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Vedo verde

Spiaggia rosso Coca-Cola

Bottiglie di plastica e lattine riconducibili alla bevanda sono i rifiuti più diffusi sulle spiagge del Regno Unito. Il 65 per cento del totale prodotto da sole dodici aziende. Ecco quali sono.

11 Agosto 2021 13:3711 Agosto 2021 13:38 Redazione
Coca-Cola è il marchio più diffuso tra rifiuti raccolti sulle coste inglesi, il 65 per cento riconducibile a sole 12 aziende

Coca-Cola è la bevanda più diffusa nel Regno Unito, anche tra i rifiuti sulle spiagge. Secondo un rapporto dell’ente benefico per la conservazione marina Surfers Against Sewage (Sas), i contenitori in plastica e le lattine vuote della nota bevanda affollano le coste inglesi. La bibita è però in buona compagnia: il 65 per cento di tale inquinamento da imballaggi sarebbe riconducibile a sole 12 aziende. Si tratta, oltre a Coca-Cola, di PepsiCo, AB InBev, McDonald’s, Mondelēz International, Heineken, Tesco, Carlsberg Group, Suntory, Haribo, Mars e Aldi. Vista così sembra irrisoria la quota delle mascherine monouso, che impattano per il 2,5 per cento sul totale

La ricerca ha coinvolto quasi 4000 volontari che, in circa 11 mila miglia di costa, hanno realizzato il più grande intervento di pulizia mai coordinato dal Regno Unito. Secondo i dati riportati da Sas, sono stati raccolti quasi 10 mila articoli di marca riconducibili a 328 aziende differenti, accusate di non aver agito per ridurre l’uso della plastica nel loro mercato. «Il nostro rapporto annuale ha rivelato ancora una volta il volume scioccante di inquinamento da plastica e imballaggi riconducibile a prodotti delle grandi aziende», ha dichiarato al Guardian Hugo Tagholm, amministratore delegato di Sas. «Bisogna che il governo le spinga a ridurre l’utilizzo di tale materiale che sta ammazzando i nostri mari. Chiediamo inoltre che sia introdotta con urgenza un’efficace struttura di deposito».

Mancano adeguati sistemi di deposito su cauzione

Alla mancanza di un adeguato sistema di deposito su cauzione (Drs), d’altronde, le multinazionali riconducono l’origine del problema. Tali progetti prevedono che i consumatori, al momento dell’acquisto di una bevanda in bottiglia o lattina, paghino una tassa aggiuntiva per il riciclaggio che sarà restituita non appena gli stessi avranno portato il contenitore in un punto di stoccaggio. «Come tutti, ci preoccupiamo di ridurre i rifiuti plastici», ha dichiarato un portavoce di Coca-Cola. «Tutti i nostri imballaggi sono riciclabili al 100 per cento e il nostro obiettivo è recuperarne quanti più possibile in modo che possano essere trasformati in nuovi contenitori. Per questo sosteniamo l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale ben progettato, che incoraggerebbe la popolazione a non gettare i rifiuti nella natura».

Le iniziative dei supermercati contro la plastica

Se le grandi aziende continuano a produrre involucri inquinanti, i supermercati sono già al lavoro per rimuovere tutta la plastica non necessaria dagli scaffali, tra cui imballaggi in polistirolo e posate monouso. «Tutti i rivenditori stanno facendo il massimo per supportare la salute ambientale», ha detto Andrew Opie, direttore del settore alimentare e sostenibilità presso il British Retail Consortium. «Occorre però che anche il governo e i consigli locali facciano la loro parte, migliorando la nostra attuale infrastruttura di riciclaggio e facendo rispettare le leggi in modo serio». Secondo un’ulteriore analisi di Sas, un efficace sistema Drs contribuirebbe alla riduzione del 52 per cento dell’inquinamento da plastica relativo alla dozzina di aziende più inquinanti, percentuale che sale all’80 se nel computo viene inserita Coca-Cola. L’obiettivo di Londra è l’attuazione di un nuovo piano entro il 2024, previsto da tempo ma rimandato a causa della pandemia.

Tag:Economia circolare
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