La Corea del Nord ha ufficialmente registrato i primi casi di Covid a metà maggio, a più di due anni dall’inizio della pandemia a livello globale. Da allora i contagi si sono moltiplicati: secondo le autorità sono 4,7 milioni le persone risultate positive al Coronavirus. I 25 milioni di abitanti del Paese eremita sono particolarmente vulnerabili a causa della mancanza di un programma di vaccinazione e del sistema sanitario scadente, anche se nelle ultime settimane ci sono stati resoconti dei media secondo cui Pyongyang avrebbe accettato un’offerta di vaccini fabbricati in Cina (ma intanto ricorre ampiamente alla medicina tradizionale). Com’è stato possibile, nonostante l’isolamento della Nord Corea, che il Covid si diffondesse nel Paese? Secondo i media statali, che riportano il pensiero di Kim Jong-un, l’epidemia di Coronavirus è iniziata quando alcuni cittadini hanno toccato «oggetti estranei» caduti nei pressi del confine con la Corea del Sud.

Da anni gli attivisti lanciano dal confine messaggi contro il regime
Il confine tra le Coree è uno dei più sorvegliati al mondo, ma per anni disertori e attivisti hanno lanciato palloncini attraverso il confine con messaggi anti-nordcoreani. E proprio in questo modo il Covid sarebbe “atterrato” nel Paese: un’indagine ufficiale avrebbe rilevato che due persone che sono state infettate da Coronavirus proprio dopo essere entrate in contatto con materiali non identificati vicino al confine. Si tratterebbe in particolare di un soldato di 18 anni e di un bambino di cinque: i due avrebbero toccato oggetti caduti su una collina a Ipho-ri.

La risposta di Seul a Pyongyang: «Impossibile»
I cittadini sono stati esortati ad «affrontare con attenzione gli oggetti alieni portati dal vento, da altri fenomeni climatici e dai palloni aerostatici nelle aree lungo la linea di demarcazione e i confini». Chiunque notasse uno strano oggetto è pregato di segnalarlo immediatamente alle autorità, in modo che possa essere rapidamente rimosso da una squadra di emergenza anti-epidemia. Sebbene il rapporto di Pyongyang non menzioni direttamente la Corea del Sud, il riferimento è ovvio. E prontamente è arrivata la risposta di Seul, secondo cui «non c’è alcuna possibilità» che il Covid possa aver attraversato il confine in questo modo. Tra l’altro, il Coronavirus si è diffuso alcuni mesi dopo che la Corea del Nord ha allentato il rigido blocco del confine con la Cina, con i treni merci che hanno ripreso i loro viaggi tra i due Paesi per la prima volta dall’inizio del 2020. Ma il dito puntato contro Pechino, ovviamente, avrebbe sollevato questioni diplomaticamente molto delicate, che avrebbero potuto avere ripercussioni commerciali.