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Kim ci tirerà fuori dai guai?

Il leader nordcoreano nel discorso al Politburo ha chiesto massimo rigore nella lotta al Covid e ulteriori sacrifici alla popolazione. Ma due giorni fa ha rifiutato 3 milioni di dosi di vaccino. E nel Paese l’emergenza cibo potrebbe durare ancora a lungo.

3 Settembre 2021 11:163 Settembre 2021 11:25 Giovanni Sofia
Kim Jong-un ammette l'emergenza Covid, ma rifiuta 3 milioni di vaccini

Lotta senza esclusione di colpi al Covid e al cambiamento climatico. Analisi realistica sulla carenza di cibo nel Paese e appelli costanti ai funzionari, perché diano seguito con i fatti a una necessaria e rapida inversione di tendenza. È un Kim Jong-un dal tono accorato e visibilmente scavato in viso, quello che giovedì scorso – 2 settembre – si è presentato davanti al Politburo per fare il punto sulla situazione in Corea del Nord. Sembrano lontanissimi i tempi delle fake news e della sfrontatezza, superati da emergenze trasversali. Pandemia in testa: «I funzionari devono capire che è fondamentale alzare il livello dell’attività di prevenzione e che la soglia di attenzione non deve essere abbassata nemmeno per un istante». E per farlo, secondo quanto riferito dalla Kcna, l’agenzia stampa di Stato, bisognerà recuperare nel più breve tempo possibile mezzi e personale qualificato.

Kim, rifiutate tre milioni di dosi di vaccino

Toni allarmanti, in controtendenza con quanto accaduto appena due giorni prima. Quando – ha riportato l’Unicef – Kim avrebbe rifiutato tre milioni di dosi di vaccino Sinovac, chiedendo piuttosto di assegnarli agli Stati maggiormente in difficoltà. Si tratta della quota coreana relativa al Covax, il programma delle Nazioni unite, per il quale l’Unicef cura la consegna e la distribuzione nei vari Paesi. Cambia vaccino, non la sostanza: anche la consegna di AstraZeneca avrebbe subito dei ritardi. Le quasi due milioni di dosi del vaccino anglo-svedese, qualora arrivassero, servirebbero a completare il ciclo per 950 mila persone, il 7,3 per cento della popolazione totale.

A scavare sui reali motivi del rifiuto (il Paese continua a essere blindato, sebbene ufficialmente non sia stato comunicato alcun contagio) ha provato sul Guardian Leif-Erik Easley, professore di studi internazionali presso l’Ewha Womans University di Seoul. «Pyongyang sembra avere problemi con il programma delle Nazioni Unite a causa della responsabilità legale in materia di distribuzione. Perciò preferirebbe procurarsi i vaccini direttamente dalla Cina, soprattutto quelli da somministrare ai militari e lungo le zone di confine. Le forniture Covax, invece, nell’idea di Kim sarebbero da destinare e al resto della popolazione». L’obiettivo del leader è ottenere un vaccino di qualità migliore almeno per l’élite, che però difficilmente potrebbe coincidere con Pfizer. Per due ragioni: il mantenimento della catena del freddo e la necessaria riapertura del dialogo con gli Usa. Discorso diverso per Johnson & Johnson, più pratico da trasportare e somministrare, grazie alla soluzione one shot. Ma i tempi potrebbero essere lunghi, con conseguenze sulla gente potenzialmente devastanti. A tal proposito, il segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterres di recente aveva chiesto ai vertici politici non solo di favorire la somministrazione del vaccino a tutti e senza alcuna discriminazione, ma anche di consentire il reintegro in Corea di operatori e diplomatici, che porterebbero aiuti umanitari fondamentali. Anche di questo, il mese scorso hanno parlato Sung Kim, massimo diplomatico statunitense per gli affari in Corea del Nord e Noh Kyu-duk, omologo per il sud.

Non solo Covid, in Corea prosegue l’emergenza cibo

Il contesto è, infatti, reso ulteriormente precario dalle difficoltà legate all’approvvigionamento alimentare e al cambiamento climatico. I tifoni dello scorso anno stanno mostrando adesso il conto, i raccolti sono ai minimi termini. E l’orizzonte non appare migliore: la recente siccità, a cui sono seguite violente piogge monsoniche, pregiudicherà l’agricoltura anche per i prossimi dodici mesi. Kim non a caso ha parlato di misure urgenti per affrontare un «clima anomalo, mutato ormai in maniera sensibile». Interventi commissionati ai funzionari riguarderanno i sistemi per contenere i danni scaturiti dalle inondazioni. Si tradurranno in opere di rimboschimento, pulizia dei letti dei fiumi e una costante manutenzione degli argini. Dulcis in fundo, le sanzioni internazionali e la chiusura delle frontiere per arginare il Covid, che per il momento compromette le importazioni dalla Cina.

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