Quella ormai alle spalle è stata l’ennesima settimana scialba di Coppa Italia. Mal tollerata dai club, svilita dalla Lega, persino snobbata dai tifosi, che comunque in seguito alle disposizioni anti Covid avevano una giustificazione per lasciare deserti gli spalti. Insomma, non che sia una novità, ma il prodotto resta uno dei meno attraenti d’Europa. E questo per diversi motivi. Su tutti spicca la formula, che tutela le squadre più importanti annullando il potenziale fascino di un torneo che, nelle omologhe versioni estere, regala volentieri grandi sorprese e imprese calcistiche da tramandare ai posteri. Da diversi anni si parla di modificare il format, magari ispirandosi ad altri più brillanti utilizzati in giro per l’Europa. Propositi a cui sarebbe opportuno far seguire i fatti, evitando l’ennesimo carico di promesse da marinai.
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Coppa Italia, la formula del torneo 2021/2022
La maggior parte delle big farebbe a meno di giocare il torneo e, addirittura, di vincerlo. Non è un segreto. Eppure, in virtù di una griglia che privilegia le posizioni nella classifica di Serie A dell’anno precedente, entrano nella competizione a un paio di partite dalla finalissima. Trovandosi, in sostanza, la strada spianata verso il successo. La formula della Coppa Italia in corso, giusto per intenderci, prevede la partecipazione di 44 squadre, ovvero i venti club di A e B, più quattro di C. Nell’edizione scorsa erano 78. Le partite sono secche, eccetto le semifinali, per cui sono previste gare di andata e ritorno, e privilegiano le squadre che si trovano nella posizione più alta del tabellone. Queste infatti disputato i match in casa. Come accennato, poi, chi ha terminato lo scorso campionato nelle prime otto piazze, fa il suo ingresso direttamente agli ottavi di finale. Un meccanismo diabolico perfetto per respingere i sogni delle piccole. Le ultime da considerare tali sono il Vicenza, vincitrice della competizione nel 1997 e l’Alessandria semifinalista nel 2016. Più in generale, comunque, non se ne trovano molte. Esattamente il contrario di quanto accade altrove, in particolare in Inghilterra e Francia, dove l’estrema imprevedibilità e i frequenti giant killing alimentano il fascino di tornei seguitissimi.

L’atmosfera unica dell’FA Cup in Inghilterra
La coppa calcistica nazionale per eccellenza è la FA Cup inglese. Si tratta della più antica competizione ufficiale al mondo, essendo stata istituita nel 1871, e a lungo è stata considerata in Inghilterra persino più prestigiosa del campionato. Il suo fascino risiede ancora oggi nella formula. Non esiste un numero fisso di partecipanti, in quanto sono ammesse tutte le squadre in grado di ospitare una partita ufficiale. Gli accoppiamenti della FA Cup sono casuali, senza teste di serie, ed è sempre il sorteggio a determinare quale squadra gioca in casa. In caso di parità, le partite vengono rigiocate con cambio di campo. All’edizione 2021/22 della Coppa d’Inghilterra si sono iscritti 729 club: le squadre più in alto nel sistema calcistico inglese sono esentate da alcuni turni, ma una volta che fanno ingresso nella competizione non ci sono paletti.

Così le grandi di frequente cadono. Il 5 febbraio 1972 l’Hereford United, compagine dilettantistica di quinta divisione, eliminò il Newcastle United nel replay del terzo turno. Senza ripetizione, il 29 gennaio 1949 lo Yeovil Town aveva fatto fuori il Sunderland, all’epoca noto come Bank of England Club per i tanti soldi spesi sul mercato. Nel 2016/17, la corsa del Lincoln City si è fermata ai quarti contro l’Arsenal: erano 103 anni che una squadra semiprofessionistica non arrivava così lontano nella competizione.
Ma in fondo, cosa importa se non si completa l’impresa? Basta guardare cosa è successo a Stamford Bridge l’8 gennaio 2022, al gol della bandiera segnato da Akwasi Asante in Chelsea-Chesterfield, sul risultato di 5 a 0 per i padroni di casa.
La Coppa di Francia e la favola del Calais
Poi c’è la Coupe de France, ovvero la competizione calcistica più démocratique che ci sia. La struttura del torneo è simile a quella della FA Cup, ma la partecipazione è ancora più ampia: vi prendono parte anche le squadre dei dipartimenti d’oltremare come Guadalupa, Reunion e Guyana francese. Ai nastri di partenza dell’edizione 2021/22 si sono presentati 7287 club, con i 20 di Ligue 1 entrati ai trentaduesimi di finale, a dicembre. Ma non si può parlare di Coppa di Francia senza citare la favola del Calais. Nella stagione 1999/2000, questa squadra del Championnat de France Amateur (quarta divisione), composta da pescatori, operai, postini e parrucchieri, riuscì ad arrivare in finale, dove fu sconfitta dal Nantes. Dal tunnel della Manica allo Stade de France, Les canaris ebbero la meglio prima su squadre di categoria pari o inferiore, per poi abbattere Dunkerque, Lille, Cannes, Strasburgo e soprattutto Bordeaux. Niente da fare, come accennato, nella finalissima di Parigi contro il Nantes (sconfitta per 2-1): ma sono rimasti nell’immaginario collettivo i due capitani che sollevano insieme il trofeo. Meritato riconoscimento per un torneo di livello altissimo.

Nel 2018 il Les Herbiers era arrivato a giocarsi la Coppa di Francia contro i miliardari del Paris Saint-Germain dopo una semifinale tutta di Championnat Nationale (terza serie) con lo Chambly. Ed è di pochi giorni fa la curiosa storia dell’FC Versailles che, dopo aver raggiunto gli ottavi della competizione per la seconda volta nella sua storia, sarebbe stato costretto a giocare contro il Tolosa in trasferta anziché in casa. Colpa della pluricentenaria legge secondo cui nessuna fonte di luce dev’essere visibile dalla camera del re nei dintorni della reggia. Sarebbe stato molto suggestivo, ma purtroppo è falso. l’FC Versailles non può giocare in casa, si può dire, per il motivo opposto: lo Stade Montbauron non è dotato di impianto di illuminazione ed è dunque inadatto a ospitare un match nel tardo pomeriggio.
Copa del Rey, dalla storica eliminazione del Barça all’Alcorconazo
Alla Copa del Rey spagnola partecipano tutte le squadre professionistiche, più una selezione di quelle semiprofessionistiche e dilettantistiche: all’edizione 2021/22 hanno preso parte in tutto 126 club. I turni sono in tutto otto e le big ne saltano solo uno, quello delle eliminatorie regionali. Nel 2001/02, i catalani dell’Unió Esportiva Figueres della Segunda División B (terza serie) arrivarono in semifinale, superando tra le altre il Barcellona. Che nel 2004, con un giovanissimo Messi in campo, uscì sconfitto dal minuscolo Municipal de Santa Coloma, stadio di casa del Gramenet. Nel 2009, il Real Madrid fu travolto 4-0 negli ottavi di finale dall’Alcorcon: la partita è passata alla storia come “Alcorconazo” e, per la cronaca, i Blancos sono stati eliminati dallo stesso piccolo club anche nel 2021. Nel 2021, i rossoneri del Mirandes (terza serie) si fermarono in semifinale contro l’Athletic Bilbao, dopo aver battuto Villarreal, Racing Santander ed Espanyol. La formula della Coppa del Re è praticamente identica a quella della Coppa Italia, con gare a eliminazione secca tranne le semifinali, giocate in andata e ritorno, più finale in campo neutro. Ma la partecipazione più ampia rende possibili le sorprese.
DFB-Pokal, l’impresa del Saarbrücken nel 2020
Tra le varie coppe nazionali estere, quella numericamente più vicina alla Coppa Italia è la DFB-Pokal. 64 le squadre partecipanti, ma in Germania i turni sono tutti a gara secca, in casa della squadra militante nella serie inferiore, con il sorteggio nel caso in cui le compagini appartengano alla medesima divisione. E le sorprese per questo non sono affatto rare: nel 2018 l’Eintracht Francoforte campione in carica uscì subito dal torneo, sconfitto 2-1 dall’Ulm, club che allora militava nella Regionalliga Sudwest, quarta e semi-professionistica serie del calcio tedesco. Proprio come il Saarbrücken, che nel 2020 è arrivato in semifinale, solo allora è stato superato 3-0 dal Bayer Leverkusen.