Davanti ai soldi non c’è rivalità che tenga. Lo sanno bene le oltre 1700 gang britanniche che, come dimostrato dall’ultimo report della National Crime Agency (Nca), si sarebbero coalizzate coi competitor internazionali (tra cui anche la mafia italiana) per importare in Europa carichi sempre più ingenti di cocaina.
La ‘Ndrangheta e la malavita britannica unite nello spaccio di cocaina
Attraverso una serie di indagini, la Nca ha scoperto come diversi clan del Regno Unito abbiano creato (e continuino a creare) strette partnership con la criminalità organizzata europea per inserirsi attivamente nella dimensione del traffico di stupefacenti. Un mondo, soprattutto quello legato allo spaccio di cocaina, particolarmente competitivo e sicuramente poco abituato a joint venture tra antagonisti. «Abbiamo trovato grosse partite di cocaina all’interno di un container, ripartito tra gruppi criminali provenienti da diversi paesi», ha spiegato al Guardian Lawrence Gibbons, responsabile del reparto investigazioni anti-droga della Nca, «In sostanza, avevano unito le forze per fare uso delle stesse fonti di rifornimento e fare affidamento agli stessi sistemi di logistica». Tra i tandem ritenuti quasi certi spicca quello con la ‘Ndrangheta, che controlla buona parte del mercato della cocaina in Europa. Un legame che avrebbe permesso ai britannici di coalizzarsi con una delle organizzazioni criminali più ricche al mondo, adoperandone gli intermediari per comprare la droga dai cartelli sudamericani, e che spiegherebbe l’incremento dei quantitativi di coca arrivati in Regno Unito di recente. «10 anni fa ognuno lavorava per conto proprio, ora creano veri e propri consorzi», ha aggiunto Gibbons, «Condividono rotte, mezzi di trasporto, container, di tutto».
Cocaina, un mercato sempre più ampio e sempre più accessibile
L’emergere di queste collaborazioni dimostra chiaramente come il commercio della cocaina nel continente europeo abbia raggiunto dimensioni talmente grandi da poter sostenere l’intervento simultaneo di player di spessore. Paesi come la Colombia preferiscono esportarla in Europa per bypassare gli eccessivi costi della dogana americana e, soprattutto, evitare di avere a che fare con gli spietati cartelli messicani. Ma non è tutto. Anche in quanto a consumo, non si parla più di un prodotto esclusivo per la borghesia ma di una sostanza che, ormai, è accessibile a tutti. «Chiunque ne fa uso, dai ceti più alti a quelli più bassi», ha precisato Gibbons, «Negli ultimi anni, ha decisamente perso lo status di droga per soli ricchi».