Commissioni parlamentari: big in panchina, Meloni punta sui fedelissimi
Si sta chiudendo la partita per le commissioni. Meloni punta sui fedelissimi mentre alcuni big rischiano di restare a bocca asciutta, dall'ex presidente del Senato a Terzi di Sant'Agata e Rotondi. Forza Italia sgomita e mira a conquistare la Giustizia in una delle due Camere. L'unica azzurra certa è Craxi agli Esteri di Palazzo Madama. Il punto.
I big restano in panchina o relegati a un ruolo di comparse, mentre sullo sfondo continuano ad agitarsi le tensioni con Forza Italia. Così, anche sui presidenti delle commissioni di Camera e Senato si registrano fibrillazioni nel centrodestra. La linea della presidente Giorgia Meloni non cambia: non vuole problemi e chiede che i fedelissimi siano piazzati nei ruoli-chiave. È stata la strategia seguita nell’assegnazione dei ruoli di governo e sottogoverno: non è prevista alcuna deroga nemmeno per le presidenze degli organi del Parlamento.

Tremonti ripescato per la Esteri, Pera e Terzi di Sant’Agata rischiano di restare a bocca asciutta
Le commissioni sono fondamentali per dettare l’agenda dei lavori. Un discorso che vale ancora di più con la riduzione del numero dei parlamentari: gli incidenti possono essere all’ordine del giorno e occorrono presidenti vigili. Sull’altare dello spirito di lealtà, Giulio Tremonti rischia di non finire alla guida della commissione Bilancio, o di quella Finanze, che però dovrebbe finire alla Lega. L’ex ministro dell’Economia è indicato come possibile presidente della commissione Esteri della Camera. Un contentino per chi era abituato a muovere le leve dell’economia. Addirittura Marcello Pera, ex presidente del Senato, rischia di non ottenere il comando di Affari costituzionali, una delle più importanti per la quantità di provvedimenti che vi transitano. A Pera dovrebbe essere preferito Alberto Balboni, sicuramente più controllabile. Spariti dai radar altri nomi pesanti di indipendenti, su tutti Giulio Terzi di Sant’Agata, che per alcune settimane era stato indicato addirittura come possibile ministro degli Esteri, avendo ricoperto già l’incarico in passato. Al momento sembra destinato a essere solo senatore. Gianfranco Rotondi, democristiano doc convertitosi al “melonismo”, è un altro dei profili noti destinati a restare ai margini.

I fedelissimi di Meloni in pole: da Zaffini a Calandrini e Mollicone
Ma a chi andranno le principali presidenze di commissione? Per Affari sociali e sanità a Palazzo Madama è blindata la posizione di Francesco Zaffini, uomo chiave di Fratelli d’Italia nelle politiche sulla gestione del Covid; a quella Finanze e Tesoro circolano le ipotesi di Nicola Calandrini, dato per favorito, e di Marco Silvestroni. Alle Attività produttive dovrebbe finire il leghista Massimo Garavaglia, insidiato però da Roberto Marti: l’ex ministro del Turismo è considerato troppo vicino a Giancarlo Giorgetti e potrebbe rappresentare un problema per Salvini. Più improbabile che Fratelli d’Italia cerchi di mettere le mani anche su questo incarico. A Montecitorio, invece, Meloni darà la Cultura a Federico Mollicone, altro suo fedelissimo, che nella scorsa legislatura ha dato battaglia, dall’opposizione su questi temi. La presidente del Consiglio sarà più generosa alla Camera con gli alleati, grazie ai numeri più solidi. Perciò si vocifera che concederà la commissione Affari costituzionali alla Lega, per cui è in pole position Igor Iezzi, legato a Matteo Salvini, e la Finanze, come accennato, con Alberto Gusmeroli probabile prescelto.

Berlusconi punta a strappare la commissione Bilancio alla Camera
E il cerchio si chiude con la tensione in Forza Italia. Berlusconi è consapevole di aver ricevuto un trattamento nemmeno lontanamente paragonabile a quello della Lega, nonostante il risultato elettorale pressoché simile. Per questo vorrebbe per gli azzurri almeno qualche poltrona di peso negli organismi del Parlamento. L’obiettivo minimo è quello di portare a casa la commissione Bilancio della Camera, dove peraltro sarà incardinata nelle prossime settimane la prima manovra del governo Meloni. Roberto Pella ha buone possibilità, poiché gode della fiducia dei suoi colleghi alleati, che gli hanno già affidato la guida della commissione speciale che sta esaminando i provvedimenti prima della formazione delle commissioni permanenti. Al Senato, inoltre, Fi vorrebbe la Giustizia, dove un profilo spendibile è quello di Pierantonio Zanettin, ma in questo caso deve vedersela con la forte concorrenza leghista rappresentata da Giulia Bongiorno. Per questo la commissione Giustizia alla Camera vede in primo piano la candidatura di un altro azzurro, Pietro Pittalis. A Montecitorio, invece, per i forzisti potrebbe arrivare la guida dell’Agricoltura con Francesco Battistoni, principale candidato. L’unica certa è Stefania Craxi alla commissione Esteri del Senato. Ma ogni valutazione va anche calibrata sul livello di scontro interno, per cui molte votazioni non saranno una passeggiata.