Alla fine degli Anni 80 il cartone Siamo fatto così illustrava ai bambini anatomia e funzioni del corpo umano, mostrando il percorso dell’evoluzione. Oggi un nuovo studio scientifico è in grado di spiegare cosa ha fatto sì che 300 mila anni fa diventassimo Sapiens: il clima. Una ricerca condotta dalle Università di Cambridge e di Tubinga, in Germania, pubblicata su Nature Communications e ripresa dal Guardian, ha combinato i dati provenienti da più di 300 fossili umani con vari modelli climatici e ha scoperto che la meteorologia ha giocato un ruolo fondamentale nella nostra storia. I risultati hanno dimostrato un collegamento fra la temperatura ambientale e le dimensioni del corpo umano. «Più l’aria è fredda, più grandi sono gli esseri umani», ha spiegato Manuel Will, ricercatore dell’Università di Tubinga. «Un corpo di dimensioni maggiori infatti produce più calore e ne disperde molto meno, aiutando la sopravvivenza del soggetto».
La regola di Bergmann e le analogie con gli altri mammiferi
La relazione tra clima e massa corporea riprende la già nota regola di Bergmann, secondo la quale il peso degli animali varia a seconda degli ambienti in cui vivono, aumentando con il freddo e diminuendo con il caldo. Un dato riscontrabile facilmente negli orsi: i polari che vivono nell’Artico hanno infatti dimensioni maggiori rispetto ai bruni che vivono in ambienti relativamente più miti. «Non è un risultato del tutto sorprendente, ma è interessante vedere come sotto questo aspetto la nostra evoluzione non sia così diversa da quella degli altri mammiferi», sottolinea Nick Longrich del Milner Center for Evolution presso l’Università di Bath. «Ci siamo evoluti allo stesso modo».
Il nesso clima-cervello
Lo studio anglo-tedesco ha anche rilevato qualche analogia fra il clima e la dimensione del cervello. In tal caso, il fattore chiave non è il freddo, ma la stabilità del clima. «Più le temperature sono regolari, più grandi sono i cervelli», ha aggiunto Will. «Occorre molta energia per mantenere in funzione un cervello grande: in ambienti climaticamente stabili, il cibo è sempre disponibile e consente un’alimentazione sufficiente per garantire il corretto sostentamento». I risultati della ricerca sono però solo il punto di partenza per un’indagine più approfondita, volta a comprendere gli sviluppi comportamentali dell’uomo e i legami con l’ambiente. «I ricercatori hanno già identificato mutazioni in ambito sociale, culturale e tecnologico, ma non hanno ancora effettuato dei test», conclude Longrich, assicurando che il riscaldamento globale degli ultimi anni non causerà una diminuzione delle dimensioni umane.