Controffensiva ucraina, i rischiosi (fanta) scenari in caso di disfatta russa

Stefano Grazioli
08/05/2023

Se Zelensky dovesse annichilire Putin riconquistando Donbass e Crimea, ci sarebbe un non indolore passaggio di potere al Cremlino, sempre più arroccato sul lato nazionalista e anti-occidentale. Con la Cina in agguato. E la debole guida di Bruxelles soppiantata da Usa e Nato. Tutti gli sviluppi di un effetto domino.

Controffensiva ucraina, i rischiosi (fanta) scenari in caso di disfatta russa

L’annunciata controffensiva ucraina può dare tre esiti: il trionfo delle truppe di Kyiv, che secondo gli obiettivi del presidente Volodymyr Zelensky consiste nel respingimento delle forze russe oltre i confini cambiati già nel 2014, cioè con la riconquista dell’intero Donbass e della Crimea; la sconfitta totale ucraina e il rilancio dell’invasione russa in tutto il Paese; il sostanziale nulla di fatto, con le forze del Cremlino che resistono, ma non sono in grado di contrattaccare: il conflitto rimane congelato. Al di là delle previsioni sempre difficili da azzeccare, soprattutto quando la nebbia della guerra è molto densa e la disinformazione complicata da decifrare, si può ipotizzare quello che succederebbe nel primo caso, cioè nel successo ucraino, e occidentale, e nella conseguente disfatta russa.

La via primaria: niente diplomazia, ma conflitto aperto

Al momento l’Ucraina e gli alleati occidentali puntano proprio sulla vittoria sul campo: soprattutto per Zelensky e il partito della guerra europeo, capeggiato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e dall’Alto commissario Josep Borrell, non c’è alternativa. Se il presidente ucraino è imprigionato per forza di cose nella retorica anti-russa, i vertici dell’Unione europea non pensano a mediare le diverse posizioni che esistono, né quelle dei vari leader, né quelli degli elettori del continente. La via primaria non è quella della diplomazia, ma quella del conflitto aperto, costi quel che costi.

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Ursula von der Leyen e Volodymyr Zelensky. (Getty Images)

In guerra senza pensare agli effetti: vizietto tipico dell’Occidente

E allora è il caso di domandarsi cosa vorrebbe dire l’annientamento della Russia, poiché è tipico dell’Occidente, dell’Unione europea come degli Stati Uniti, andare in guerra senza pensare agli effetti. Dopo la fine della Guerra fredda sono innumerevoli i casi di questo tipo, a partire dall’Iraq, passando per l’Afghanistan, la Siria, la Libia e ovviamente l’Ucraina, dato che se è evidente che l’invasione russa su larga scala sia cominciata il 24 febbraio 2022, lo è altrettanto il fatto che il duello geopolitico tra Russia e Occidente per l’influenza sull’ex repubblica sovietica sia iniziato qualche decennio prima e l’escalation sia il frutto non solo del neo imperialismo russo o presunto tale, ma anche della strategia degli Usa, con Nato e Ue al seguito.

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Talebani in Afghanistan. (Getty Images)

Russia sconfitta e ancor più arroccata sul lato nazionalista

Cosa succederebbe dunque se la controffensiva ucraina fosse talmente devastante come se lo augurano Zelensky e i falchi, notoriamente miopi alla prova dei fatti, tra Washington e Bruxelles? È facile dire che i russi si ritirerebbero dal Donbass e dalla Crimea e sarebbe finita. Il domino inizierebbe ovviamente a Mosca, con un passaggio di potere al Cremlino non indolore, scatenato dalla lotta dentro e fuori i corridoi nella qualche non è ben chiaro chi prevarrebbe, ma visto che il sistema putiniano ha emarginato le colombe è facile pensare che avrebbero inizialmente la meglio coloro che tengono le redini del sistema, cioè i siloviki, gli uomini dei servizi e dell’apparato. Il risultato sarebbe una Russia non solo sconfitta, ma ancor più arroccata sul lato nazionalista e anti-occidentale. Il che la sposterebbe ancor di più sul lato cinese, con Pechino comunque ben contenta di aver un alleato indebolito e più gestibile.

Controffensiva ucraina, i rischiosi (fanta) scenari in caso di disfatta russa
Manifestanti pro Ucraina. (Getty)

Germania e Francia sempre più vassalli di Washington?

L’isolamento di Mosca sulla sponda occidentale non cesserebbe d’improvviso, con l’abolizione delle sanzioni, il ripristino dei rapporti con Europa e Usa, accompagnato dall’immediato ingresso dell’Ucraina nella Nato. Il cambiamento degli equilibri in atto, da un mondo unipolare a trazione statunitense a uno multipolare con più peso a Oriente e nel Sud, non si arresterebbe, anzi. Soprattutto l’Europa diventerebbe la linea di frontiera tra il blocco di una Russia sempre più in balia della Cina e gli Stati Uniti che con la Nato soppianterebbero di fatto la debole guida di Bruxelles. Ci sarebbe poi da chiedersi se Germania e soprattutto Francia starebbero al gioco, diventando ancor più vassalli di Washington di quanto non abbia già detto il presidente francese Emmanuel Macron.

Controffensiva ucraina, i rischiosi (fanta) scenari in caso di disfatta russa
Emmanuel Macron e, dietro di lui, Putin e Zelensky. (Getty)

L’ipotesi di un compromesso per evitare di fare un regalo alla Cina

La Russia, sconfitta in Ucraina, rimarrebbe in ogni caso una potenza nucleare e il Paese più esteso del mondo, con il rischio che la lotta tra i siloviki inneschi appunto la seconda fase del domino, quella che dal centro porterebbe alla periferia e alla probabile disgregazione, tra guerre intestine e nei Paesi vicini, inevitabilmente coinvolti sulla scacchiera che dal Caucaso va in Asia centrale: teatri negli ultimi anni di piccoli e grandi conflitti che hanno coinvolto solo le repubbliche ex sovietiche, ma che con l’implosione della Russia si allargherebbero con la partecipazione degli attori come Cina e Turchia a guidare la fila. Lo scenario dopo il successo della controffensiva ucraina potrebbe essere questo: ecco perché, anche e soprattutto negli Stati Uniti, c’è chi ragiona diversamente da Zelensky e Borrell, e il discorso di un compromesso che passa dal pragmatismo cinese di Xi Jinping potrebbe condurre a evitare un disastro. Anche perché non si sa ancora come reagirebbe Vladimir Putin di fronte alla Crimea messa davvero a fuoco e fiamme.