Il Covid continua a correre in Italia e con esso anche Omicron. In tutta il Paese sono state riscontrate 11 sequenze della variante sudafricana, come ha confermato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e portavoce del Cts, Silvio Brusaferro. In audizione alla Commissione affari costituzionali del Senato, infatti, quest’ultimo ha dichiarato che «Attualmente in Italia ci sono 11 sequenze di variante Omicron, altre che devono essere ancora confermate. I casi confermati riguardano persone transitate attraverso il Sudafrica, o in contatto stretto con persone provenienti dal quel paese».
Covid, Omicron in Italia: 11 casi in 4 regioni più Bolzano
Gli 11 casi in questione riguardano 4 regioni. La variante Omicron, una delle più contagiose del Covid e l’ultima “scoperta” al mondo, si trova attualmente in Campania, Calabria, Sardegna e Veneto. A loro si aggiunge la provincia autonoma di Bolzano. Il presidente dell’Iss ha parlato di un aumento di persone che, in prospettiva, rischiano di finire in ospedale. Questa crescita sarà registrata a causa delle vacanze natalizie. Cenoni, feste, assembramenti a causa dello shopping, rischiano secondo Brusaferro di far degenerare la situazione.
Covid, Brusaferro sui vaccini: «Non sono strumenti sperimentali»
«6 milioni e mezzo di persone sopra i 12 anni di età non hanno cominciato il ciclo vaccinale», continua il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Un problema serio, soprattutto perché «molte di queste sono in fascia lavorativa, fra i 30 e i 60 anni. Le coperture più basse si registrano in particolare fra i 30 e i 49 anni, la fascia d’età caratterizzata da una maggior circolazione del virus». Un 10 per cento della popolazione che così «favorisce la circolazione virale». Il dato positivo, invece, riguarda gli over 80 e la terza dose, con il richiamo fatto già dal 57 per cento delle fascia in questione. «Secondo i dati più recenti, grazie alla copertura vaccinale a partire dalla primavera scorsa si sono potuti evitare 445 mila casi, 79 mila ricoveri e 9.800 ammissioni in terapia intensiva, oltre a 22mila decessi». Brusaferro, inoltre, sottolinea che i vaccini di oggi «non sono strumenti sperimentali, hanno superato il vaglio delle valutazioni previste e dunque vengono resi disponibili per la popolazione».