L’altalena di Giuseppe Conte tra Vladimir Putin e Donald Trump

Stefano Iannaccone
21/04/2022

Prima la vicinanza a Putin, insieme con l'allora alleato Salvini. Poi a Trump con gli strascichi del Russiagate. Infine le ombre sulla missione russa in Italia durante i mesi più duri della pandemia. L'altalena dell'ex premier.

L’altalena di Giuseppe Conte tra Vladimir Putin e Donald Trump

«Auspichiamo che le sanzioni siano transitorie» e quindi il loro «superamento». Così parlava Giuseppe Conte da presidente del Consiglio del governo gialloverde, dopo il vertice, a Palazzo Chigi, con Vladimir Putin. E quel faccia a faccia era una risposta diretta all’invito che l’allora avvocato del popolo aveva rivolto al numero uno del Cremlino, oltre che una presa di posizione chiara nella collocazione internazionale. Nell’ottobre 2018, pochi mesi dopo l’insediamento alla guida dell’esecutivo, Conte era stato a Mosca, dove aveva espressamente chiesto al presidente russo di tornare in Italia. «Manca da troppo tempo», furono le parole dell’attuale leader del Movimento 5 stelle, che in quella sede ribadì: «Se sono qui oggi in visita ufficiale è perché voglio evidentemente testimoniare al presidente Putin la costante disponibilità dell’Italia al dialogo».

La politica di Giuseppe Conte tra Vladimir Putin e Donald Trump
Vladmir Putin con Giuseppe Conte (da Facebook).

Il passaggio non fu certo secondario: in quel momento l’Italia era vista come la testa d’ariete per far cessare le sanzioni, irrogate dopo l’annessione della Crimea, alla Russia. Del resto Conte era fedele interprete della linea seguita dai due partner della maggioranza. La Lega di Matteo Salvini era storicamente filo-Putin. È superfluo rammentare le azioni di sostegno pubblico nei confronti del capo del Cremlino. Così come il M5s che non ha mai negato, negli anni scorsi, il feeling con Mosca, anche in ottica anti-Ue. Putin stesso manifestava la propria soddisfazione: «Siamo grati all’Italia per la sua posizione verso la Russia», disse dopo aver parlato con il premier. In questo scenario, lo scetticismo dei partner occidentali era palese nei confronti dei gialloverdi, sempre più orientati all’abbandono dell’atlantismo da parte dell’Italia.

tra putin e trump: l'altalena di Conte
Giuseppe Conte (da Fb).

Il Russiagate e le ombre sulla visita di William Barr 

La posizione ondivaga di Conte ha portato a un ribaltamento nel 2019, quando l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, fece una sorta di endorsement all’avvocato di Volturara Appula, generando il personaggio di Giuseppi, a causa dell’errore nel tweet in cui auspicava la sua permanenza a Palazzo Chigi dopo la caduta dell’esecutivo Lega-M5s. Così, in poche settimane, si completava l’avvicinamento a Washington dopo mesi di scambi intensi con Putin. Tuttavia, anche questa fase è stata caratterizzata da una profonda ambiguità. Perché Trump è pur sempre The Donald, non proprio un interprete autentico dello spirito atlantico. Il supporto della Casa Bianca era infatti abbastanza interessato. Come emerso successivamente William Barr, allora procuratore generale degli Usa e uomo di fiducia di Trump, era venuto in Italia per capirne il ruolo nell’ambito del Russiagate, la presunta interferenza del Cremlino per appoggiare proprio The Donald. L’ex capo della Casa Bianca era insospettito dal possibile ruolo ricoperto da Matteo Renzi, in asse con Hillary Clinton, sulla diffusione di informazioni tornate utili appunto per aprire il caso. Conte, insomma, poteva riaccreditarsi presso gli Stati Uniti, dando seguito a determinate richieste, almeno secondo questa ricostruzione. Che però oggi il presidente dei 5 Stelle ha smentito categoricamente. «Il fatto che dopo la riunione ufficiale del 15 agosto 2019 avvenuta nella sede della nostra Intelligence, a Roma in piazza Dante, si sia tenuta una cena la sera stessa tra la delegazione americana e l’allora Direttore del Dis Vecchione (fedelissimo di Conte, ndr) è circostanza di cui non ero specificamente a conoscenza», ha scritto su Facebook. «Se però», ha aggiunto, «la cena si è tenuta in un noto ristorante nel centro storico di Roma immagino sia stata motivata da cortesia istituzionale, piuttosto che della necessità di avere uno scambio riservato di informazioni». Quindi «per completezza, preciso che non mi sono mai state riferite neppure altre cene o pranzi che i nostri vertici dell’intelligence hanno avuto con altri rappresentanti di governi esteri», ha concluso, ribadendo di non aver incontrato Barr in privata sede. E di aver «sempre perseguito in tutte le sedi l’interesse nazionale».

La politica di Giuseppe Conte tra Vladimir Putin e Donald Trump
Donald Trump e Giuseppe Conte (da Fb).

La missione militare russa durante la pandemia

Archiviata l’era Trump, Conte ha dovuto fare i conti con la pandemia, che a posteriori ha aperto un altro caso diplomatico. La strada porta, nuovamente, a Mosca: la missione russa per aiutare l’Italia, travolta dalla prima ondata del Covid-19. Con i sospetti su possibili operazioni di spionaggio da parte del Cremlino. E così si è arrivati ai giorni nostri, al numero uno del Movimento che ha assunto una posizione sempre più prudente sul sostegno militare all’Ucraina. Tanto che si parla di un’iniziativa parlamentare per stoppare l’invio di armi a Kyiv. Una posizione che non piacerà molto alla Casa Bianca, dove nel frattempo si è insediato Joe Biden. Che non vanta propriamente un grande feeling con Conte.