Da Coca Cola a Louis Vuitton, origine e segreti dei loghi più famosi

Fabrizio Grasso
22/03/2022

Dal primo simbolo registrato per pubblicizzare un prodotto, ai più recenti Coca Cola e Louis Vuitton. Le origini, la storia, i segreti e le caratteristiche dei disegni che hanno rivoluzionato il commercio e cristallizzato i brand nella memoria collettiva.

Da Coca Cola a Louis Vuitton, origine e segreti dei loghi più famosi

Il più antico logo mai registrato risale al 1870. Fu opera della ditta di vernici americana Averill che presentò un’aquila raffigurata con un pennello nel becco in volo su Chicago. Cinque anni dopo, apripista europeo fu il birrificio Bass Brewery, il cui semplice triangolo rosso ha catturato persino l’attenzione dei grandi pittori. Negli Stati Uniti è uscito Logo Beginnings, nuovo libro di Jens Müller che racconta la storia dei loghi più importanti a livello mondiale. Il volume edito da Taschen è disponibile solo in lingua inglese, francese e tedesca sul sito ufficiale dell’azienda al prezzo di 60 euro.

Un nuovo libro americano ripercorre la storia dei marchi più importanti del design mondiale. Dalla birra nei quadri di Manet alle vernici Averill, il primo mai registrato.
Due pagine del libro “Logo Beginnigns” (Taschen)

Figurativi e astratti, il design presenta 30 tipi di loghi diversi

Per la scrittura di Logo Beginnings Jens Müller è partito dalla metà dell’800 fino ad arrivare ai giorni nostri. L’autore ha passato in rassegna circa 10 mila loghi, suddividendoli in 30 categorie differenti in base a stile e tecniche di composizione. «Tutto ha avuto inizio nel 1850 con l’industrializzazione e la nascita del concetto di marchio», ha detto Müller alla Cnn. Fu allora infatti, secondo lo scrittore, che il mercato travalicò i confini del commercio regionale per espandersi a macchia d’olio nel mondo. Pertanto nacque la necessità di identificare la propria azienda con un simbolo che ne raccontasse la storia e la missione. Alcuni fanno ricorso alle iniziali dell’azienda, come Louis Vuitton, altri alla disposizione di immagini e testo in forma circolare, ad esempio BMW. Alcune aziende, come KFC, hanno deciso di sfruttare la mascotte, mentre altre come Apple si sono rivolte a un segno grafico.

Un nuovo libro americano ripercorre la storia dei marchi più importanti del design mondiale. Dalla birra nei quadri di Manet alle vernici Averill, il primo mai registrato.
Il quadro di Edouard Manet con le bottiglie di Beer Brewery (Twitter)

Tutte le categorie fanno però parte di due macrogruppi principali: i loghi figurativi e quelli astratti. Ne sono perfetto esempio, rispettivamente, i due sopracitati Averill e Beer Brewery. Il successo dei loghi ebbe natura trasversale, tanto che la birra britannica ha trovato posto persino nell’arte. Nel celebre quadro Il bar delle Folies-Bergère di Edouard Manet è infatti possibile notare il triangolo rosso sulle bottiglie alle due estremità del bancone di marmo di fronte alla protagonista. «Non mi aspettavo però un alto numero di loghi denominativi scritti a mano», ha proseguito Müller. Si tratta dei marchi che raffigurano la firma calligrafica del fondatore dell’azienda, come nel caso di Ford o Kellogg’s.

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Coca Cola e Louis Vuitton, dal design dei loghi all’importanza di combattere i plagi

Il caso più importante a livello mondiale è però quello di Coca Cola, introdotto nel 1886 e ancora oggi quasi invariato nella forma e nello stile. Si trattò di un’idea di Frank M. Robinson, contabile e socio in affari del fondatore della celebre bevanda, John S. Pemberton. Sette anni dopo, nel 1893, per ragioni di plagio si decise per l’introduzione delle parole “Trade Mark” dopo la lunga coda della prima C. molti infatti tentarono di emulare il celebre logo, tanto che in soli 30 anni l’azienda collezionò 700 pagine di ordinanze in tribunale contro marchi simili.

Un nuovo libro americano ripercorre la storia dei loghi più importanti del design mondiale. Dalla birra nei quadri di Manet alle vernici Averill, il primo mai registrato.
Il logo di Louis Vuitton in una pubblicità del 1930 (Twitter)

L’esperienza di Coca Cola ha illuminato anche la mente di Louis Vuitton, che nel 1930 mostrò al mondo l’importanza di loghi chiari e riconoscibili. Nel suo libro, Müller ricorda la pubblicità del 1930 con le due grandi iniziali della maison a circondare borse e valigie. «Sebbene preceda gli anni d’oro della pubblicità, risalenti al 1960-80, il logo mostra un’azienda avanti con i tempi», ha dichiarato l’autore. «I vertici della società avevano capito che un marchio conferisce grande valore all’intera struttura».

Loghi minimal, la tendenza di design che ha spopolato nel XX secolo

L’arrivo del XX secolo ha invece portato alla diffusione del minimalismo, tecnica grafica che punta ad estremizzare l’estetica dei loghi con caratteri aerodinamici e volutamente ridotti. Il miglior esempio, secondo Müller, è la multinazionale 3M, nota fabbrica di post-it e scotch. Il nome completo, Minnesota Mining & Manufacturing Company, apparve solo per pochi mesi prima di essere abbreviato in 3M già a inizio 900. Nel 1977 però il design divenne ancora più semplice, grazie al popolare font di scrittura Helvetica e al colore rosso che ancora oggi campeggia sul marchio. «Si tratta di un ottimo esempio di modernità», ha concluso Müller alla Cnn. «Penso che comunque non ci sia una linea definita per l’evoluzione dei loghi, ragion per cui il mio è il primo libro che tenta di tracciarne una storia in modo preciso».