Terremoto in casa Juventus. L’intero cda della società bianconera, compresi il presidente Andrea Agnelli, il suo vice Pavel Nedved e l’ad Maurizio Arrivabene, si è dimesso. La decisione choc è arrivata al termine di una riunione straordinaria convocata ieri alla Continassa, durante cui è stata esaminata la documentazione sui «nuovi pareri legali e contabili degli esperti indipendenti incaricati ai fini della valutazione delle criticità evidenziate da Consob sui bilanci della società al 30 giugno 2021». Le dimissioni del cda della Juventus sono arrivate su proposta di Agnelli, come si legge in una nota ufficiale: «I membri del consiglio di amministrazione, considerata la centralità e rilevanza delle questioni legali e tecnico-contabili pendenti, hanno ritenuto conforme al miglior interesse sociale raccomandare che Juventus si doti di un nuovo Consiglio di Amministrazione che affronti questi temi». Così il figlio di Umberto, in una lettera ai dipendenti: «La compattezza è venuta meno, meglio lasciare tutti insieme».
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Plusvalenze fittizie e falso in bilancio: l’inchiesta Prisma
La decisione di Agnelli e dell’intero consiglio di amministrazione è legata all’inchiesta della procura di Torino. Il 24 ottobre è stata notificata la chiusura delle indagini dell’inchiesta Prisma, relativa a irregolarità nelle gestioni dal 2018 al 2021. I reati contestati sono plusvalenze fittizie e falso in bilancio, ma anche false comunicazioni di una società quotata, ostacolo all’esercizio delle autorità di pubblica vigilanza, aggiotaggio e emissioni di fatture per operazioni inesistenti. Sono 15 le persone indagate: per tre di esse, tra cui il presidente Andrea Agnelli, era stata chiesta l’applicazione di misure cautelari personali, cioè l’arresto, poi rigettata. Il quadro probatorio delinea un’alterazione del bilancio come conseguenza di un anomalo ricorso a scambi di giocatori, iper valutati e quindi capaci di garantire plusvalenze (pur senza reali flussi finanziari). Sotto la lente degli inquirenti, inoltre, ci sono elementi concreti per ritenere che gli stipendi a cui i giocatori hanno rinunciato siano corrispondenti a una mensilità e non quattro, come invece comunicato dalla Juventus nel marzo 2020, in piena pandemia.

Il botta e risposta con la Consob: bilanci rivisti
Anche la Consob, ovvero l’autorità giuridica in materia di contrattazioni, si è schierata contro la Juventus, che è quotata in Borsa. «Il bilancio d’esercizio al giugno 2021 non è conforme alle norme che ne disciplinano la redazione. La dichiarazione di non conformità ai principi contabili internazionali e le informazioni supplementari dovranno inoltre essere fornite negli altri documenti rivolti al mercato nei quali venga riportata la rendicontazione contabile relativa al bilancio d’esercizio al 30 giugno 2021», si legge nella relazione firmata dal presidente Paolo Savona. Secondo la Consob, la Juventus avrebbe agito in maniera non conforme alle regole per salvare i bilanci durante il periodo del Covid. Questa la risposta del club, prima della dimissioni choc: «Gli eventuali effetti dei rilievi sollevati dalla Consob sarebbero nulli sui flussi di cassa e sull’indebitamento finanziario netto, sia degli esercizi pregressi che di quello appena concluso. La società valuterà le azioni a tutela dei propri diritti presso le competenti autorità giurisdizionali».
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Il rosso record del bilancio bianconero: -254,3 milioni
A fine settembre il consiglio di amministrazione del club bianconero ha approvato il progetto di bilancio per l’esercizio 2021/22, chiuso con un rosso record per la Serie A pari a 254,3 milioni di euro. Si tratta del massimo mai raggiunto nei bilanci in rosso in Serie A. Per la stagione in corso «pur influenzata da un contesto non favorevole», è previsto «un risultato in sensibile miglioramento», ha affermato la società. Il mancato passaggio agli ottavi della Champions League, unito ai pesanti stipendi garantiti a giocatori e allenatori (Massimiliano Allegri guadagna 13 milioni lordi l’anno) potrebbero assestare un altro duro colpo alle casse societarie. Per quanto riguarda le alterazioni dei conti, la Procura di Torino ha evidenziato anomalie nel bilancio bianconero per il triennio 2018-2020. Nel 2018 viene segnalata una perdita di esercizio di 40 milioni anziché 85, nel 2019 una perdita di 89,6 anziché 239,2 milioni, nel 2020 una perdita di 209,5 anziché 222: una discrepanza complessiva di 207 milioni.

Cosa rischia la Juventus sul piano sportivo
La procura federale ha in mano le carte dell’inchiesta Prisma: valuterà se ci sono gli estremi per la procedura per revocazione della sentenza che in Corte federale d’Appello aveva assolto gli 11 club e i 59 dirigenti (tra cui gli juventini) già sotto accusa per il caso plusvalenze. All’epoca dei fatti si era stabilito che fosse impossibile fissare il valore reale di un giocatore, almeno non in modo talmente certo che una variazione potesse avere valenza probatoria in aula. Ma se dagli atti della procura di Torino emergessero intercettazioni o elementi tali da provare l’illecito, il caso tornerebbe nelle mani della Corte federale. Potrebbe essere inoltre aperto un nuovo fascicolo sulla questione delle scritture private tra club e giocatori (compresa quella sottoscritta con Cristiano Ronaldo) e agli stipendi “sospesi”. Riepilogando: falso delle comunicazioni sociali, false comunicazioni rivolte al mercato, ostacolo all’esercizio delle autorità di pubblica vigilanza, aggiotaggio e uso di fatture per operazioni inesistenti. Cosa rischia la Juventus? Nel Codice di giustizia sportiva della Figc è l’articolo 31 a regolare la questione: il club rischierebbe dall’ammenda ai punti di penalizzazione.
Il comma 1, relativo a «informazioni mendaci, reticenti o parziali» o «comportamenti comunque diretti a eludere la normativa federale in materia gestionale ed economica» (con l’eccezione di eventuali altre norme speciali e di violazioni in termini di licenza Uefa), porta a un’ammenda con diffida. Più pesante le conseguenze legate al comma 2, relativo invece ai comportamenti di «chi tenta di ottenere l’iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa». Per tale fattispecie sono previsti punti di penalizzazione e, nei casi più gravi, la retrocessione (la Juventus non sarebbe a rischio). Il comma 3 recita invece: «La società che pattuisce con i propri tesserati o corrisponde comunque loro compensi, premi o indennità in violazione delle disposizioni federali vigenti, è punita con l’ammenda da uno a tre volte l’ammontare illecitamente pattuito o corrisposto, cui può aggiungersi la penalizzazione di uno o più punti in classifica». Per i giocatori è prevista una squalifica non inferiore a un mese. Basterebbe anche solo questa fattispecie per una penalizzazione in classifica. E c’è da considerare tutto il resto. C’è un precedente: nel 2018 il Chievo è stato penalizzato di 3 punti in classifica per «reiterata violazione ed elusione delle norme di prudenza e correttezza contabile».