Coraggio Italia rischia di scomparire tra defezioni e problemi interni
Con gli addii di Napoli e Ruffino, tamponati dall'arrivo di Lombardo, si assottiglia la pattuglia alla Camera della creatura di Brugnaro e Toti. Chi resta ormai si guarda intorno, da Renzi a Calenda. O si lamenta della gestione del gruppo. E così il progetto rischia di naufragare definitivamente.
Coraggio Italia rischia di restare una scatola vuota, archiviando il sogno di trasformarsi nella forza propulsiva tra i moderati. Il progetto del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, non solo non decolla, con in sondaggi che lo inchiodano – nella migliore delle ipotesi – all’1,5 per cento, ma adesso perde addirittura pezzi.
Osvaldo Napoli e Daniela Ruffino escono, Antonio Lombardo entra
Così Dopo essere rimasto senza contributi del 2 per mille, visto che la richiesta è stata respinta al contrario di quella presentata da Cambiamo! (il movimento di Toti), anche il gruppo alla Camera è in bilico. Gli addii di Osvaldo Napoli e Daniela Ruffino, approdati alla corte di Carlo Calenda, fanno scendere a 20 il numero dei deputati iscritti, la soglia minima, salvo deroghe, prevista a Montecitorio per l’esistenza di un gruppo. In realtà a tenere in piedi la baracca è stato il provvidenziale ingresso, qualche giorno fa, di Antonio Lombardo, ex 5 stelle passato per il movimento FacciamoEco e finito in Coraggio Italia.

Molti Coraggiosi guardano a Italia viva, Azione e Forza Italia
Ora si è tornati sul filo di lana. Basta un’altra partenza e a quel punto, stando al regolamento della Camera, dovrebbe iniziare la procedura di scioglimento, con la conseguente perdita delle risorse e del personale a disposizione. La prospettiva non sembra affatto lontana, anche perché le elezioni si avvicinano. E i parlamentari si interrogano sul futuro. Nei fatti è iniziata la fase di esplorazione con i partiti limitrofi. «Tutti parlano con tutti», ammette una fonte parlamentare. Secondo quanto apprende Tag43, in molti guardano con interesse a Italia viva e all’evoluzione del progetto di Matteo Renzi. Di sicuro gli emissari dell’ex premier sarebbero pronti ad accogliere chiunque voglia entrare con l’idea di ampliare l’area al centro. E magari portare al termine quella fusione, o meglio inglobamento, di cui si era parlato già nei giorni delle trattative per il Quirinale. Il dialogo c’è ed è intenso. Altre sirene arrivano poi da Fratelli d’Italia, l’unico partito in crescita nel centrodestra che potrebbe fornire qualche maggiore possibilità di rielezione. Così come si guarda con interesse ad Azione di Calenda, pensando di seguire l’esempio di Napoli e Ruffino. Non va poi trascurata l’opzione-Canossa, quella del ritorno in Forza Italia, partito da cui molti, in primis Micaela Biancofiore, Cosimo Sibilia e Felice Maurizio D’Ettore, provengono. Gli azzurri di Silvio Berlusconi hanno già spalancato le braccia per riprendere chi è intenzionato a tornare all’ovile, fosse solo per il gusto di distruggere il progetto scissionista promosso da Toti. «Lo abbiamo già fatto con Alessandro Sorte (transitato con i totiani lo scorso anno, ndr), perché non dovremmo farlo con altri?», spiegano da Fi.

Tra i problemi lo scarso appeal di Toti & Brugnaro e la cattiva gestione del gruppo
Coraggio Italia, del resto, è scosso da tensioni tra le due anime fin dalla fondazione. Brugnaro e Tori marciano parallelamente e quasi ognuno va per suo conto, pur restando sotto lo stesso tetto. «La spaccatura è storia nota, ma soprattutto preoccupa l’incapacità di affermarsi come soggetto politico riconoscibile», è l’analisi consegnata a Tag43 da chi è all’interno del gruppo. Non ci vuole una capacità divinatoria per comprendere lo scarso appeal elettorale del sindaco di Venezia e del presidente della Regione Liguria, soprattutto al di fuori dei territori in cui si sono affermati elettoralmente. Da qui il pensiero che cova tra i parlamentari sulle prospettive. Un altro problema, secondo quanto apprende Tag43, sarebbe poi la gestione del gruppo da parte del presidente Marco Marin. I deputati manifestano la loro insoddisfazione, lamentando una scarsa attenzione verso la pluralità del gruppo stesso, che ha accolto una cospicua quantità di ex 5 stelle, per esempio l’ex furbetto del bonus, Marco Rizzone. Il detonatore della crisi interna è stato sicuramente il commiato di Ruffino e Napoli, passati sotto le insegne di Azione. Napoli ha annunciato la sua decisione evitando toni polemici, anzi. «A Giovanni Toti, a Paolo Romani, a Marco Marin e a tutti gli amici di Coraggio Italia va il mio sentito ringraziamento per le battaglie insieme affrontate, con l’auspicio sincero di ritrovarci ancora insieme ad affrontarne di nuove nel solco della tradizione liberale e riformista», ha dichiarato. Parole di distensione, perché non si sa mai: alcuni lo potrebbero raggiungere. Sotto le insegne di un altro partito, in caso in cui i coraggiosi fossero ricordati come una meteora della politica italiana.