Mettetevi comodi, prendete i pop corn, e provate per qualche minuto a prendere sul serio qualcosa che, di suo, doveva essere puro e semplice intrattenimento. Origami all’alba di Clara, al secolo Clara Soccini, sta spaccando. Origami all’alba di Matteo Paolillo, artista divenuto famoso per aver firmato e interpretato le canzoni di Mare Fuori, serie tivù di immane successo ambientato dentro un carcere minorile napoletano, meno. Roba da oltre 23 milioni di stream su Spotify vs neanche tre, sempre nella app di streaming di Daniel Ek. Certo, Paolillo non si dovrebbe lamentare, visto che la sigla della serie invece veleggia oltre i 32 milioni, ma restiamo qui, sempre comodi.
LEGGI ANCHE: Annalisa si è spogliata, alleggerita e ha fatto boom (pure) su TikTok
La trapper milanese incappata nel protagonista Cardiotrap
Succede questo, e anche solo raccontarlo ci dovrebbe far precipitare in un abisso di boomerismo: nel finale della terza stagione di Mare Fuori – chi non la vede è complice – arrivano nuovi personaggi, nuovi personaggi che hanno a che fare col mondo della musica. La prima è Chiara Iezzi, per altro proprio nei giorni di messa in onda degli episodi è impegnata a Sanremo di nuovo in duo con la sorella Paola, è la loro Furore invece veleggia verso i 16 milioni di stream; la seconda è Clara Soccini, appunto. Nella serie interpretano rispettivamente madre e figlia: la giovane è Crazy J, trapper andata in galera per esattamente i medesimi motivi per cui i trapper finiscono in galera. Qui, Crazy J, incappa in Cardiotrap, protagonista della serie interpretato dal 19enne Domenico Cuomo – in pratica una trasposizione cinematografica di Liberato, tanto quanto il carcere lo è di Nisida – che ha appena sfornato Origami all’alba, ovviamente scritta da Matteo Paolillo, che di tutte le canzoni della serie è autore e interprete.

Il quadretto di Napoli che esce fuori è forse discutibile
Tempo che in carcere arriva a farle visita la sua produttrice – milanese come lei, un dettaglio mica da poco – e il brano viene letteralmente rubato dalla trapper, Clara, assolutamente non interessata a giocarsi dentro una galera la carta della lealtà. Mi fermo. Mare Fuori è una serie di grande successo. Parlarne è un must, al punto che dichiarare di non sapere di che si tratta, o, peggio, neanche dichiararlo e limitarsi a fare la faccia di chi non capisce di cosa si stia parlando, equivale a parlare di social dicendo «quella diavoleria dell’internet», o qualcosa del genere. Il quadretto di Napoli che esce fuori, e anche della vita in un carcere, è forse discutibile, quanto del resto lo può essere qualsiasi cosa finisca per dar vita a una serie televisiva, ma di fatto viene indicata, a ragione, da tutti come parte di questa nouvelle vague che sta toccando il capoluogo campano, nouvelle vague capitanata dalla squadra di calcio pronta a vincere lo scudetto, anche se la caduta in Champions è in parte una crepa in un quadro perfetto, tanto quanto i primi posti in classifica di personaggi quali Georlier o Rocco Hunt, oppure i successi, non solo musicali, di Gigi D’Alessio, prossimamente in un filotto impressionante di concerti in Piazza del Plebiscito.

I “cattivi”, gli avidi, quelli che non si fanno scrupoli arrivano da Milano
Che una serie tivù sia tenuta a essere fedele alla realtà è ovviamente tutto da dimostrare: non è giornalismo, non è un documentario, ci mancherebbe che non si possa dar sfogo alla fantasia; ma se è ovvio che certe libertà d’azione dei giovani protagonisti dentro il carcere, così come certa epicità, chiamiamola così, di quelli che in fondo sono criminali (figuriamoci, dopo la serie Gomorra è tutto permesso), potrebbero essere oggetto di polemiche, anche sensate, è anche vero che proprio il formato serie televisiva induca gli autori a una certa schematicità comunicativa, per cui gli stereotipi finiscono spesso per trovare una ospitalità altrimenti non accetta. Così in un film che ha Napoli nel cuore, i “cattivi”, gli avidi, quelli che non si fanno scrupoli, non potevano che essere milanesi, con Crazy J a rubare il brano del povero Cardiotrap, e tanti saluti alla sua hit Origami all’alba. Nella realtà il brano non è esattamente quello scritto da Matteo Paolillo per Cardiotrap, ma una versione nuova, cui Clara ha aggiunto del suo, sempre insieme a Paolillo, trasformando la canzone iniziale, che per altro si intitolava Vincere per perdere, in Origami all’alba.
L’accusa di aver “rubato” la canzone a Matteo Paolillo
Solo che succede che poi Origami all’alba, proprio nella versione di Clara – che sarebbe poi Crazy J -, ha successo davvero, nella vita reale, un successo certo figlio del successo stratosferico di Mare fuori. Matteo Paolillo, che ne è coautore, immagino, ne sarà ben felice, la canzone è in top alla sua pagina Spotify, oltre che in alto in classifica. Ma il pubblico da casa non sempre sembra riuscire a distinguere tra realtà e finzione, così ecco che Clara, al secolo Clara Soccini, viene accusata di aver “rubato” la canzone non a Cardiotrap, ma a Matteo Paolillo, esattamente come Crazy J ha fatto con Cardiotrap. La cosa, siamo appunto in epoca di social, cioè quella diavoleria dell’internet, diventa virale, e la povera Clara, che si sta godendo l’attimo, anche con passaggi in tivù generaliste come il serale di Amici di Maria De Filippi, si vede in qualche modo imbrattare il momento d’oro. Fortuna che nessuno ha chiesto spiegazioni a Clara – o a Crazy J, fate voi – del fatto che sua madre se ne stia lì coperta di glitter e sotto strobo a cantare canzoni Anni 90.
