Non sono ancora state introdotte, ma stanno già facendo discutere. Le misure previste da quello che potrebbe diventare il nuovo regolamento dei servizi per la prima infanzia del Comune di Como, discusse nella giornata di martedì dalla commissione consiliare, sono al centro delle polemiche di queste ore. A far discutere è la possibilità, in caso di approvazione, di dare una multa a tutti quei genitori che ritardano o nel portare i figli all’asilo nido o, al contrario, nell’andare a riprenderli.
Como, la proposta della multa ai genitori per i ritardi all’asilo
Il nuovo comma incriminato riporterebbe che «dopo quattro ritardi mensili in entrata e/o in uscita, sarà applicata la sanzione di 50 euro». Inoltre, nel caso di anche soli due ritardi ingiustificati, le educatrici potrebbero essere autorizzate a rifiutarsi di accogliere il bambino, con la facoltà di decidere se sospendere il servizio anche per la giornata successiva. Un provvedimento che deve ancora passare all’approvazione finale del Consiglio Comunale, ma che rischia di far insorgere numerosi genitori già sul piede di guerra.
L’opposizione della comunità
Una delle prime a puntare il dito contro la proposta è la ex candidata sindaco del centrosinistra, Barbara Minghetti, che su Facebook ha commentato: «Chi multa gli amministratori che non risolvono i problemi di traffico che creano ritardo ai genitori?». Un post accolto dai cittadini che hanno dato voce ad una serie di commenti contrari: «Mi chiedo se sia veramente sempre una pessima abitudine dei genitori o vi siano motivazioni serie e diverse che andrebbero ovviamente accertate dalla scuola. Bisogna sempre tenere presente che il nido nasce come esigenza dei genitori che lavorano e non dalle esigenze della scuola».

Tra gli utenti c’è chi ha commentato scrivendo: «Sempre puntuali? Assessori? La mia unica esperienza è stata di 30’ di ritardo da parte del vice-sindaco (ore 21:00 no traffico)». O, ancora, chi ha colto connotazioni differenti: «Quando si instaura una relazione basata sulla pena e la sanzione è perché manca un pensiero e la capacità di dialogare. Un po’ come quando il genitore sa solo urlare perché non è in grado di significare al figlio un comportamento scorretto».