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Covid, perché nei bagni pubblici è minimo il rischio di contrarre il virus

Zero interazioni e tempo minimo trascorso all’interno: i motivi per cui contrarre il virus nelle toilettes dei luoghi pubblici è ipotesi rara.

9 Settembre 2021 10:319 Settembre 2021 11:05 Redazione
Secondo uno studio condotto in Australia, il rischio di contrarre il Covid nei bagni pubblici sarebbe minimo: ecco perché

Nell’immaginario collettivo rappresentano luoghi sporchi, spesso trascurati. Si capisce bene perché in tempo di pandemia, con la gente alla costante ricerca di igienizzanti e mascherine, in molti li abbiano evitati convinti di poter contrarre il Covid. Eppure un recente studio australiano dimostra come i rischi di beccare il virus nei bagni pubblici siano minimi. Parola del professore Sotiris Vardoulakis, della National university australiana che nelle sue ricerche non ha trovato prove di trasmissione batterica e carica virale nei sanitari. Non una novità assoluta dato che lo studio, pubblicato su Science of Total Environment è partito dalle ricerche effettuate in tredici Paesi tra il 2000 e il 2020, quando la pandemia ancora non esisteva. Anche allora la presenza agenti patogeni nelle toilettes non era così elevata. Dall’inalazione al contatto con le superfici, passando per l’effetto aerosol generato da sciacquoni e sistemi di asciugatura, sono state scandagliate tutte le possibili modalità di contagio, con esiti sorprendenti. Dovuti secondo gli studiosi a due essenziali ordini di ragioni: il tempo di permanenza ridotto e, durante questo, l’assenza di ogni interazione tra le persone. C’è poi una terza questione, legata all’utilizzo degli apparecchi di diffusione del contagio dalle stesse persone che dovrebbero essere vittime del virus.

Cosa fare per evitare il contagio da Covid nei bagni pubblici

Ciò, ha sottolineato Vardoulakis in conferenza stampa, sempre abbinato all’immancabile cura dell’igiene. «Se riduci al necessario il tempo in quei locali, lavi e asciughi le mani, non usi il cellulare, mangi o bevi, il pericolo sarà minimo». Una regola che vale almeno per l’Australia, dove i test condotti sulle acque reflue sono serviti a stabilire in quali luoghi il virus circoli indisturbato recando i pericoli maggiori e hanno escluso i bagni. Ma anche in Cina, Italia, Regno Unito e Singapore. Perché, anche se tracce dovessero trovarsi, non è detto che poi coincidano con un’effettiva trasmissione. Questa sarebbe ulteriormente abbattuta se le strutture si omologassero in massa, applicando il vademecum diffuso dagli stessi scienziati, dove si specifica che da porte elettriche e scarichi automatici deriverebbe l’azzeramento del contatto con gli oggetti e, quindi, anche dei rischi.

 

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