Una nuova variante del coronavirus è stata isolata in Francia. L’Istituto universitario del Mediterraneo di Marsiglia ha annunciato, infatti, di aver isolato una nuova variante del Covid-19 e pertanto di aver avviato una sorveglianza epidemiologica per poterla classificare con precisione.
Coronavirus, dove è stata isolata la nuova variante
La nuova variante è stata riscontrata in pazienti risultati positivi, tutti residenti a Forcalquier, città della regione Alpi Alta Provenza, a una centinaio di chilometri da Marsiglia.
Il centro specializzato in infettivologia, diretto dal mediatico e controverso professore Didier Raoult, ha denominato la variante con l’acronimo del centro stesso – IHU – e l’ha condivisa sulla rete scientifica Gisaid con il codice B.1.640.2.
Nel sottolineare che la mutazione di un virus è un processo naturale nel corso del tempo per assicurare la propria sopravvivenza, i media francesi hanno riferito che ora la posta in gioco è stabilire in quale categoria la variante IHU andrà inserita. Al momento ci sono due varianti preoccupanti – Delta e Omicron – quelle di interesse, come Lambda e Mu – e altre sotto sorveglianza, quali la bretone, scoperta lo scorso marzo.
Coronavirus, le mutazioni sono naturali
Quando un virus si replica o crea copie di se stesso a volte cambia leggermente. Questi cambiamenti sono chiamati “mutazioni”. Un virus con una o più nuove mutazioni viene indicato come una “variante” del virus originale.

Finora sono state identificate in tutto il mondo centinaia di varianti di questo virus. L’OMS e la sua rete internazionale di esperti monitorano costantemente le modifiche in modo che, se vengono identificate mutazioni significative, l’OMS può segnalare ai Paesi eventuali interventi da mettere in atto per prevenire la diffusione di quella variante.
Quali sono le varianti più pericolose
Tra le varianti identificate quelle ritenute pericolose sono queste: la variante Alfa (Variante VOC 202012/01, nota anche come B.1.1.7) identificata per la prima volta nel Regno Unito.
Questa variante ha dimostrato di avere una maggiore trasmissibilità rispetto alle varianti circolanti in precedenza. La maggiore trasmissibilità di questa variante si traduce in un maggior numero assoluto di infezioni, determinando, così, anche un aumento del numero di casi gravi.
Variante Beta (Variante 501Y.V2, nota anche come B.1.351) identificata in Sud Africa. Dati preliminari indicano che, nonostante non sembri caratterizzata da una maggiore trasmissibilità, questa variante potrebbe indurre un parziale effetto di “immune escape” nei confronti di alcuni anticorpi monoclonali.
C’è poi la variante Gamma (Variante P.1) con origine in Brasile. Gli studi hanno dimostrato una potenziale maggiore trasmissibilità e un possibile rischio di reinfezione. Non sono disponibili evidenze sulla maggiore gravità della malattia. In seguito è stata isolata la variante Delta (Variante VUI-21APR-01, nota anche come B.1.617) rilevata per la prima volta in India. Ed infine la variante Omicron (Variante B.1.1.529) rilevata per la prima volta in Sud Africa il 24 novembre 2021.
La variante presenta un numero elevato di mutazioni del gene S rispetto al virus originale, per cui si teme che possa portare a un cambiamento significativo delle proprietà antigeniche del virus, anche se finora non ci sono prove di modificazioni nella trasmissibilità, nella gravità dell’infezione, o nella potenziale evasione della risposta immunitaria.