Direttore: Paolo Madron
  • Economia e Finanza
  • Politica
  • Tecnologia e Innovazione
  • Attualità
x
  • Attualità
    • Cronaca
    • Gossip
    • Web
  • Cultura e Spettacolo
    • Arte
    • Cinema
    • Design
    • Libri
    • Moda
    • Musica
    • Serie Tv
    • Teatro
    • Tv
  • Economia e Finanza
    • Aziende
    • Lavoro
  • Politica
    • Europa
    • Italia
    • Mondo
  • Salute e Benessere
    • Beauty
    • Fitness
    • Food & Beverage
    • Medicina
    • Sanità
    • Wellness
  • Sport
    • Altri Sport
    • Calcio
    • Motori
  • Tecnologia e Innovazione
    • App
    • Device
    • Domotica
    • Gaming
    • Sostenibilità
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Attualità

Seoul non taglia corto

L’arciera An San, nonostante i tre ori vinti a Tokyo è stata minacciata a causa dei capelli. Nel Paese asiatico le donne che non li portano lunghi sono considerate sovversive. Ma il web si è mobilitato in suo sostegno.

10 Agosto 2021 16:2710 Agosto 2021 16:29 Camilla Curcio
Il Corea del Sud portare i capelli corti viene visto come un comportamento sovversivo: ma sui social si è scatenata la protesta

Quando l’arciera sudcoreana An San è rientrata da Tokyo con tre medaglie d’oro olimpiche al collo, ad accoglierla non c’è stato solo un coro di complimenti e riconoscimenti ma anche una pioggia di critiche durissime. Il motivo è da rintracciare nei capelli corti che in Corea del Sud sono associati alla misandria e una visione distorta del femminismo. Le offese e le minacce che hanno colpito l’atleta, però, hanno spinto migliaia di donne ad aderire a una campagna online per difenderla, postando un selfie per sfoggiare senza vergogna il proprio taglio corto. Ideata da Han Jiyoung e partita dall’hashtag #women_shortcut_campaign, la mobilitazione è l’ultimo passo di un percorso che, da anni, vede le sudocoreane lottare contro forme di discriminazione e misoginia ben radicate e, spesso, incattivite dal web e dai social.

Come nasce l’iniziativa di Han Jiyoung

«Appena ho letto tutti quei commenti misogini su An, mi sono sentita in dovere di fare qualcosa», ha spiegato Jiyoung alla Bbc. «Quelle parole non sono una novità. Anzi, sono abitudine nelle comunità online a prevalenza maschile. Ragazzi, uomini più maturi, talvolta anche donne, si coalizzano in massa per colpire qualcuno che si discosta dal loro modo di pensare. Tutto questo mi ha spinto a mettere in piedi la campagna. Perché, magari, mostrando appoggio alle sportive si può arrivare a risolvere il problema su più fronti». Sono state tantissime le immagini che hanno riempito i social nei giorni successivi al lancio dell’iniziativa e altrettanto numerose le ragazze che hanno dichiarato di aver deciso di cambiare look grazie a esempi come An San.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da 就是日常 (@hey.ahmui)

Corea del Sud, come nasce l’avversione verso i capelli corti

L’associazione tra l’avere i capelli corti e l’essere femminista affonderebbe le sue radici nel 2018. Secondo Hawton Jung, autore di un saggio sul movimento #MeToo in Corea del Sud, tutto sarebbe nato dalle proteste del movimento Cut the Corset, che avrebbe spinto giovani donne a sfidare gli ideali di bellezza a cui, sin dalla nascita, erano state educate. Rinunciarono così alle chiome fluenti e sfoggiarono visi senza make up. «Da quel momento, i capelli corti sono diventati quasi un manifesto tra le nuove generazioni di femministe», ha spiegato l’autore. «Il loro coraggio, ovviamente, non è stato gradito dagli uomini. Che hanno iniziato ad accusarle di aver offeso la tradizione».

Prima di An San, il bersaglio era l’associazione Megalia

Prima della campagna di solidarietà nei confronti di An San, si era registrato un altro episodio simile. Tutto è partito dal logo di una comunità femminista online, Megalia, interpretato come offensivo nei confronti degli uomini e delle caratteristiche anatomiche del loro organo riproduttivo. Quest’osservazione ha fatto partire una vera e propria caccia alle streghe, che ha costretto brand e aziende a rimuovere pubblicità e slogan che ne replicassero, anche vagamente, il simbolo, per evitare boicottaggi di massa. «Alcuni uomini si sono fissati con l’idea che fosse tutta un’invenzione delle femministe per sminuirli», ha dichiarato la professoressa Judy Han, esperta di studi di genere. Un atteggiamento che, ovviamente, ha soltanto aizzato la rabbia, facilmente dirottata poi anche su An San. «L’arciera rappresenta tutto quello che gli utenti misogini», ha proseguito Han. «Ha i capelli corti. Ha frequentato un college femminile. Ha diffuso messaggi che questa gente ha additato come misandrici senza alcun motivo valido».

Incapacità di accettare il successo femminile

L’hating nasce, secondo la professoressa, dall’incapacità di accettare il successo femminile. «Gli spazi online a prevalenza maschile contribuiscono a diffondere la convinzione secondo cui le vittorie delle ragazze non siano altro che occasioni ingiustamente rubate ai colleghi uomini», ha aggiunto Jung. Sono state diverse, negli anni, le voci che hanno parlato di una discriminazione maschile in ambito accademico e professionale. I fatti e i numeri raccontano ben altro: in Corea del Sud, le donne guadagnano il 63 per cento in meno degli uomini, uno dei gender pay gap più alti al mondo tra gli Stati sviluppati. Ma grazie anche alle proteste, i primi risultati sembrano arrivare: «Tra il 2019 e il 2021, il cambiamento è stato sicuramente palpabile», ha concluso Jung. «Le donne si ribellano e reclamano la propria libertà, anche in cose apparentemente più frivole come il look». La parità passa anche da qui.

Radio Italia Live 2022: come partecipare all'evento? Dove vedere il concerto? E chi sono i cantanti che si avvicenderanno sul palco?
  • Attualità
Radio Italia Live 2022: come partecipare, biglietti, cantanti e dove vederlo
Radio Italia Live 2022: come partecipare all'evento? Dove vedere il concerto? E chi sono i cantanti che si avvicenderanno sul palco?
Virginia Cataldi
Venduta per 135 milioni di euro l’auto più costosa di sempre. È una Mercedes 300 SLR Uhlenhaut Coupé del 1955, ne restano solo due esemplari.
  • Motori
Mercedes, venduta l’auto più costosa al mondo: 135 milioni di euro per una SLR del 1955
Venduta per 135 milioni di euro l’auto più costosa di sempre. Si tratta di una Mercedes 300 SLR Uhlenhaut Coupé del 1955, di cui ci sono solo due esemplari. I proventi finanzieranno un fondo per giovani ingegneri.
Fabrizio Grasso
La caduta di Azovstal: il video che mostra la resa dei soldati ucraini. L’annuncio del Ministero della difesa russo: «Più di 2.400 militanti hanno deposto le armi».
  • Attualità
La caduta di Azovstal: il video che mostra la resa dei soldati ucraini
L’annuncio del Ministero della difesa russo: «Più di 2.400 militanti hanno deposto le armi». Il comandante del battaglione Azov sarebbe stato portato via su un veicolo blindato per evitare rappresaglie.
Redazione
F1, GP di Spagna: circuito, orario e dove vedere la gara. Pole di Leclerc, che cercherà di consolidare la leadership mondiale.
  • Motori
F1, GP di Spagna: griglia di partenza, circuito, orario e dove vedere la gara
Pole di Leclerc, che cercherà di consolidare la leadership mondiale. Accanto a lui Verstappen. Lewis Hamilton, recordman di vittoria sul tracciato, ha ottenuto il sesto tempo nelle qualifiche.
Redazione
  • Attualità
Volo riuscito per la capsula Starliner: ha attraccato alla Stazione Spaziale Internazionale
Il “taxi spaziale” era stato fermo otto mesi per problemi tecnici, dopo due tentativi falliti tra il 2019 e il 2021.
Redazione
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
Nielsen Digital Measurement Privacy Policy

Tagfin Srl Sede Legale: Via dell'Annunciata, 7 – 20121 Milano

Numero di partita IVA e numero d’iscrizione al Registro Imprese 11673800964 del Registro delle Imprese di Milano.

Registrazione della testata giornalistica Tag43 presso il Tribunale Ordinario di Milano, n. 100 del 23 Aprile 2021