«Utili idioti strumentalizzati per fare greenwashing». È così che Carlos Calvo Ambel, presidente di Transport and Environment (T&E), gruppo di associazioni che si occupano di promuovere trasporti sostenibili a livello europeo, ha definito Chris Martin e i Coldplay. A infastidirlo è stato l’annuncio della partnership che la nota band londinese ha firmato con la compagnia petrolifera finlandese Neste, un accordo finalizzato a dimezzare le emissioni nel corso del tour mondiale, Music Of The Spheres, partito il 6 maggio da Dallas.
Perché Neste è accusata di greenwashing
Pur presentandosi come il più grande produttore di biocarburanti sostenibili al mondo, Neste non è poi così eco-friendly come dice di essere: secondo uno studio compilato da Friends of the Earth, rete di organizzazioni ambientaliste attiva in 69 Paesi, i fornitori di olio di palma da cui si serve hanno distrutto, tra 2019 e 2020, almeno 10 mila ettari di foresta in giro per il mondo e, in particolare, in aree come l’Indonesia e la Malesia. «Neste li sta sfruttando nella maniera più cinica possibile per ripulirsi la reputazione con un finto ambientalismo», ha spiegato Calvo al Guardian, «nella realtà dei fatti, non si tratta d’altro che di una delle aziende responsabili di quel tipo di deforestazione che lascerebbe sgomenti Martin e i suoi fan. Non è troppo tardi, dovrebbero annullare il contratto e mettersi alla ricerca di alternative realmente sostenibili».
Neste’s renewable fuels take Coldplay around the world 🌎 – collaboration helps the band towards 50% reduction in its world tour related carbon emissions. Learn more about the partnership 👉 https://t.co/TdDwWro14B #nestexcoldplay
— Neste (@NesteGlobal) May 5, 2022
La risposta dei Coldplay alle critiche
Il gruppo che, per questa tournée, ha fatto della riduzione della CO2 una delle sue priorità – attraverso iniziative come tazze d’alluminio ricaricabili per le bevande, una pista da ballo a energia cinetica per mettere a frutto il movimento del pubblico e un’app che consiglia i tragitti e i mezzi di trasporto meno inquinanti per raggiungere palazzetti e arene – ha pubblicato un comunicato stampa per chiarire la sua posizione sulla questione: «Quando abbiamo annunciato il tour, abbiamo detto che avremmo fatto il possibile per renderlo green», si legge nella nota, «chiaramente, si tratta di un work in progress. Non possiamo ancora dire di aver organizzato tutto al meglio e di aver raggiunto l’obiettivo che ci siamo prefissati». Poi, si sono espressi riguardo a Neste: «Prima di accettare l’accordo, ci è stato garantito che, nelle loro produzioni, non fanno uso di materiali vergini e, ancor più, di olio di palma ma solo di prodotti di scarto riutilizzabili come olio da cucina e sottoprodotti della lavorazione della pasta di legno».
"When they move, they power the concert"
Chris Martin talks Coldplay's eco-friendly world tourhttps://t.co/7swdmS44OT pic.twitter.com/Wrmg558Wc2
— BBC News (UK) (@BBCNews) October 14, 2021
Una versione confermata da Hanna Leijala, portavoce della società: «Ribadiamo che, nelle operazioni delle nostre fabbriche, non accettiamo alcun tipo di violazione dei protocolli di sostenibilità», ha precisato, «per la collaborazione coi Coldplay, l’olio di palma convenzionale non è stato usato come materia prima grezza e, entro la fine del 2023, abbiamo intenzione di portarne la quota di impiego allo 0 per cento». La spiegazione, tuttavia, non ha convinto i vertici di T&E. Al momento, infatti, l’olio di palma grezzo copre il 7 per cento della fornitura di carburante prodotta dalla compagnia e, per il cherosene, viene adoperato in una miscela con grassi animali, residui di olio da cucina e altri scarti. Un mix che, per Calvo, è tutt’altro che ‘pulito’, visti i report che confermano come buona parte delle scorte sia il prodotto di un’agricoltura industriale che fa perno sul disboscamento e sull’uso di pesticidi derivati dal petrolio.
Le polemiche per la partnership con BMW
Non è la prima volta che il tour dei Coldplay solleva il dibattito. Qualche mese fa, infatti, sono stati criticati per il sodalizio con BMW, che ha fornito 40 batterie riciclabili per veicoli elettrici utili ad alimentare gli show. Eppure, secondo un’indagine di Influence Map, la fabbrica bavarese li avrebbe raggirati soltanto per una questione di interesse. «Sono stati chiaramente presi in giro», ha tuonato Eoin Dubsky, senior manager di Sum Of Us, ong impegnata nella lotta al cambiamento climatico, «la BMW sta facendo lobbying per evitare che l’Unione Europea elimini i motori a combustione entro il 2035».

Accuse a cui la band ha risposto sostenendo di non avere alcuna influenza sulle politiche aziendali del colosso tedesco e di essersi avvicinati a loro perché, tra le tante realtà contattate, sarebbero stati gli unici ad aver mostrato, sin da subito, piena disponibilità. Tuttavia, fidarsi ciecamente delle buone intenzioni di un partner commerciale, spesso, non è la scelta giusta: «È vero, non così tante band assumono un consulente per la sostenibilità nel loro staff, questo merito va messo in evidenza», ha concluso Dubsky, «ma credo che, per evitare errori del genere, sia necessaria ancora più attenzione. Soprattutto nella pianificazione di passaggi delicati come i rapporti con le aziende».