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Tre palle e un soldo

Foraggio Italia

La neonata formazione di Toti e Brugnaro è già in fibrillazione. Il nodo è la leadership. Il sindaco di Venezia porta gli schei e quindi pretende di comandare. Il governatore e i suoi al momento abbozzano.

25 Giugno 2021 14:2325 Giugno 2021 14:23 Stefano Iannaccone
leadership Coraggio Italia: toti contro brugnaro

Coraggio Italia, forza politica nascente fondata dall’accoppiata Toti-Brugnaro a fine maggio che ambisce a rappresentare liberali e moderati cercando di erodere consensi a Forza Italia, per il momento arranca. La realtà racconta di una creatura già attraversata da fibrillazioni legate alla leadership e alle poltrone, e affossata nei sondaggi che, nella migliore delle ipotesi, restano inchiodati a poco sopra l’1 per cento. Lo indicano le rilevazioni di Bidimedia e di Swg per La7. E lo conferma a Tag43 Federico Benini, presidente di Winpoll. «Coraggio Italia incontra le stesse difficoltà di altre iniziative simili del passato, come Noi per l’Italia (di Maurizio Lupi, Lorenzo Cesa e Flavio Tosi, ndr)», spiega Benini. «È l’esempio che non c’è spazio per progetti caratterizzati dall’etichetta di moderati. A maggior ragione se manca un leader riconoscibile su base nazionale».

battaglia leadership in coraggio Italia: brugnaro vuole comandare
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro (Getty Images).

Le baruffe tra Brugnaro e Toti per la leadership

E dire che, per Coraggio Italia, gli aspiranti leader sono ben due, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Il progetto però è in affanno: appena si è formato il gruppo alla Camera, sono esplosi i primi malumori. Il nodo principale è la leadership. Brugnaro, infatti, chiede “pieni poteri”, come riferisce a Tag43 una fonte parlamentare che conosce le dinamiche interne. Al di fuori della battuta di salviniana memoria, il sindaco di Venezia vuole guidare il progetto senza troppi lacciuoli. Il motivo? Ci mette i soldi. O, meglio, rivendica di portare avanti la raccolta fondi. Non stupisce. Del resto Brugnaro è il perfetto modello di imprenditore veneto. Fondatore di Umana, holding di 23 aziende che spaziano dai servizi all’edilizia con un fatturato nel 2019 di 700 milioni, è stato presidente di Confindustria Venezia. Non solo: possiede dal 2006 la squadra di basket Reyer Venezia Mestre di cui ha lasciato la presidenza dopo l’elezione a sindaco. Un osso duro per il giornalista Toti che, nei piani del sindaco della Serenissima, dovrebbe accontentarsi di un ruolo secondario. Non è un caso che le fonti interpellate da Tag43 parlino già di Brugnaro come «presidente». E pazienza se le cariche non sono state ancora assegnate.

baruffe tra Toti e Brugnaro per la leadership di Coraggio Italia
Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti (Getty Images).

I totiani abbozzano: «prima lo Statuto»

Spiega un deputato che cerca di minimizzare le tensioni: «Lo Statuto vedrà la luce nei prossimi 7-10 giorni, così da sapere come sarà strutturato il partito sia al livello nazionale che su quello regionale. Sarà predisposto un programma condiviso da tutti. Nelle riunioni dei giorni scorsi c’è stata una grande intesa sugli obiettivi». Eppure, come detto, non c’è alcuna esitazione nell’indicare chi sarà la guida: il sindaco di Venezia, il «presidente», appunto. Una posizione che non viene condivisa dai “totiani”, i parlamentari che avevano aderito al suo primo progetto politico, ribattezzato Cambiamo!, che aveva preso forma già alla Camera e al Senato sotto forma di componente. In questo caso la versione è diversa: «È chiaro che ci sono due leader, al momento niente è stato predefinito rispetto alla dirigenza. Vedremo dopo l’approvazione dello Statuto», raccontano.

In Coraggio Italia ex forzisti di peso e ex M5s

Oltre al duo Brugnaro-Toti, in Coraggio Italia ci sono altri volti legati al primo berlusconismo, uniti ad alcuni fuoriusciti dal Movimento 5 stelle. Su tutti spiccano il senatore Paolo Romani, ex ministro dello Sviluppo economico con Silvio Berlusconi e grande tessitore delle trame forziste, e il deputato Emilio Carelli, giornalista ex direttore di SkyTg, approdato in Parlamento con i grillini. Il capogruppo alla Camera è invece Marco Marin, ex schermidore, eletto a Montecitorio con Forza Italia già nella scorsa legislatura. Il leader della componente al Senato è invece Gaetano Quagliariello, senatore di lungo corso: è dal 2006 a Palazzo Madama. Il suo nome fu inserito, nel 2013, anche tra i saggi individuati dall’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per un progetto di riforma della Costituzione. Dopo gli anni con gli azzurri, Quagliariello ha aderito al Nuovo centrodestra lanciato da Angelino Alfano, lasciandolo in seguito per navigare in altre piccole formazioni di centro.

 

leadership di Coraggio Italia: brugnaro vuole comandare
Da sinistra Gaetano Quagliariello, Giovanni Toti, Luigi Brugnaro e Marco Marin (da Fb).

All’interno di Coraggio Italia non sfuggono le presenze della senatrice Mariarosaria Rossi, un tempo fedelissima del Cavaliere, così come la deputata Micaela Biancofiore, una delle pasionarie del forzismo fin dalla prima ora. Un altro veterano del centrodestra è Osvaldo Napoli, da sempre legato a Berlusconi, oggi alla Camera eletto proprio nelle liste di Forza Italia. Di lui si ricorda anche il “finto arresto” subito da parte dei manifestanti del Movimento dei Forconi, quando paradossalmente non era nemmeno parlamentare. Ma in Coraggio Italia non ci sono solo ex azzurri. Nel gruppo alla Camera trova spazio Marco Rizzone, espulso del Movimento 5 stelle per il caso dei “furbetti del bonus” (i parlamentari che hanno richiesto i 600 euro per il Covid). Il deputato aveva abbracciato la causa di Bruno Tabacci, ora è stato politicamente sedotto da Toti e Brugnaro. Altri ex grillini passati nel progetto di Brugnaro e Toti sono Matteo Dall’Osso, che era già andato in Forza Italia dopo pochi mesi di legislatura, Carlo Ugo De Girolamo e Fabio Berardini.

I malumori si allargano alle seconde linee 

E proprio tra le seconde linee crescono ulteriori malumori. A Tag43 riferiscono di tensioni per l’elezione del segretario di presidenza alla Camera (incarico che spetta ai gruppi): alla fine l’ha spuntata Giorgio Silli, pratese, che in questa legislatura ha cambiato varie componenti politiche, preferito a Cosimo Sibilia, altro ex berlusconiano di lungo corso e presidente della Lega Nazionale Dilettanti di calcio. Si vocifera che Sibilia ambisse al ruolo all’interno dell’ufficio di presidenza a Montecitorio, anche in virtù dell’esperienza maturata nei Palazzi. Ma le cose sono andate diversamente.

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