Il 2022 si è chiuso con il timore per le notizie che arrivano dalla Cina, con un costante rialzo di positivi e morti per Covid. Il 2023, in Italia, si apre con la notizia dei risultati dei tamponi processati a Malpensa, effettuati sui tanti passeggeri sbarcati da Pechino. Nonostante l’alto numero di positivi riscontrati, c’è una buona notizia: l’assenza della variante Gryphon, la più temuta, riscontrata sia in Cina sia negli Usa. Si tratta di una ricombinazione di Omicron con una caratteristica principale, la sua immunoevasività. Tanto da aver invaso il Paese cinese, ricaduto nel turbine della pandemia a tre anni dalla diffusione del virus.

I sequenziamenti: ci sono BA.5.2 e BQ.1.1
Se l’assenza di Gryphon e della sua discendente XBB, diffusissima negli Usa, è un dato positivo, restano da monitorare le altre varianti. Tra le sottovarianti identificati nei primi sequenziamenti compaiono BA.5.2, che discende da Omicron 5, e BQ.1.1, ribattezzata Cerberus, ormai da tempo la più diffusa variante in Italia. Imputabile direttamente alla Cina c’è soltanto BF.7, molto simile a quelle già presenti. Notizie importanti, che provengono sia da Malpensa sia da Fiumicino. Anche dall’aeroporto di Roma, infatti, fanno sapere che non è stata riscontrata la Gryphon. Francesco Vaia, direttore dello Spallanzani, ha confermato «la presenza di varianti da noi già conosciute e attualmente coperte da farmaci e vaccini. Soprattutto da immunità ibrida».

La situazione in Cina: corsa al farmaco Udca
In Cina, intanto, i numeri continuano ad aumentare e da Pechino arriva la notizia di una vera e propria corsa dei cittadini a un farmaco specifico. Si tratta dell’Udca, un farmaco a base di acido ursodesossicolico, testato contro il Covid su mini-organi in laboratorio, criceti e polmoni umani non adatti a trapianti, oltre che su volontari. Solitamente è utilizzato per trattare disturbi al fegato e si è rivelato essere particolarmente efficace contro il virus. A lavorarci è una ricercatrice italiana, Teresa Brevini, del Wellcome-MRC Cambridge Stem Cell Institute di Cambridge.
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