Corrida, gli ambientalisti chiedono lo stop ai fondi Ue che finanziano gli eventi
I finanziamenti per la corrida arriverebbero indirettamente dall'Ue. È l'allarme lanciato dagli animalisti che spiegano come i fondi erogati dall'Unione per fattorie e allevamenti finiscano per aumentare la produzione degli esemplari destinati agli spettacoli.
I fondi pubblici dell’Unione Europea sono principali finanziatori della corrida spagnola. Ad affermarlo sono gli attivisti iberici che hanno puntato il dito contro la Pac, politica agricola comune dell’Ue, che sovvenziona gli allevamenti e dunque, indirettamente, gli spettacoli pubblici. Finora ogni tentativo di bloccarli è fallito, nonostante l’impegno di alcuni europarlamentari che sette anni fa tentarono le prime mosse. Indignazione da parte degli allevatori, secondo cui il problema è più ampio e la corrida è solo un bersaglio facile in quanto continuamente sotto i riflettori.
Tutti i tentativi europei di bloccare i fondi sono naufragati
L’attenzione sulla corrida spagnola e sul destino dei tori protagonisti degli eventi non è storia recente. Gli animalisti da tempo definiscono gli spettacoli «una pratica crudele», tanto che già nel 2015 gli europarlamentari votarono in favore di un blocco dei fondi «in quanto finanziamento delle attività letali della corrida». Come riporta il Guardian, però, da allora si è tutto arenato e il divieto è stato accantonato. «Sebbene ci siano un accordo e un’indignazione comuni, le vie legali sono difficili se non impossibili», ha detto Joe Moran di Eurogroup Animals, organizzazione per la difesa degli animali. Sarebbe infatti necessaria una legge ad hoc che vietasse ogni forma di evento pubblico legato alla corrida, altrimenti si andrebbe solo a sbattere contro un muro. Le sovvenzioni per le fattorie infatti fanno riferimento all’ampiezza del terreno coltivato e non alla produzione e alla destinazione finale del bestiame.

Gli europarlamentari hanno presentato nuovi emendamenti alla PAC nel 2020 chiedendo il blocco dei fondi per il bestiame destinati alla corrida, ma il progetto non ha sortito alcun effetto. «I finanziamenti dell’Ue sono una bombola di ossigeno per un settore che fatica a rimanere a galla», ha dichiarato il deputato portoghese Francisco Guerreiro, riferendosi alla crisi dovuta al Covid. L’industria europea della corrida ha infatti subito perdite di 150 milioni di euro a seguito della pandemia che ha costretto ad annullare gli eventi in tutto il Paese, tra cui quello di Pamplona. Il numero di spettacoli in Spagna si è più che dimezzato nell’ultimo decennio, passando dai 3651 del 2007 ai poco più di 1500 del 2020.
L’ira degli allevatori che parlano di discriminazione verso la corrida
«È totalmente discriminatorio legare il destino di questi bovini alla ricezione dei fondi pubblici», ha detto al Guardian Antonio Bañuelos, presidente dell’Unión de Criadores de Toros in Spagna. L’uomo ha riportato che le fattorie producono una grande varietà di prodotti al fianco dell’allevamento dei tori, pertanto un blocco risulterebbe dannoso su più fronti. Inoltre, la morte del bestiame da combattimento sarebbe più rapida e comporterebbe meno sofferenza negli animali rispetto a molti altri fini commerciali. «Migliaia di tori muoiono ogni giorno in circostanze più dolorose, ma tutti pensano solo alla corrida, bersaglio facile perché sempre sotto i riflettori».