Il cacao fornirà elettricità alla Costa d’Avorio. Lo stato africano, fra i principali produttori al mondo, è pronto infatti ad alimentare le centrali con gli scarti della lavorazione. Esportato in tutto il globo, l’ambito seme che consente la nascita di milioni di barrette e bevande, ma è solo una parte della pianta. Il resto dei componenti viene solitamente gettato via. Si tratta della buccia, dei baccelli, dei gusci e di quella che viene chiamata «sudorazione del cacao», ossia il liquido giallastro che fuoriesce durante la fase di fermentazione.
Energia rinnovabile al gusto di cacao
Questi rifiuti sono però destinati a diventare una parte significativa nella transizione della Costa d’Avorio verso le energie rinnovabili. Dopo una fase di sperimentazione attraverso vari progetti pilota, lo stato africano ha, infatti, iniziato a lavorare su un impianto a biomasse che funzionerà proprio con gli scarti del cacao. La struttura sorgerà Divo, capoluogo della regione di Lôh-Djiboua, a Sud del Paese e fra le aree più intensamente coltivate a cacao nella nazione. Nella struttura, la materia vegetale rimasta dopo la produzione verrà bruciata per far girare una turbina e generare elettricità, proprio come una centrale elettrica convenzionale.
Elettricità green per 1,7 milioni di persone
«Da solo, l’impianto sarà in grado di fornire elettricità a 1,7 milioni di persone», afferma ai microfoni di Bbc Future Yapi Ogou, amministratore delegato della società ivoriana Société des Energies Nouvelles (Soden), coinvolta nel progetto. Il suo completamento è previsto per il 2023 e sarà sovvenzionato dall’Agenzia per il commercio e lo sviluppo degli Stati Uniti. Si tratterà della più grande centrale a biomasse dell’Africa occidentale, produrrà tra i 46 e i 70 MW di elettricità all’anno, riducendo al tempo stesso le emissioni di gas serra di 4,5 milioni di tonnellate.
La Costa d’Avorio attualmente ricava la maggior parte della sua energia dai combustibili fossili, il 70% dal solo gas naturale. Il Paese ha l’obiettivo di aumentare l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili al 42% e di ridurre le emissioni di gas serra del 28% entro il 2030. In totale, il progetto costerà circa 131 miliardi di franchi CFA dell’Africa occidentale (circa 244 milioni di dollari) e non sarà l’unico. Altri nove impianti simili saranno costruiti nelle aree di coltivazione del cacao di tutto il paese.
Dal cacao alla gomma, la conversione dei campi
Un progetto volto ad aiutare non solo il benessere del pianeta e a soddisfare il fabbisogno energetico della popolazione, ma anche a salvare un sistema economico precario. Nel Paese vivono 600mila coltivatori di cacao, ma molti di essi stanno pensando di convertire i loro terreni e piantare alberi di gomma per entrare in un mercato più redditizio. «Coltivo cacao e ho educato anche i miei figli a farlo, ma il profitto è irrisorio», sostiene ai microfoni della Bbc Fraciah, donna che gestisce 14 acri di terreno (circa 5,6 ettari). Per lei la centrale potrebbe rappresentare una svolta: «Usando anche gli scarti, potrò aumentare gli introiti e garantire così un’istruzione adeguata ai miei quattro figli».
L’accesso universale all’elettricità
Soddisfatto anche Mohammed Adow, fondatore dell’associazione Powershift Africa con sede a Nairobi, che ha fornito consulenza ai governi su questioni energetiche. «L’utilizzo di baccelli di cacao non solo garantirà l’accesso universale all’elettricità, ma aggiungerà valore alla produzione del cacao stesso e creerà molti posti di lavoro», ha dichiarato alla Bbc.
La Costa d’Avorio non è l’unico produttore di cacao a utilizzare i suoi rifiuti. In Ghana, gli scarti vengono già utilizzati per generare energia. I ricercatori Jo Darkwa e Karen Moore, assieme ad alcuni colleghi dell’Università di Nottingham nel Regno Unito, hanno infatti sviluppato un piccolo generatore da 5 kW che funziona con le bucce di cacao. L’obiettivo è portare energia nelle aree rurali, dove solo il 50% delle persone ha accesso all’elettricità.