«Ringrazio il Pd e Letta per la disponibilità e la lealtà nella proposta» di candidatura per il seggio di Roma1 ma «dopo un nuovo supplemento di riflessione ho capito che in questa fase ho ancora molto da fare per il M5s. Non mi è possibile dedicarmi ad altro». Giuseppe Conte dopo una giornata di riflessione ha deciso che non correrà per le suppletive della Capitale. Il leader M5s ha precisato che il suo rifiuto non è per «spocchia perché da parte mia sarebbe un onore, ma ritengo che non sarebbe corretto, dovendomi dedicare al Movimento, candidarmi per una carica per cui rischierei di essere un assenteista».
Conte nel mirino di Calenda e Renzi
La decisione di Conte è arrivata nella serata del 6 dicembre dopo una giornata di polemiche e attacchi da parte di Carlo Calenda, che ha annunciato la sua candidatura, e Matteo Renzi. «Se nel collegio di Roma 1 il Pd mette in campo una candidatura riformista», ha spiegato il leader di Italia viva nella sua Enews, «noi ci siamo. Se il Pd candida Conte, la candidatura riformista la troveremo in ogni caso. Perché il Pd può fare quello che crede, ma regalare il seggio sicuro al premier del sovranismo significherebbe subalternità totale. È un seggio parlamentare non un banco a rotelle». Non è stato da meno Calenda: «Sono pronto a candidarmi pur di evitare che un seggio vada ai 5 stelle. Non esiste cedere un collegio dove hanno fatto scempio. Basta con il M5s», ha twittato ieri. Stamattina ha poi precisato: «La questione non ha nulla a che fare con Conte personalmente (che non conosco e non ho mai sostenuto) ma con i 5s. A Roma hanno fatto disastri e preso il 5,3 in centro. Farli rientrare dalla finestra regalandogli un posto era inaccettabile. Mi sono semplicemente opposto a questo».
La questione non ha nulla a che fare con Conte personalmente (che non conosco e non ho mai sostenuto) ma con i 5S. A Roma hanno fatto disastri e preso il 5,3 in centro. Farli rientrare dalla finestra regalandogli un posto era inaccettabile. Mi sono semplicemente opposto a questo. https://t.co/8mVfa3fpN7
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) December 7, 2021
La risposta di Conte: «Non ci sono i presupposti per costruire una collaborazione così larga»
In serata la risposta di Conte ai due: «Quando uno vede delle uscite saccenti e sguaiate è inevitabile prendere atto che più che un campo largo rischiamo di diventare un campo di battaglia. Non ci sono i presupposti per costruire una collaborazione così larga». Il passo indietro di Conte crea un certo imbarazzo a buona parte del Pd e al segretario Enrico Letta – sostenitori dell’alleanza con il M5s – che ora devono trovare un candidato alternativo. Nei giorni scorsi si era parlato di Enrico Gasbarra e di Cecilia D’Elia. Ma Calenda mette le mani avanti e mette in guardia Letta: «Prima di combinare un altro macello facciamo una telefonata di 5 minuti…».