Nelle ultime settimane il Covid ha allentato la propria morsa sull’Italia. Si sono registrati nei bollettini quotidiani (qui quello di ieri) e nei report settimanali bruschi cali di contagi e ricoveri, che lasciano ben sperare in vista di una definitiva uscita dalla pandemia. Ciò che sembra non volersi abbassare è invece il numero di decessi. Alti, troppo, i morti che ogni giorno sono contati da ministero della Salute e Protezione Civile. Proprio su questo argomento si sono espressi quattro dei virologi più conosciuti in Italia: Massimo Galli, Fabrizio Pregliasco, Andrea Crisanti e Maria Rita Gismondo.
Massimo Galli chiede «un realismo che impari le lezioni»
Intervenuto ad Agorà, l’infettivologo Massimo Galli, responsabile del reparto del Sacco di Milano, ha chiesto «una spiegazione chiara». Il riferimento del professore è a quanti decessi siano ascrivibili alla variante Omicron, perché «questo ci permetterebbe di capire come dovremmo regolarci nei confronti della variante, che per molti versi è responsabile di una percentuale minore di casi gravi». Galli ha parlato di remissione ma che «non dobbiamo trovarci nuovamente in difficoltà in autunno. Non sono pessimista, vorrei un realismo che impari le lezioni. Non dobbiamo buttare via la fatica fatta sinora».

Fabrizio Pregliasco: «Vengono a mancare anche i pazienti ricoverati nei reparti»
Il virologo Fabrizio Pregliasco si focalizza soprattutto sul conteggio in un’intervista all’Adnkronos, una differenza di cui ha parlato anche la Fiaso nel suo report settimanale. Per il docente della Statale di Milano è intanto importante sottolineare che «Anche i pazienti che sono ricoverati nei reparti ordinari in ospedale purtroppo li vediamo al mattino che stanno bene e poi invece magari vengono a mancare. Pochi per fortuna, ma succede». Poi la differenza tra chi muore per Covid o con Covid: «Il 60 per cento dei positivi nei reparti ordinari muore per Covid, il 40 con Covid. In terapia intensiva è il 23 per cento ad essere con Covid, quindi sono molti di più lì a causa del virus».
Andrea Crisanti: «Decessi legati a persone molto anziane»
Ha provato a dare una risposta anche il virologo Andrea Crisanti, intervenuto a L’Aria Che Tira. Prima ha spiegato che il vaccino è uno strumento indispensabile. Poi, ha parlato della terapia intensiva e delle vittime: «La maggior parte dei ricoverati in terapia intensiva, circa il 72%, sono non vaccinati. I decessi sono legati soprattutto a persone molto anziane, che sono affette da diverse patologie. Cosa sta accadendo? Guardiamo l’Inghilterra, che è sempre un po’ in anticipo rispetto a noi. Lì da circa 15 giorni i casi non sono più in diminuzione, è stato raggiunto un equilibrio tra la capacità del virus di trasmettere e le misure per bloccarlo. In Inghilterra si oscilla tra i 45mila e i 60mila casi al giorno, in Italia ci fermeremo ad un numero più basso. Potenzialmente potremo però trasferire l’infezione a persone di 80-85 anni che, se infettate, rischiano molto».
Maria Rita Gismondo: «I morti caleranno quando impareremo a contarli»
Infine, è una questione di conteggio anche per Maria Rita Gismondo. La microbiologa è stata ascoltata da Adnkronos e ha detto chiaramente che «i morti caleranno quando impareremo a contarli». L’esperta sottolinea ancora una volta di non inserire nel bilancio delle vittime i pazienti che muoiono con il Covid, ma a causa di altre patologie. «La diffusione endemica attuale», spiega parlando del virus, «anche asintomatica, poterà a ricoverati per altre patologie e a deceduti che essendo risultati positivi verranno conteggiati come morti Covid». Un problema, quello delle modalità di conteggio, evidenziato già più volte anche da altri virologi in Italia.
