Concessioni balneari e affari di famiglia: il racconto della settimana

Questo è il momento di rilevare uno stabilimento. Quindi che la battaglia per con mio fratello Alberico inizi. In virtù del progetto che chiamerò Professione Vacanze, in onore al vecchio Jerry Calà. Il racconto della settimana.

Concessioni balneari e affari di famiglia: il racconto della settimana

Oggi fuori dalla finestra il cielo è così bianco che pare quasi di essere a Milano invece che a Londra. Parlo al telefono con mio cugino Andrea. Zio Kiko è morto. In fondo me ne dispiaccio, gli volevo bene e so che a suo modo anche lui me ne voleva. Ricordo con affetto le estati in villa da lui a Forte dei Marmi, con l’altro mio cugino Stefano, e con malinconia le serate d’inverno trascorse nell’appartamento di Via Amedeo d’Aosta a giocare a carte, tutti riuniti attorno al grosso tavolo verde della sala da pranzo.

Aveva comperato quella casa da Gianni Rivera che in quel periodo l’aveva data in usufrutto ad una sua amante. Finita la storia, venduta la casa. Gianni Rivera glielo presentai io, a una festa a casa di Ambrosio a Portofino. Curioso è il fatto che lo zio Kiko poi, anni dopo, vendette quello stesso appartamento a un altro grande giocatore del Milan, l’allora 22enne Paolo Maldini. A parte questo cosa poter dire di un uomo che ha speso tutti i suoi soldi in viaggi, gioco e troie? Che riposi in pace, questo si può dire, anche perché con lui, l’ultimo sopravvissuto, se ne va la generazione che ci ha preceduto. Che poi forse in fondo aveva ragione lui, le troie sono sempre il miglior investimento e io ne so qualcosa, dopo due matrimoni e innumerevoli fidanzate, con le quali nulla è rimasto, a parte una dose massiccia di risentimento e una serie di cause in tribunale.

L’unica cosa che avevamo in comune ormai era il letto che dividevamo in questo mastodontico appartamento al centro di Kensington trasformato in una guida sopraffina alla paranoia

Certo da Sabrina è nata Beatrice, che in fondo è la cosa a cui tengo di più al mondo, però illusoriamente pensavo che questa volta con Lucrezia potesse essere diverso. E invece… fanculo! Il punto è che Lucrezia se ne è andata. Ormai sono passate due settimane. Dopo un periodo che mi pare sia stato interminabile, di liti da paura, musi da tempesta, schiaffi, punzecchiate crudeli e silenzi assordanti. Anche cercare di parlare negli ultimi mesi risultava impossibile, come scavare in un deserto in cerca d’acqua. Un tempo potevo stare ore, seduto in un angolo, solo a osservarla. Nell’ultimo periodo eravamo capaci solamente di farci incazzare a vicenda. L’unica cosa che avevamo in comune ormai era il letto, che dividevamo in questo mastodontico appartamento al centro di Kensington, che lentamente si stava, giorno dopo giorno, trasformando in una guida sopraffina alla paranoia. Niente più melassa, burro e marmellata. Niente più fedine di Tiffany, niente più spalle liscissime sotto vestiti di lino leggeri. Niente più sguardi languidi, sesso anale, carezze e progetti di matrimoni sulla spiaggia con 200 invitati e mega party al Club 55 di Saint Tropèz tipo Mick e Bianca Jagger. Niente più baci sul collo e odore di fragola sotto le mutandine. Niente di niente.

Dopo quella storia mio padre lo ha diseredato per la vergogna e deve essere stato un bel rospo da ingoiare per il vecchio, se in tutti questi anni, con tutto quello che ho combinato, non ha diseredato mai nemmeno me

Conviene non pensarci e focalizzare il motivo per cui sono atterrato a Heathrow, circa un mese fa, alla caccia di mio fratello e delle opere d’arte della collezione della mia famiglia, sulle quali devo assolutamente mettere le mani. L’unico problema è riuscire a beccarlo, mio fratello Alberico che mi sta facendo avanzare da giorni e che questa sera finalmente dovrei incontrare a un vernissage, in una galleria di Chelsea, in onore di un artista contemporaneo, secondo lui molto quotato, di nome RHED, che pare oltretutto sia il figlio di Madonna. Mettiamo subito in chiaro le cose, io di arte non ci capisco un cazzo, quello che ci capisce è Alberico, pioniere fin dal 1997, nell’offerta sul web di servizi per istituzioni finanziarie, collezionisti e professionisti che operano nel settore. Il suo gruppo Gabrius è leader mondiale nel suo campo, poiché Alberico ha ideato un particolare programma informatico, in grado di raccogliere e aggiornare in tempo reale le aggiudicazioni delle più importanti case d’asta internazionali. O dovrei dire che, forse, era leader nel settore perché poi c’è stata quella storia della frode di un miliardo all’erario e le accuse di associazione a delinquere e compagnia bella che lo hanno costretto a scappare dall’Italia e rifugiarsi tra Londra, Miami e Dubai. Dopo quella storia mio padre lo ha diseredato per la vergogna e deve essere stato un bel rospo da ingoiare per il vecchio, se in tutti questi anni, con tutto quello che ho combinato, non ha diseredato mai nemmeno me. Probabilmente vedere il nome della famiglia, in prima pagina sul Corriere della Sera, associato a fatti del genere, gli ha spezzato il cuore.

Concessioni balneari e affari di famiglia: il racconto della settimana di Tag43
Rocco in arte Rhed, figlio di Madonna e Guy Ritchie (da Instagram).

Perché sì, la nostra è una famiglia rispettabile fin dal 1500, annoverata come una fra le più illustri di Milano che, seguendo il classico cliché degli ingenti patrimoni delle grandi casate nobiliari dissolti come neve al sole, non fa alcuna eccezione. L’unica cosa rimasta son un bel numero di opere d’arte chiuse in una cassaforte di una banca di Ginevra che Alberico è riuscito a salvare trafugandole e che comprende statuette cinesi, icone medievali, stampe francesi dell’800 e decine di tele firmate da pittori contemporanei del calibro di Guttuso, Carrà, Botero, De Chirico, Guidi, De Dominicis. Insomma roba che vale un sacco di soldi e che mio fratello si rifiuta di dividere con me, sostenendo che non fanno parte della collezione di famiglia ma del suo personale portfolio. Io so che in mezzo a quel ben di Dio c’è una piccola porzione di quello che la stampa aveva definito “il tesoro di Calisto Tanzi”, sfuggito alle ricerche della Guardia di Finanza dopo il crack della Parmalat. E so anche che ora che il Cavaliere è morto nessuno può pretendere alcunché da Alberico, al quale un pezzo di questo immenso patrimonio era stato affidato diversi anni fa, in un pomeriggio d’ottobre, a casa sua a Forte dei Marmi. Nessuno ovviamente tranne me.

Questo è il momento di rilevare uno stabilimento balneare, altroché resort, considerando che dal primo gennaio del 2024 le assegnazioni delle spiagge italiane torneranno ad essere “libere”

Perdonatemi non mi sono ancora presentato, mi chiamo Giorgio Cetti Serbelloni di San Gabrio Castelli Villanova, sì il mio cognome è lo stesso di quello che dà il nome al settecentesco palazzo di Corso Venezia a Milano che ospitò anche Napoleone III, ho quasi 60 anni e l’anno scorso, nei pressi di Cap Ferrat, alla guida della mia Ferrari, mi sono schiantato sui tornanti della haute corniche, procurandomi nove fratture alla gamba destra che, nonostante ripetuti interventi, mi hanno lasciato una menomazione permanente all’arto. Tralasciando il fatto che la Ferrari era l’unica cosa di valore che possedessi, dicono che sono uscito di strada esattamente nello stesso punto in cui secoli fa fece un celebre incidente l’avvocato Agnelli. Fatto sta che dopo il ciocco, a cui sono sopravvissuto per miracolo, ho capito che non posso più rischiare di aspettare. È il momento di agire e ora quei soldi mi servono come l’aria. Volente o nolente Alberico dovrà cedere qualcosa. Inizialmente volevo coinvolgerlo nella costruzione di un mega resort sul Lago di Como ma poi ho cambiato idea, che si fotta, farò il mio progetto da solo. E poi non mi fido di lui. Questo è il momento di rilevare uno stabilimento balneare, altroché resort, considerando che, come titolano i giornali, dal primo gennaio del 2024 le assegnazioni delle spiagge italiane torneranno ad essere “libere”, tramite un decreto che di fatto mette un punto alla infinita proroga delle concessioni demaniali che di anno in anno si rinnovava all’infinito. Quindi che la battaglia con Alberico inizi, in virtù del progetto che chiamerò, citando un capolavoro di serie tv ante litteram, Professione Vacanze, in onore al vecchio Jerry Calà.