che siamo all’inizio della stagione del virus influenzale». Per questo, insomma, «si chiede di valutare l’opportunità di confermare le attuali modalità circa la frequentazione delle aule parlamentari e i relativi vincoli numerici, consentendo, per i mesi a venire, la permanenza delle postazioni già presenti all’esterno dell’Aula». Il Palazzo di Montecitorio, seppure non sia una catena di montaggio, presenta «evidenti rischi connessi alla struttura, al numero di presenti e, nondimeno, alle lunghe durate di permanenza in loco da parte dei deputati».
Ma il Green Pass a Palazzo non è sufficiente?
In alternativa «si chiede, che, qualora il cambio di modalità comunicato il 27 ottobre 2021 sia confermato, vengano attuate misure efficaci al fine di garantire un sistema di controllo rigido e attento durante lo svolgimento dei lavori parlamentari in Aula, richiedendo un senso di responsabilizzazione da parte dei Presidenti di turno». Certo, c’è chi non ci sta. E un deputato a Tag43 fa notare: «Ma il Green Pass che avete imposto in tutti i luoghi di lavoro non doveva garantire la sicurezza? Perché vi preoccupate? O state ammettendo che non è vero?».