Il 4 maggio 2023 ci sarà la riunione del Comitato di emergenza per il Covid-19 emanata dal direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus per stabilire la fine della pandemia.

La prossima riunione dell’Oms sul Covid
Il 4 maggio 2023 ci sarà la riunione del Comitato di emergenza per il Covid-19 messa in programma dal direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Nell’incontro verrà deciso se la pandemia causa ancora un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. La decisione verrà poi riferita al direttore generale. La prima riunione avvenne tra il 22 e il 23 gennaio 2020. Verso la fine di quel mese si prese la decisione che l’epidemia costituiva un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. «Ha accettato il parere del Comitato e ha dichiarato il Covid-19 come Pheic il 30 gennaio 2020», disse il direttore generale. Tuttavia, da allora il comitato ha continuato a riunirsi ogni 3 mesi per verificare lo stato della pandemia e aggiornare le varie misure di sicurezza.

Le parole dell’epidemiologo Lopalco
«La valutazione che il Comitato di emergenza Covid-19 dell’Organizzazione mondiale della sanità farà il 4 maggio, giovedì, dipenderà dalla situazione mondiale, con particolare riferimento ai dati che provengono dai Paesi con economie in transizione», ha spiegato all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’Università del Salento. Tuttavia precisa che, a suo dire, «non cambierà molto per quello che faremo noi in Italia nei prossimi mesi». Il direttore generale dell’Oms si sente fiducioso, ma anche lui precisa che «questo virus è qui per restare e tutti i Paesi dovranno imparare a gestirlo insieme ad altre malattie infettive». Invece in questi giorni il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha rassicurato sul trend positivo dei dati del Covid, rassicurando anche la diminuzione della pressione sugli ospedali. «Ci avviamo verso l’estate e guardiamo al prossimo autunno con ottimismo, fiduciosi che l’Oms a breve dichiari la fine della pandemia», ha detto dall’istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma.