Allarme “zone di sacrificio”, ecco dove si muore per l’inquinamento

Camilla Curcio
11/03/2022

Si chiamano "zone di sacrificio" e sono le aree in cui è maggiore la concentrazione di sostanze tossiche. In questi luoghi contrarre malattie gravi, anche mentali, è più frequente della norma. Dagli Stati Uniti alla Romania, ecco dove si trovano.

Allarme “zone di sacrificio”, ecco dove si muore per l’inquinamento

Sarebbero decine di milioni nel mondo le persone che soffrono di tumori, problemi respiratori, cardiaci e riproduttivi causati dall’inquinamento ambientale. A confermarlo è David Boyd, relatore speciale delle Nazioni Unite su diritti umani e ambiente e docente di diritto, politica e sostenibilità all’Università della Columbia Britannica. In un’intervista al Guardian, l’esperto ha parlato dell’esistenza di “zone di sacrificio”, ossia luoghi caratterizzati da un’elevata concentrazione di pericolose sostanze tossiche e rilevati, soprattutto. Aree che purtroppo abbondano nella parte più povera del mondo

Cosa comporta vivere nelle “zone di sacrificio”

«Queste zone sono sparse per il mondo, ovunque. A nord, a sud, a est e a ovest, nei paesi ricchi e in quelli più poveri», ha spiegato Boyd. «La gente che ci vive si ritrova a fare i conti con patologie particolarmente gravi e disturbi mentali da non sottovalutare, determinati dal fatto che stare in posti del genere li fa sentire sfruttati ed emarginati». Una situazione che, oltre a intaccare la salute fisica, implica una pesante violazione dei diritti umani: «I diritti alla vita, alla salute e a un ambiente pulito e salubre vengono messi a rischio», ha sottolineato. «Non puoi, in alcun modo, pensare di tutelarli in condizioni del genere, al limite dell’orrore». Ma non finisce qui. In un report presentato giovedì 10 marzo al cospetto del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU, Boyd ha evidenziato anche che, nei primi 18 mesi di pandemia, l’inquinamento ha provocato il doppio delle morti premature rispetto al Covid-19, con un bilancio di decessi pari a 9 milioni. «Nel mondo, un decesso su sei coinvolge malattie originate dall’inquinamento, tre volte di più rispetto alla somma di quelli per Aids, malaria e tubercolosi e 15 volte in più rispetto a quelli provocati da guerre, omicidi e altre forme di violenza».

Perché nelle 'zone di sacrificio' muoiono milioni di persone a causa dell'inquinamento
Insediamenti nei pressi della discarica di Pata Rât (Twitter)

Dagli Usa allo Zambia, dove si trovano le “zone di sacrificio”

L’avvelenamento del Pianeta, dunque, sta raggiungendo il punto di non ritorno. E, sebbene siano stati diversi i composti chimici che negli anni sono stati vietati e messi fuori commercio, le produzioni che hanno visto la luce tra il 2000 e il 2017 continuano ad avere effetti letali, e quelle ancora diffuse sono destinate a raddoppiare entro il 2030. «L’inquinamento non ha risparmiato neppure un angolo della Terra ma, oggettivamente, la distribuzione degli strascichi che ha lasciato è sproporzionata», ha precisato lo studioso, «negli Stati Uniti, ad esempio, una delle nazioni più ricche al mondo, c’è una delle “zone di sacrificio” peggiori in assoluto. Viene chiamata “vicolo del cancro”, è in Louisiana e ospita centinaia di raffinerie e impianti petroliferi. Provate a indovinare un po’ dove sorge: nei dintorni di un’area prevalentemente popolata da cittadini di colore indigenti».

Perché nelle 'zone di sacrificio' muoiono milioni di persone a causa dell'inquinamento
Cancer Alley, Louisiana (Getty Images)

Tra le altre zone menzionate nello studio, spiccano Kabwe, in Zambia, dove il 95 per cento dei bambini presenta livelli elevatissimi di piombo nel sangue, responsabile di un deterioramento delle facoltà mentali che li accompagna fino alla vecchiaia, la discarica di Pata Rât in Romania, con migliaia di persone a stretto contatto con arsenico e mercurio, e i territori francesi di Guadalupa e Martinica: qui, il 90 per cento degli abitanti ha il sangue contaminato dal clordecone, un pesticida cancerogeno.

Perché nelle 'zone di sacrificio' muoiono milioni di persone a causa dell'inquinamento
Impianto in funzione a Kabwe, Zambia (Twitter)

Individuare i responsabili delle “zone di sacrificio” e spingere i governi ad agire

A innescare questo circolo vizioso sono state le imprese che hanno trascurato le implicazioni sociali e ambientali a favore dei loro profitti. «La priorità data al denaro ha impedito loro di pensare alla crisi climatica, alla perdita di biodiversità e alla messa a punto di strategie utili ad arginare un inquinamento così pervasivo», ha aggiunto Boyd, che, come unica soluzione, ha proposto un intervento immediato del governo attraverso l’imposizione di sanzioni e multe severissime: «Le compagnie non smetteranno volontariamente di produrre petrolio e gas, le grandi ditte del carbone non si convertiranno in impianti eolici e solari», ha concluso, «i vertici devono imporglielo, è il loro lavoro, hanno l’obbligo di tutelare e rispettare i diritti umani».