Adesso nell’inchiesta intorno alla vicenda con protagonista il deputato Giovanni Donzelli è stato iscritto un reato. Si tratta di rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio a carico di ignoti. La procura ha aperto così un fascicolo sul caso che tiene banco ormai da giorni, relativo alle parole di Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Copasir, alla Camera sul caso Cospito. Con lui protagonista anche il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro. Il fascicolo è stato aperto già sei giorni fa, dopo l’esposto presentato in procura dal parlamentare dei Verdi Angelo Bonelli, ma senza un reato iscritto.

La vicenda: Donzelli parla dei colloqui di Cospito con la mafia
Il 31 gennaio scorso è stato proprio Giovanni Donzelli a intervenire in Aula, alla Camera, per difendere l’operato del governo sul caso Cospito e attaccare il centrosinistra, che chiedeva un atteggiamento meno fermo sulla conferma del 41 bis all’anarchico. «Cospito è un terrorista e lo rivendicava con orgoglio dal carcere. Dai documenti che si trovano al Ministero della Giustizia, Francesco Di Maio del clan dei Casalesi diceva, incontrando Cospito, che pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato, che sarebbe l’abolizione del 41-bis. Cospito rispondeva: “Dev’essere una lotta contro il 41-bis, per me siamo tutti uguali”», ha affermato Donzelli. E poi l’attacco: «Il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi, Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando che andavano a incoraggiarlo nella battaglia. Allora voglio sapere, Presidente, se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia».

L’opposizione chiede le dimissioni, il governo difende Donzelli
E sono state proprio queste rivelazioni a mettere sulla graticola Donzelli. I colloqui di cui parla, avvenuti in carcere, per il Pd sarebbero inseriti in intercettazioni trascritte ma secretate, che gli ha fornito il sottosegretario Delmastro, come lui stesso ha ammesso ritenendo, però, che non fossero coperte da segreto di Stato. «Le informazioni non erano secretate», ha dichiarato più volte proprio Delmastro. Dal centrosinistra sono arrivate più volte le richieste di dimissioni per entrambi, ma, Matteo Salvini prima e Giorgia Meloni poi, hanno difeso il loro operato e spiegato che «non ci sono i presupposti dimissioni che qualcuno ha richiesto. Peraltro, le notizie contenute nella documentazione oggetto del contendere, che il ministero della Giustizia ha chiarito non essere oggetto di segreto, sono state addirittura anticipate da taluni media».