Droite d’expression

Nicolò Delvecchio
15/09/2021

Nata nel 2018, CNews è ora la tv più vista in Francia. Punto di riferimento dell'estrema destra, il suo volto di punta Eric Zammour non nasconde l'ambizione di correre per l'Eliseo ed è stato multato per incitamento all'odio.

Droite d’expression

Dice agli spettatori quello che i media mainstram ignorano. Afferma di combattere per la libertà di espressione, sempre più in pericolo, ma è stata multata per incitazione all’odio razziale: È CNews, la tv diventata in quattro anni la più popolare in Francia, alla quale il New York Times ha dedicato un lungo profilo: «Il suo modello è Fox News, compresi i dibattiti accesi e i temi caldi da trattare, e ha funzionato». La rete ha dato un megafono a politici di estrema destra, negazionisti del cambiamento climatico e sostenitori dell’idossiclorochina come cura per il Covid-19 (un tema molto caro a Donald Trump).

Come per Fox, anche qui il proprietario è un miliardario: si tratta del francese Vincent Bolloré, patron del colosso Vivendi, gruppo conosciuto in Italia per i contenziosi legali con Mediaset. Che, tra l’altro, non ha mai nascosto la sua amicizia per Nicolas Sarkozy, dettaglio che preoccupa Emmanuel Macron in vista delle presidenziali del 2022. CNews «aiuta a plasmare il dibattito nazionale, in particolare su questioni scottanti come la criminalità, l’immigrazione e il posto che l’Islam dovrebbe avere in Francia», scrive il Nyt. Tutti temi che inevitabilmente influenzeranno la campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali del 2022. L’influenza straordinaria della rete è stata evidenziata ancora di più questa settimana, quando uno dei suoi volti di punta, il giornalista Eric Zemmour, è stato sospeso dalla trasmissione da lui condotta perché considerato un probabile avversario di Emmanuel Macron alle urne il prossimo anno.

Vincent Bolloré, proprietario di CNews (Getty)

Come è nata CNews, la tv francese di estrema destra

Le origini di CNews risalgono al 2015, quando Bolloré prese il controllo della rete Canal Plus, incluso il suo canale di notizie “di sinistra”  i-Télé, in difficoltà in quel periodo. Due anni dopo, il canale è rinato con il nuovo nome. CNews è quindi emersa in un momento di particolare malcontento, nel periodo delle proteste dei Gilet gialli del 2018. Poco compreso dal giornalismo tradizionale, il movimento ha rafforzato nei francesi l’impressione di trovarsi in un Paese in cui i media sono “staccati” dalla realtà. E non è un caso che, durante le manifestazioni dei Gilet gialli, molti reporter siano stati bersaglio di insulti e aggressioni. «La gente era stanca del politicamente corretto e in Francia, negli ultimi 40 anni, le notizie sono state in mano a giornali e televisioni che dicevano sempre le stesse cose», ha detto al Times Serge Nedjar, capo di CNews. «Abbiamo creato questa rete con l’obiettivo di parlare di tutto, compresi gli argomenti più caldi», ha aggiunto. Analisi e dibattiti si sono quindi concentrati su temi ignorati dai grandi media come la criminalità, la mancanza di sicurezza e l’immigrazione.

Il problema di CNews, secondo i critici, non risiede nella scelta degli argomenti, ma nel modo in cui sono trattati. L’enfasi sulle opinioni, spesso supportate da pochi resoconti o verifiche dei fatti, propaga pregiudizi popolari e approfondisce le spaccature in una società fortemente polarizzata. «Prendono il peggio dell’opinione pubblica. Dicono ciò che senti nei bar di quartiere: che non si può più dire nulla, che certi argomenti sono tabù, cose così», ha detto alla testata americana Alexis Lévrier, uno storico dei media al Università di Reims.

In risposta a un piano di Macron per rivitalizzare Marsiglia, la conduttrice e gli ospiti di CNews – tra cui un esponente del Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen – hanno definito la città «un luogo senza legge», «un’enclave che non sembra più francese» perché la maggior parte dei residenti è di origine «non europea». In risposta, Nedjar si è difeso spiegando che sul canale possono parlare persone «normali», che «non pensano di essere Victor Hugo».

Eric Zemmour, chi è il volto di CNews che punta (forse) l’Eliseo

Il volto più conosciuto della rete, Éric Zemmour, è stato oggetto di due sentenze di condanna da parte dell’Autorità garante delle comunicazioni. È uno che sposa in pieno – e diffonde – la teoria della presunta “grande sostituzione” della popolazione europea con chi arriva dall’Africa. Per il Nyt, ha «ispirato le uccisioni da parte dei suprematisti bianchi dal Texas alla Nuova Zelanda» ed è molto ascoltato da politici di estrema destra come Marine Le Pen. «C’è una popolazione francese, bianca, cristiana, di cultura greco-romana» sostituita da una «popolazione del Maghreb, africana e per lo più musulmana», ha detto Zemmour due settimane fa. Il governo ha condannato CNews al pagamento di una multa pari a 200 mila euro per incitamento all’odio razziale. «Stava solo esercitando la sua libertà d’espressione», lo ha difeso Nedjar.

Le autorità hanno anche posto un limite alla trasmissione di Zemmour, in quanto considerato “politico” viste le sue ambizioni da possibile candidato alla presidenza della Repubblica. A partire da lunedì 13 settembre, quindi, il giornalista è stato sospeso dalla sua trasmissione. «Ne sono molto rattristato», è stata la reazione del giornalista, «ma penso fosse inevitabile, il Csa (Consiglio superiore dell’audiovisivo, ndr) l’ha fatto apposta», ha detto. Le parole di Zammour, poi, hanno spesso scatenato proteste per i toni duri e l’esplicita islamofobia.

CNews, un “esempio” per i concorrenti

Il successo di CNews ha influenzato i suoi rivali, tra cui Radio France, che ha appena iniziato una trasmissione di opinione sulla sua stazione France Inter. Vincent Giret, responsabile news della radio, ha infatti detto che la stazione enfatizzerà il giornalismo che si basa sui fatti, sulla neutralità e sulla cronaca, per evitare di danneggiare il «dibattito democratico». «C’è una parte della Francia oggi che non si sente rappresentata in quanto riportato dai media. Eviteremo però di presentarci come l’anti-CNews». Un cambiamento che è stato colto dai diretti interessati: «Per anni i nostri concorrenti hanno detto che non avrebbero seguito il nostro esempio, ma Radio France sta facendo le stesse cose che facciamo noi», è stato il commento di Nedjar.

La tv è così in crescita che Bolloré ha anche acquistato una stazione radio, Europe 1. Un cambio ai vertici che ha spinto un giornalista di lungo corso come Patrick Cohen alle dimissioni: «La raison d’être di questi canali non è ricercare la verità, ma creare divisioni e cavalcare tutti i temi più controversi», ha dichiarato al Times.

All’inizio del mandato di Macron nel 2017, i suoi collaboratori guardavano con attenzione Bfm, un canale di all news che, a maggio, è scivolato per la prima volta dietro la rete di Bolloré. Ora, pare che lo staff del presidente non si stacchi da CNews, per quando Bfm rimanga il canale più visto nell’intera stagione. Due anni fa, alcuni politici di sinistra e del partito centrista di Macron, En Marche!, giurarono che non sarebbero mai andati come ospiti nelle trasmissioni di CNews. Da allora, molti di loro hanno invece iniziato una frequentazione abbastanza abituale di quegli studi.

Su questioni importanti «CNews è riuscito leggermente, modestamente, a spostare le linee», ha aggiunto Nedjar, secondo cui la rete avrebbe innervosito il governo perché considerata “fiancheggiatrice” di Marine Le Pen. «Penso che siano preoccupati per l’influenza di CNews, che però non è enorme», ha concluso. «Ma a pochi mesi dalle elezioni la nostra influenza li preoccupa».