Sostanze radioattive sarebbero state rinvenute nelle falde acquifere di Punggye-ri, in Corea del Nord, area dove Kim Jong-un conduce i test nucleari. Ad affermarlo è un nuovo report del Transitional Justice Working Group (Tjwg), ong specializzata in diritti umani. Per questo, Seul ha offerto test antiradiazioni ai disertori nordcoreani. Gli inquinanti infatti potrebbe aver contaminato anche prodotti agricoli e ittici. Se così fosse, almeno mezzo milione di persone sarebbe a rischio.

Corea del Nord, così i test nucleari di Kim Jong-un contaminano le acque
Il documento del Tjwg presenta la prima mappatura chiara e comprensibile dell’inquinamento radioattivo nelle acque sotterranee. Sebbene Kim Jong-un abbia sempre sostenuto che tutti i test nucleari nel sito di Punggye-ri si svolgono in completa sicurezza, la realtà sembra ben diversa. Suolo e falde idriche infatti trattengono le scorie, cagionando seri problemi di salute e tumori alla popolazione. Per questa ragione, la Corea del Sud ha invitato 881 disertori di Pyongyang a sottoporsi a test specifici per controllare i livelli di tossine nel sangue. Già nel 2018, circa un sesto della popolazione di Hamgyong, provincia settentrionale in cui si trova Punggye-ri, utilizzava l’acqua sotterranea come fonte di approvvigionamento principale.
📢 REPORT RELEASE
TJWG's 4th report presents the first comprehensive overview of risk from leakage and dissemination by water of radioactive materials from the nuclear test site.
Read the report: https://t.co/uveRrRycYt pic.twitter.com/bAu7KMmHHn— Transitional Justice Working Group 전환기 정의 워킹그룹 (@TJWGSeoul) February 24, 2023
La portata del rischio però potrebbe essere molto più ampia. L’inquinamento delle acque sotterranee può infatti interessare raccolti agricoli e le specie ittiche del Pacifico. Le autorità cinesi si trovano inoltre ad affrontare il contrabbando diffuso di materie prime che attraversano indisturbate il Paese e giungono anche in altri Stati. Il Tjwg ha esortato pertanto Pechino e Seul a intensificare i test per l’esposizione alle radiazioni. Il costo per uno screening totale potrebbe toccare 1,4 miliardi di won (poco più di 1 milione di euro).
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Analisi e prevenzione, lo screening di Seul non convince
La recente azione di screening da parte della Corea del Sud potrebbe però non essere sufficiente. Le analisi, come sottolinea il rapporto Tjwg, iniziarono nel 2016 grazie al lavoro di Choi Khung-Hui, prima esule nordcoreana laureatasi a Tokyo. La dottoressa fondò il Sand Institute ed esaminò le persone fuggite da Punggye-ri fra 2006 e 2009, data dei primi test nucleari di Pyongyang. Nei due anni successivi controllò i livelli di radiazione in 40 soggetti, riscontrando forti anomalie genetiche in nove di loro. Nonostante la collaborazione con il Kirams, Istituto coreano di radiologia e scienze mediche, non si riuscirono a trovare collegamenti diretti con i test atomici. L’insufficienza di informazioni portò all’interruzione dei test nel 2019 e numerosi campioni non vennero nemmeno analizzati. Ora però il problema si ripropone.
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