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La cena dei gretini

E orgogliosamente tali. Soprattutto a Natale quando nelle riunioni di famiglia si parlerà di questione climatica, uno dei temi caldi dell’anno. Ecco qualche risposta preconfezionata per smontare le tesi di scettici e negazionisti.

24 Dicembre 2021 17:57 Redazione
risposte per i negazionisti del climate change

Non solo Covid – tra no-vax, iper-vax e no Pass – e politica. Quest’anno le discussioni tipiche delle riunioni di famiglia durante le feste potrebbero anche vertere sull’altro argomento caldo (è proprio il caso di dirlo) dell’anno: il Climate change. Meglio dunque arrivare preparati. Ecco alcuni dei nodi più dibattuti e qualche numero per non rimanere a bocca aperta. Da bravi gretini, nel senso di seguaci di Greta e fieri oppositori del “bla bla bla”.

LEGGI ANCHE: Le nuove parole legate al Climate change

Carne sì, carne no

La carne è da sempre un argomento sensibile, a tavola soprattutto. Il rischio è trovarsi in una battaglia tra vegetariani/vegani e amanti del ragù o dell’ossobuco. Al di là del rispetto per la vita animale, la discussione potrebbe spostarsi sull’impatto degli allevamenti sull’ambiente. Ecco qualche dato che può tornare utile in una alimentar tenzone. Secondo i dati della Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition, come riporta il sito della Fondazione Veronesi, per ottenere un chilogrammo di carne bovina si consumano 19.525 litri di acqua, mentre per un chilogrammo di ortaggi di stagione ne bastano 335 litri. Le classifiche dell’impatto ambientale sono simili anche per quanto riguarda l’impronta di carbonio con la carne bovina in testa (26.230 grammi di anidride carbonica equivalenti per chilogrammo di prodotto) e la frutta in ultima posizione. Un discorso analogo vale anche per l’impronta ecologica: per produrre un chilogrammo di carne bovina occorrono 127 metri quadri globali di terra contro i 3 metri quadri richiesti per un chilogrammo di ortaggi di stagione. Scendendo nel dettaglio, come riporta l’Agenzia della transizione ecologica francese (giusto per fare accomodare più voci) una bistecca con patatine fritte “produce” 4,45 kg di CO2 contro l’1,15 kg di CO2 “prodotte” da un piatto a base di verdure, come le lasagne vegetariane. Va però detto a scanso di equivoci che l’impatto sull’ambiente di uno stesso cibo può variare anche di 50 volte a seconda di come e dove l’alimento viene prodotto. In altre parole, una tavoletta di cioccolato vegan prodotta in un’area che prima era foresta pluviale provoca ugualmente danni.

risposte per i negazionisti del climate change
Una foresta devastata dagli incendi in Australia (Getty Images).

Basta alberi di Natale e sì ai regali riciclati

L’albero di Natale inquina? Ogni oggetto per essere prodotto e nel suo ciclo vitale provoca emissioni. Per esempio uno smartphone genera tra i 16 e i 38 kg di CO2, una console da videogame 102. Un maglione di cotone 31 kg e un cappotto 89 kg. Quanto all’abete l’impatto è minimo: 3,1 kg se vero, 8,1 kg se artificiale. Per limitare ulteriormente il danno ecologico meglio leggere attentamente le etichette con indicata la provenienza. Vale sempre il vecchio consiglio: optare per un albero vero in vaso da piantare una volta finite le feste.

Per invertire la marcia bastano le energie rinnovabili

Se al tavolo abbiamo uno zio tecno-ottimista convinto che l’alimentazione elettrica e le fonti rinnovabili possano permetterci di avere la coscienza pulita, meglio appoggiare la fetta di panettone e farlo ragionare. Mai sentito parlare dell’effetto rimbalzo? Le nuove tecnologie consumano sì meno energia ma sono usate di più dunque l’impatto ambientale non cambia granché. Un esempio? Prendiamo come fa France info, il settore aereo: lo sviluppo di turboreattori più efficienti e che consumano meno ha dato il via al boom delle low cost quindi a un aumento delle compagnie e dei viaggi. Dunque a più inquinamento. Le sole energie rinnovabili, poi, non sono la panacea di tutti i mali. Nella storia una nuova fonte di energia non ne ha mai sostituito un’altra. La rinnovabile non ha sostituito il nucleare che non ha sostituito il petrolio che non ha sostituito il carbone. Le fonti si sommano. Certo, possiamo e dobbiamo aumentare la quota di rinnovabile ma per aiutare l’ambiente è necessario contemporaneamente ridurre i combustibili fossili.

Manifestazione per la Giustizia climatica (Getty Images).

L’inquinamento? Tutta colpa dei cinesi e degli indiani

In famiglia o tra gli amici ci potrebbe essere il sovranista ecologico pronto a puntare il dito contro i grandi inquinatori. Tutti fuori dall’Europa. Effettivamente secondo Our world in data in testa alla classifica delle emissioni complessive c’è la Cina, con 9.838.754.028 tonnellate di CO2 emesse nell’aria. Subito sotto ci sono gli States con 5.269.529.513 tonnellate di CO2 emessa. Il terzo gradino del podio va all’India con 2.466.765.373 tonnellate. Completano la top ten Russia (1.692.794.839 tonnellate), Giappone (1.205.061.178), Germania (799.373.210), Iran (672.312.342), Arabia Saudita 635.011.087, Corea del Sud (616.096.686) e Canada (572.782.585). L’Italia è al 19esimo posto con 355.454.172 tonnellate. Detto questo, tra le emissioni cinesi vanno considerate quelle prodotte dalla tante industrie europee che hanno delocalizzato nel Dragone negli ultimi decenni. Storicamente, poi, i Paesi europei sono stati i primi a conoscere l’industrializzazione e i primi responsabili del cambiamento climatico. E hanno esportato gran parte della manifattura proprio in Cina e India. Questo non giustifica certo chi continua ad andare a carbone, ma non si può ignorare.

come rispondere a chi nega il climate change
Greta Thunberg (Getty Images).

Senti che freddo: visto che Greta ha torto?

Temperature vicine allo zero e persino una nevicata non c’entrano nulla col cambiamento climatico che non va confuso con il meteo. Il primo infatti riguarda tendenze temporali e aree geografiche molto più estese. Se alziamo gli occhi dal piatto e dalla nostra provincia è chiaro che il riscaldamento globale purtroppo è una realtà. La temperatura media globale del Pianeta nel decennio 2011-2020 è stata di 1,09 °C superiore a quella del periodo 1850-1900. Non solo: la concentrazione dei principali gas serra è oggi la più elevata degli ultimi 800 mila anni. Tra le conseguenze principali, una riduzione del ghiaccio artico che non ha uguali negli ultimi 2000 anni, il livello del mare è cresciuto a una velocità mai osservata negli ultimi 3 mila anni e l’acidificazione delle acque dei mari sta procedendo a ritmi mai visti negli ultimi 26 mila anni. Alcuni degli effetti dei cambiamenti climatici in atto sono irreversibili e proseguiranno per secoli. I dati non vengono da Facebook ma dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il più importante organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. Ci sono poi gli inguaribili ottimisti secondo cui anche questa volta la Terra si riprenderà, come ha sempre fatto dopo dei cambiamenti climatici. Il nostro Pianeta effettivamente ha conosciuto grandi variazioni climatiche, basti pensare alle glaciazioni. Ma questa volta è diverso. La Terra, in passato, si è riscaldata anche di 6 gradi, ma le variazioni si verificavano in tempi molto lunghi, nell’ordine di decine di migliaia di anni. Il riscaldamento innescato dall’uomo invece è molto più veloce e non dà tempo agli ecosistemi di adattarsi.

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