Un gruppo di ricercatori in Spagna ha scoperto i resti di uno dei più antichi miti della storia dell’uomo: le colonne d’Ercole. Una squadra messa insieme dall’Istituto andaluso del patrimonio storico ha collaborato con l’Università di Siviglia e da questo studio comune è arrivata la scoperta. Il sito del tempio di Ercole Gaditano a Cadice si estenderebbe verso la spiaggia di Camposoto a San Fernando.
Le origini del tempio di Ercole Gaditano
Nell’opera Geografia di Strabone, che risale a un periodo compreso tra il 14 e il 23 d.C., si parla del tempio di Ercole Gaditano, che risalirebbe all’epoca dei fenici a Cadice. Secondo lo scritto, il santuario sarebbe una meta molto ambita e visitata da personaggi di grande spessore, come Giulio Cesare e Annibale. La descrizione parla di un insieme di edifici con all’ingresso le due gigantesche colonne. La facciata, invece, avrebbe avuto numerosi rilievi raffiguranti le dodici fatiche di Ercole.
Tempio di Ercole: i ritrovamenti corrispondono
Sulla base di quanto si legge sugli scritti antichi, gli archeologi sono riusciti a risalire alla posizione dopo anni di ricerche. I ritrovamenti avrebbero confermato l’esistenza delle colonne e dell’intero tempio. Ora i ricercatori del Dipartimento di Preistoria e Archeologia dell’Università di Siviglia stanno valutando i prossimi passi da fare, per capire la storia di ogni struttura e ritrovare manufatti e opere archeologiche anche sui fondali marini. Lo studio evidenzia come il tempio dedicato ad Ercole fosse un complesso portuale e per questo la ricerca nelle profondità marina diventa essenziale.

Francisco José Garcia: «Risultato spettacolare»
Il direttore del Dipartimento di Preistoria e Archeologia dell’Università di Siviglia Francisco José García ha rilasciato un’intervista al giornale spagnolo El Pais. «Come ricercatori siamo sempre molto riluttanti a trasformare l’archeologia in spettacolo, ma in questo caso ci troviamo di fronte a risultati davvero spettacolari», ha dichiarato. García ha poi aggiunto: «Abbiamo trovato indicazioni molto ragionevoli, reperti per lo più subacquei che ci portano a credere che ci fossero grandi strutture, tra cui edifici, frangiflutti e possibili moli, tra Sancti Petri e Camposoto». All’interno del canale di Sancti Petri ci sarebbe una sorta di porto che andrebbe a confermare queste ipotesi.
García: «I dati e le scoperte rafforzano i miti»
L’entusiasmo del direttore Francisco José García e di tutto il Dipartimento di Preistoria e Archeologia dell’Università di Siviglia è alle stelle. «I risultati che abbiamo ottenuto sono in linea con la tradizione, con tutte le fonti classiche e con la bibliografia esistente. Quello che è stato trovato, quello che dice il terreno millenario e l’ultimo programma informatico si adattano perfettamente a quello che hanno scritto gli antichi a cominciare da Strabone. Parlavano di enormi maree che lasciavano le navi senz’acqua, di colonne che erano da una parte e dall’altra, tra Spagna e Africa; di marinai che aspettavano il ritorno dell’acqua per sollevare le loro navi, di un tempio superbo a cui si prendevano continuamente le misure. In breve, la scienza sta dando ragione alla leggenda. I dati, le scoperte, rafforzano i miti».