Con il Natale alle porte e la lista dei regali ancora da completare, in molti alla fine ripiegheranno su profumi, bagnoschiuma e prodotti per la cura dell’igiene personale. Un classico che non tramonta mai, ma che, è bene ricordarlo, inquina parecchio. Colpa soprattutto dei Composti organici volatili, i cosiddetti Cov, particolarmente diffusi negli ambienti indoor, perché usati prevalentemente nella produzione di cosmetici e deodoranti, appunto, ma anche di vernici e prodotti per le pulizie domestiche. I Cov, tra i vari effetti nocivi contribuiscono ad esempio a prolungare la presenza del metano nell’atmosfera e, dunque, incrementare l’effetto serra. Mentre sugli esseri umani, specie in grandi quantità, possono essere cause di allergie, dermatite. Alcuni, come il benzene, sono persino riconosciuti come cancerogeni per l’uomo.
L’esperimento per scoprire quanto inquini fare la doccia
Confinando il campo di ricerca alle sole docce, la dottoranda Amber Yeoman, insieme a un team di esperti, ha cercato di calcolare il danno prodotto all’ambiente da simili sostanze. Ha, così, installato alcune attrezzature accanto a una doccia nell’università di York, nel Regno Unito. A diciotto volontari, poi sono stati consegnati dei prodotti da bagno comunemente acquistabili al supermercato, ed è stato chiesto loro di lavarsi in modo accurato, utilizzando gel doccia, shampoo, balsamo crema idratante e, dulcis in fundo, deodorante spray. Le operazioni sono state regolate anche attraverso l’indicazione di tempi e dosaggi dei prodotti. Da qui la scoperta. Ogni doccia ha contribuito ad emettere nell’ambiente 1,77 milligrammi di limonene, sostanza contenuta nello shampoo per conferire un odore che ricordi gli agrumi. Ma anche, 1,07 milligrammi di alcol benzilico e 0,33 milligrammi di etanolo. Solo lunghi risciacqui permetterebbero di ridurre sensibilmente la quota delle sostanze rilasciante.
Ogni anno nel Regno Unito emesse tredici tonnellate di limonene nell’aria solo dalle docce
Che, comunque, rimane preoccupante se si pensa alla diffusione capillare dei prodotti legati all’igiene personale. Nel solo Regno Unito, considerando un utilizzo quotidiano da parte di metà della popolazione di shampoo e altri cosmetici al limonene, le emissioni di Cov ammonterebbero a tredici tonnellate l’anno. È il motivo per cui secondo Yeoman bisognerebbe responsabilizzare le aziende che immettono nel mercato simili prodotti. Un primo passo potrebbe essere evitare l’utilizzo di prodotti aerosol, ma non solo perché le sostanze chimiche abbondano negli scarichi, finendo per defluire spesso nei corsi d’acqua. A tal proposito Yeoman sostiene: «Pensare a etichette in cui viene specificato l’impatto sulla qualità dell’aria, potrebbe sensibilizzare gli acquirenti sugli effetti negativi dei prodotti e attirarli verso acquisti più sostenibili. Un’attività che inevitabilmente si rifletterebbe anche sui produttori». Colpa anche dei luoghi comuni: «Come quello, piuttosto radicato, che vuole la pulizia legata al profumo. Io ho smesso di assimilare questi concetti e adesso acquisto solo prodotti neutri».