Su 1532 compiti già corretti, solo 88 sono risultati idonei al concorso in magistratura. «In troppi scrivono male», hanno tuonato i commissari, che oltre alle lacune tecniche avrebbero riscontrato numerosi errori grammaticali e sintattici. Il rovescio della medaglia è una selezione ulteriormente rallentata. Difficile in condizioni simili trovare i 310 vincitori. A presentarsi, lo scorso luglio, erano stati 5827, a 3797 ammontava, invece, il numero di coloro che avevano consegnato la prova. Evidentemente insufficiente a riempire tutti i posti a disposizione. Per non parlare degli altri mille giudici richiesti dal plenum del Csm e che dovrebbero essere in realtà cinquecento. Se infatti il trend proseguisse invariato alla fine dei giochi, gli idonei potrebbero essere solo 216, circa 100 in meno di quelli in origine necessari.
La possibile riforma del concorso in magistratura
La situazione, purtroppo, ha anche un precedente, datato 2008, ma questa volta i limiti paiono abbondantemente superati al punto che anche la ministra della Giustizia Marta Cartabia avrebbe richiesto maggiore attenzione alle istituzioni di riferimento. In sostanza, una migliore formazione per studenti che poi andranno a svolgere la delicata professione di giudici. Naturalmente, resta il dubbio se si ci si trovi di fronte a commissari molto severi o ad aspiranti giudici effettivamente impreparati. Anche per questo Cartabia ha spiegato: «Troppe volte i concorsi per l’accesso in magistratura non riescono a selezionare neppure un numero di candidati sufficienti per ricoprire tutte le posizioni messe a bando. È un dato su cui riflettere, che segnala un problema che deve essere affrontato al più presto».
Sarebbero così al vaglio nuove regole per l’accesso alla professione. L’ultima volta era accaduto undici anni fa, fino ad allora ai laureati era consentito presentarsi immediatamente al concorso. Oggi invece trascorrono praticamente due anni, in cui bisogna mettere insieme 18 mesi di tirocinio in tribunale o in alternativa affrontare la scuola di specializzazione in professioni legali. Alternativamente si può accedere previa abilitazione come avvocato o al termine di un dottorato di ricerca. Strade diverse, ma durata pressoché identica.