Covid, Pregliasco pensa già alla quinta dose: «Bisogna pianificare i richiami»
Nell'analizzare le direttive sul nuovo vaccino bivalente, il virologo dell'Università Statale di Milano guarda al futuro e ipotizza un altro booster dopo 4 o 6 mesi dalla quarta dose.
Il virologo Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene all’Università Statale di Milano, non ha dubbi: bisogna già pensare al richiamo per chi ha fatto la quarta dose. Un’ipotesi tutt’altro che lontana, secondo il medico, che all’Adnkronos ha commentato la circolare ministeriale in cui sono inserite le direttive per il nuovo vaccino bivalente, che combatte la forma originale del Covid e la variante Omicron. «Per adesso i vaccini anti-Covid aggiornati dovranno farli le persone che non hanno ancora ricevuto la terza o la quarta dose. Ma in prospettiva anche per chi, come me, ha fatto il secondo booster quest’estate sarà necessario un richiamo nel prossimo futuro», dichiara il virologo, aprendo il dibattito.

Pregliasco: «Quinta dose dopo 4-6 mesi»
Pregliasco invita il ministero della Salute a programmare già in linea almeno teorica la vaccinazione, partendo dall’esempio americano. «Rispetto a una quinta dose», dichiara, «negli Usa i Cdc di Atlanta hanno già dato indicazioni per farla addirittura dopo almeno 2 mesi dalla quarta, anche se c’erano pareri discordanti nel comitato di esperti. Sappiamo infatti che dosi vaccinali troppo ravvicinate non è che fanno male, ma non massimizzano la risposta immunitaria al richiamo. Perciò ritengo che per chi ha già fatto la quarta dose bisognerà capire cosa fare a 4-6 mesi. Si tratterà anche di vedere la disponibilità di vaccini ma io credo che, nell’ottica di una convivenza con il virus che rimarrà con noi, sarebbe bene dare la raccomandazione più estesa possibile per allungare i tempi di copertura e arrivare all’obiettivo di una vaccinazione annuale Covid-influenza».
Per Pregliasco «la comunicazione sui vaccini è come quella sui telefonini»
Il virologo dell’Università Statale di Milano poi critica la campagna di comunicazione sui vaccini. «Purtroppo è stata un po’ come quella che si fa sui telefonini, per i quali già 6 mesi prima si dice che uscirà il nuovo modello e quindi fino al lancio nessuno compra niente in attesa del dispositivo più performante», ha spiegato. «Comunicare così è stato un grosso errore, che ha compromesso l’adesione alla campagna per le quarte dosi: l’hanno fatta solo il 30% degli ultra 80enni, il 13% degli ultra 70enni e il 7% degli ultra 60enni, e questo è un male perché si sa che a distanza di tempo la protezione sia della guarigione dalla malattia sia e ancor più della vaccinazione va a ridursi, anche alla luce della circolazione di nuove varianti».
