L’Australia ha deciso di dimezzare i voli internazionali diretti nel Paese, come ha dichiarato il primo ministro Scott Morrison in conferenza stampa. E questo per il crescente numero di casi di coronavirus, con 41 nuovi positivi registrati nelle ultime 24 ore. La decisione, al momento, blocca i circa 34 mila australiani che si trovano all’estero e che potrebbero quindi riscontrare delle difficoltà nel tornare a casa. Il piano fa parte della strategia del governo, spiegata alla stampa e consistente in quattro fasi, per uscire dalla pandemia, e Morrison ha infatti rassicurato i suoi concittadini sugli sforzi dell’esecutivo per superare la crisi. Ma, ha avvertito, «potrebbe volerci fino al 2022». A preoccupare, nel Paese come nel resto del mondo, è la variante Delta.
I tagli ai voli provenienti dall’estero, quindi, mirano a ridurre la pressione su hotel e sulle altre strutture di quarantena, secondo quanto chiesto dai governatori di diversi stati del Paese. Così, i passeggeri che raggiungeranno l’Australia si ridurranno dai 6070 a settimana a 3035 entro il 14 luglio. In particolare, a Sydney, arriveranno 1505 persone rispetto alle attuali 3010 (circa la metà dei turisti sbarca proprio in città).
Australia is charting a pathway out of COVID-19 that will get us to the other side and see life gradually return to normal. A four-phase plan was agreed in principle at today’s National Cabinet by all the states and territories. Read more: https://t.co/RdDCOEo7QZ
— Scott Morrison (@ScottMorrisonMP) July 2, 2021
Per evitare di bloccare a lungo i cittadini ora all’estero, o di causare troppi disagi per il rientro, il governo federale ha messo a disposizione alcuni voli, organizzati appositamente, che non rientrano del “dimezzamento”. Chi si imbarca dovrà poi trascorrere 14 giorni in quarantena in una struttura di Howard Springs, nel Territorio del Nord. Proprio a proposito di questi voli, Morrison ha spiegato come cercherà di aumentarli nelle prossime settimane, nonostante ultimamente ci sia stato un calo della domanda.
Australia, vaccini a rilento
Al momento, i numeri del contagio in Australia non sono alti, ma preoccupano lo stesso le autorità. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 41 nuovi casi, che hanno portato il totale a 30.685 contagi da inizio pandemia. Le vittime sono invece 910, ma è da metà aprile che non se ne registra nemmeno una a livello nazionale. Ciononostante, parte del Paese è in lockdown, e la campagna vaccinale stenta a decollare: solamente il 6,7 per cento degli australiani ha completato il ciclo vaccinale, mentre poco più del 17 per cento ha ricevuto la prima dose. Questi dati hanno spinto Morrison a dichiarare che, per uscire dalla pandemia, «c’è ancora una lunga strada da fare», e che al momento la priorità è ridurre al massimo il rischio di contagio tra le persone.
Nonostante la campagna vaccinale stia procedendo a rilento, Morrison ha invitato i suoi concittadini a vaccinarsi: «Siamo prigionieri del nostro stesso successo. Se ci si vaccina, si cambia il modo di vivere nel Paese». I governi locali, però, hanno espresso delle perplessità, e si sono detti confusi, su alcune dichiarazioni rilasciate dal primo ministro proprio a proposito della somministrazione dei vaccini: lunedì, Morrison aveva consigliato di non somministrare il vaccino AstraZeneca agli under 40, per poi fare marcia indietro e dire che i più giovani avrebbero potuto riceverlo se ne avessero parlato col proprio medico. Proprio i medici di base, poi, avevano definito le sue dichiarazioni confuse e contraddittorie.