In un’intervista uscita ai primi di giugno sul Wall Street Journal il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva affermato che l’Ucraina era pronta a lanciare la sua attesa controffensiva e che confidava fermamente nel successo. Allo stesso tempo aveva ammesso la superiorità aerea russa e il fatto che la mancanza di protezione dal cielo avrebbe fatto crescere il numero di vittime tra l’esercito di Kyiv. Il capo di Stato aveva anche però manifestato qualche dubbio: «Non so quanto tempo ci vorrà e a essere onesti, può andare in vari modi, completamente diversi», ha sottolineato, aggiungendo che Kyiv avrebbe voluto avere un maggior numero di armi dall’Occidente, ma è pronta comunque a muoversi. «Non possiamo aspettare per mesi». Già alla fine di maggio il suo consigliere Michailo Podoliyak aveva affermato che le operazioni per la controffensiva erano già in atto, mentre in seguito la vice-ministra della Difesa Hanna Malyar ha corretto il tiro, comunicando che l’Ucraina non dirà certo quando la controffensiva comincerà: «I piani amano il silenzio».

Il ministero della Difesa russo parla di offensiva sventata a Donetsk
Amore non condiviso dal ministero della Difesa russo. Stamani sarebbe stata sventata una grande offensiva ucraina nella regione meridionale di Donetsk nella quale sarebbero stati uccisi 250 soldati ucraini. Secondo Mosca, come riporta Ria Novosti, l’Ucraina avrebbe lanciato l’offensiva domenica utilizzando sei battaglioni meccanizzati e due battaglioni di carri armati. Non è però chiaro se questo attacco rappresenti l’inizio delle operazioni su larga scala di Kyiv.
I dubbi Usa su un possibile successo ucraino e la moltiplicazione dei piani di pace
Questo il riassunto delle voci da Kyiv nell’ultima decina di giorni, quando in realtà è da almeno un paio di mesi che il piano di riconquista dei territori, dal Donbass alla Crimea, viene sbandierato ai quattro venti, accompagnato dalla propaganda ucraina interna ed esterna e dalle dichiarazioni degli alleati che si dividono tra quelle più oltranziste dei leader dell’Unione Europea e quelle un po’ più caute che arrivano in parte dalla Casa Bianca e dal Pentagono. I dubbi sul successo ucraino, cioè della liberazione dei territori occupati dal 2014, sono diffusi e non è un caso che nelle ultime settimane siano spuntati come funghi i piani di pace, incluse le voci di una riedizione di quello stilato da Zelensky, ma su basi più realistiche. In ogni caso tra maggio e inizio giugno, di fronte allo stallo sostanziale degli scontri nel Donbass, a eccezione della vittoria a Bakhmut dei russi, la guerra si è spostata dal terreno al cielo, con un duello fatto di missili e droni, e la novità delle sempre più frequenti incursioni di milizie filoucraine nelle regioni russe di confine. Prodromi della controffensiva?

Tutti i dubbi sulle strategia di Ucraina e Russia
Difficile decifrare davvero quello che accade sul campo, considerando la nebbia della disinformazja e le varie operazioni che possono davvero far parte del piano di contrattacco o solo maskirovka, manovre di inganno militare, già viste nel corso di questi 15 mesi di conflitto. L’Ucraina vuole quindi provare ad attaccare nel Donbass, dove in realtà si combatte da oltre nove anni e la linea del fronte è cementificata? O vuole solo creare l’impressione di un assalto sulla cintura di Donetsk per distogliere l’attenzione dal fronte del sud, tra Zaporizhzhia e Kherson, con Melitopol nel mirino? La Russia ha imparato la lezione dell’autunno scorso tra Kharkiv e proprio Kherson e dopo il ripiegamento ha difese sufficienti? I raid dei gruppi antiputiniani a Belgorod sono dei diversivi tattici o vogliono solo coprire il fatto che Kyiv non è, per varie ragioni, ancora pronta a cominciare la controffensiva su larga scala? I bombardamenti russi servono a ridurre la capacità d’attacco ucraina o celano l’impossibilità di perseguire gli obiettivi prefissati e un’ulteriore avanzata? Alla luce di ciò che è accaduto negli ultimi sei mesi, tutto sommato poco, con spostamenti minimali su tutta la linea del fronte, e al netto della propaganda sia russa che occidentale, il quadro è quello di un conflitto di logoramento che non lascia prevedere capovolgimenti repentini a favore di un attore o dell’altro. I recenti commenti di Zelensky alla stampa occidentale sulla controffensiva hanno lasciato intravedere una certa insicurezza rispetto al passato anche recente, e anche quelli sull’ingresso nella Nato, archiviata sino a che la guerra durerà, hanno indicato un realismo maggiore: restano appunto da chiarire le risposte alle domande di cui sopra e da vedere se l’Ucraina avrà il potenziale militare per raggiungere i propri obiettivi oppure sarà costretta a trovare un compromesso con la Russia a un tavolo dove conterà soprattutto il ruolo degli Stati Uniti.
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