Nelle segrete stanze di Palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato, i mandarini del diritto hanno aperto un dossier delicato, da maneggiare con cura e riservatezza. Al centro, c’è l’eliminazione del limite dei dieci anni di fuori ruolo, che obbliga i magistrati amministrativi, ma anche gli Avvocati di Stato e i membri della Corte dei Conti, a rientrare nelle sedi di origine dopo aver consumato, appunto, dieci anni al servizio di altre amministrazioni. Il “caso” che ha fatto riaprire il dossier è quello di Roberto Chieppa. Il segretario generale di Palazzo Chigi tra qualche mese avrà consumato il suo plafond di anni fuori dal Consiglio di Stato e, senza una norma ad hoc, dovrà lasciare Mario Draghi per tornare a Palazzo Spada da presidente di sezione.
Chi sono i consiglieri di Stato fuori ruolo
Giurista di livello, già segretario generale dell’Antitrust, Chieppa ha attraversato i governi Conte 1 e 2, garantendo l’equilibrio dell’amministrazione dai rischi di sbandate e irritualità dei 5stelle e della Lega. Questo gli ha permesso di mantenere l’appoggio del Quirinale nel cambio Conte-Draghi. Sono ben 13 i Consiglieri di Stato fuori ruolo. Tra loro, spiccano nomi di prestigio come Roberto Garofoli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Deodato, capo del Dagl (il potente dipartimento giuridico del governo), Claudio Contessa, capo legislativo di Cingolani, Giuseppe Chinè, capo di gabinetto all’Economia. Per alcuni di loro, fuori ruolo da anni, l’attuale sarà l’ultimo governo a cui potranno partecipare. Un altro caso che fa discutere nelle affrescate stanze del Palazzo è quello di Antonio Scino, avvocato dello Stato, che Giorgetti vorrebbe al Mise come segretario generale, ma che ha già consumato il suo decennio in vari incarichi, soprattutto a fianco di ministri del Centrodestra.
Un’operazione difficile
Riusciranno i potenti cultori del diritto e della legislazione a modificare la norma capestro? Chi annusa questi ambienti, ritiene che un colpo di mano della casta non sarà facile, tanto più che il regista di questa azione, il presidente Filippo Patroni Griffi, dopo lo scandaletto che lo ha visto coinvolto su una vicenda dai confini rosa con l’ormai famoso avvocato Amara, difficilmente potrà farsi paladino dell’abolizione del “fuori ruolo”.