È sulla riforma del Codice appalti che il governo rischia una spaccatura. Il pericolo è che la buona intenzione di agevolare la ripartenza dei Comuni possa naufragare su un involontario aiuto alla criminalità. Il dubbio aleggia tra i banchi parlamentari. Da una parte si schierano Partito Democratico e sindacati, critici sulla liberalizzazione dei subappalti e favorevoli a eliminare il massimo ribasso, dall’altra si alza forte la voce della Lega, decisa ad azzerare il codice e propensa all’applicazione della normativa europea, più snella e agile. Proprio per evitare una frattura tra le varie anime della maggioranza Draghi ha preso tempo. Il premier è impegnato a Bruxelles con il Consiglio Europeo, e per una cabina di regia bisognerà attendere almeno mercoledì.
In un tavolo eterogeneo, chiamato a tracciare le linee del Decreto Semplificazioni, trovare un compromesso non sarà facile.
Chi è a favore dell’azzeramento del codice degli appalti
Lega, FdI, Forza Italia si schierano a favore dell’azzeramento del codice degli appalti. Matteo Salvini si è fatto portavoce di coloro che spingono per accelerare le opere pubbliche. Il leader della Lega invoca anche «il recepimento delle norme europee», a suo dire, «più snelle e veloci» e pieni poteri ai sindaci sulle grandi opere.
Gli fa eco Forza Italia. «Sul Codice appalti si utilizzi la testa per decidere e non le bandiere ideologiche e di partito. Il Paese adesso deve correre per non perdere l’opportunità per il proprio rilancio economico», sostiene la deputata Erica Mazzetti. Fratelli d’Italia appoggia la linea degli alleati, ma chiede di coinvolgere il Parlamento su una materia così complessa e delicata. «È necessario semplificare il codice degli appalti», sostiene il deputato Giovanni Donzelli, «ma è indispensabile che si coinvolga tutta l’aula parlamentare in questa importante riforma. Non può essere solo il governo, magari trascinato dalle ripicche interne alla maggioranza, a poter decidere».
Chi è contro l’eccessiva semplificazione
Pd, Cinque Stelle e Leu sono decisamente contrarie a una semplificazione estrema delle procedure perché favorirebbero le infiltrazioni delle mafie negli appalti. Contemporaneamente, si dicono favorevoli all’abolizione del criterio del massimo ribasso per le gare, che invece è previsto nelle bozze.
Per Chiara Braga (Pd) «va trovata una sintesi tra l’urgenza ad accelerare e semplificare, in vista dell’arrivo dei fondi del Recovery, e la necessità di non demolire le regole di legalità e sicurezza», ma non mancano in seno al partito voci dissonanti. Sono quelle dei sindaci democratici, che chiedono alla Direzione nazionale e al governo di non derogare ai principi di trasparenza e legalità ma, al contempo, velocizzare gare e appalti per cogliere le opportunità offerte dal Pnrr.
Dal canto suo, il capogruppo di Leu alla Camera, Federico Fornaro esprime una posizione più netta. «Liberalizzare l’utilizzo senza limiti dei subappalti per velocizzare le opere pubbliche è un rimedio ben peggiore del male. La velocizzazione necessaria per rispettare i tempi del Recovery non può e non deve significare meno sicurezza per i lavoratori e abbassare l’asticella nel contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Si riducano i tempi delle procedure di aggiudicazione, ma si continui a tenere la barra dritta della lotta alla corruzione».
Di Maio: «Sugli appalti si ascoltino i sindaci»
Il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, apre alle comunità locali e ai sindaci, in particolare, «che vanno ascoltati pure adesso che stiamo per approvare il nuovo decreto Semplificazioni. Loro, più di tutti, sanno cosa serve alle nostre comunità locali per poter procedere spediti verso una ripartenza che metta al centro le riforme necessarie a tutto il Paese».
L’allarme dei sindacati
I sindacati lanciano un grido d’allarme. «La liberalizzazione del subappalto, le gare al massimo ribasso, e pure l’appalto integrato, quello che affida allo stesso soggetto la progettazione e l’esecuzione dell’opera. Trovo del tutto sbagliato e grave l’orientamento che il governo sembrerebbe prendere con il decreto Semplificazioni», ha detto all’Agi il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che non esclude una mobilitazione generale.
Dal canto suo, Confindustria vede come una minaccia la sospensione del Codice appalti, e chiede «di rispettare quanto prevede l’Ue». E l’Anac? L’Autorità Nazionale Anticorruzione si è espressa attraverso il suo presidente, Giuseppe Busia, che in un’intervista a Repubblica ha detto che «non è possibile sospendere il Codice degli appalti, perché le direttive europee non disciplinano tutti gli aspetti e avremmo pericolosi vuoti normativi su parti essenziali. E i funzionari pubblici, trovandosi nel deserto normativo, finirebbero per bloccarsi, invece che accelerare».