L’obiettivo è convincere la popolazione australiana a prenotare il vaccino. Lo strumento, un filmato con una giovane donna distesa su un lettino d’ospedale e collegata a un ventilatore per la respirazione, giudicato eccessivo. Al termine delle immagini, il video mostra un testo: «Il Covid può colpire chiunque, prenota la tua vaccinazione». A finire nel mirino della critica, spiega la Bbc oltre al filmato, è stata scelta, secondo molti immotivata, di prendere di mira i giovani. Questi ultimi, infatti, avranno diritto alla somministrazione soltanto alla fine dell’anno. A ciò si aggiunge il consiglio delle autorità sanitarie che, per gli under 40, continuano a indicare come più adatto il vaccino Pfizer, invece dell‘Astrazeneca, ad oggi unico disponibile in ingenti quantità.
Covid, il video choc diffuso solo a Sidney
L’annuncio è stato diffuso esclusivamente a Sidney, metropoli in cui dilaga la variante Delta e per questo ragione in lockdown da tre settimane. Gli ultimi bollettini parlano di 112 nuovi casi, per un totale di 700 contagi da quando in città è emerso il nuovo ceppo, a metà giugno. Il video rientra in una più ampia campagna a sostegno della vaccinazione, cominciata la scorsa settimana con il nome di Arm Yourself. Drastico su Twitter il commento del giornalista Hugh Riminton: «È offensivo pubblicare un messaggio del genere, quando gli australiani di quest’età stanno ancora aspettando le vaccinazioni. Perché prendiamo di mira loro e non parliamo della ritrosia espressa dagli over 55 a ricevere il vaccino?».
Completely offensive to run an ad like this when Australians in this age group are still waiting for their bloody vaccinations. https://t.co/4xF5hZAkqp
— Hugh Riminton (@hughriminton) July 11, 2021
Sebbene anche gli operatori sanitari si siano dimostrati contrari alla clip, il governo si ostina a difenderla: «Abbiamo cercato di essere espliciti per far arrivare il messaggio in modo diretto. Incentivare la gente a restare a casa e prenotare test e vaccini», ha spiegato il chief health officer australiano Paul Kelly. «Lo stiamo facendo perché la situazione di Sidney è preoccupante». In effetti proprio nelle ultime ore la città ha registrato il primo morto australiano dell’anno legato all’attuale focolaio, mentre la popolazione che ha ricevuto l’intero ciclo vaccinale corrisponde a meno del dieci per cento sul totale. Tra i motivi, non solo la carenza di dosi Pfizer, ma anche le perplessità circa la sicurezza del vaccino Astrazeneca.